Grisbì (Touchez pas au grisbi) è un film del 1954 diretto da Jacques Becker, basato su un romanzo di Albert Simonin. Fu proiettato alla 15ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nel 1954.
Max, ormai stanco e avanti negli anni, conta di ritirarsi e trascorrere in tranquillità il resto della vita, grazie ai frutti di una cospicua rapina in lingotti d'oro compiuta all'aeroporto di Orly. Ma i suoi progetti devono fare i conti con la passione di Henri "Riton", il suo socio, per le giovani ballerine. Una di queste, Josy, rivela il segreto dei due ad Angelo, esponente di una nuova e più spregiudicata "mala", aliena dai codici di onore e lealtà della generazione pre-bellica.
Per entrare in possesso del bottino, il grisbì, Angelo sequestra Henri. Tra la vita del maldestro amico e il denaro, Max non ha dubbi e sceglie l'amico. Ma la gang di Angelo, in occasione dello scambio, ha progettato anche di disfarsi della concorrenza. Nella feroce e rabbiosa resa dei conti finale nessuno, neppure Angelo, scamperà alla furia dei mitra di Max, Pierrot e Riton, soccombendo in un massacro senza superstiti tra i suoi compari. La gang di Max, inevitabilmente, non resterà indenne: pagherà con la vita il giovane Marco, centrato da una bomba a mano, e Henri "Riton", colpito da un proiettile al petto, che sopravviverà per poche ore.
Commento
Secondo François Truffaut, "il vero soggetto di Grisbì è l'invecchiare e l'amicizia... è un film sulla cinquantina"[1].
Il film segna l'esordio cinematografico di Lino Ventura nei panni del feroce gangster Angelo; un ideale passaggio di testimone da Jean Gabin, che per la sua interpretazione in questo film ottenne la Coppa Volpi, a un attore che, soprattutto a partire dagli anni sessanta, dovette buona parte della sua notorietà ai ruoli di fuorilegge.
Riconoscimenti
16ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia
Coppa Volpi a Jean Gabin
Curiosità
In Italia è uscito con alcune scene tagliate, visibili sulla copia francese del film, che sono:
Jeanne Moreau che sniffa cocaina in auto e il suo uomo che la sgrida.
Gabin segue la donna del padrone del night-club, Marinette, e le tocca il seno da dietro, dicendo una battuta allusiva.
Gabin e quelli della sua banda legano la giovane spia con le braccia sopra la testa.
Sopra il letto di morte di Riton si intravede il ritratto di una donna nuda.
Note
François Truffaut, "I film della mia vita", Marsilio Editori, Venezia, 1978
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