Dušečka in lingua russa è vocativo affettuoso tradotto in italiano con "tesoro", "cara" e in lingua inglese con "darling"[1]. In questo racconto, "dušečka" è l'espressione con cui ci si rivolge abitualmente alla protagonista Ol'ga (diminutivo con valore affettivo: Olen'ka):
«Essa amava di continuo qualcuno; senza amare non poteva vivere. Prima aveva amato suo padre, (...) Aveva amato sua zia (...) e molto prima, quand'era ancora al liceo, si era innamorata del suo professore di francese. Òlenka era una signorina modesta, buona, compassionevole, dallo sguardo dolce come una carezza, e sana. Vedendo le sue guance piene e rosee, il suo collo bianco, con un neo, l'ingenuo e buon sorriso che le errava sul volto ogni volta che sentiva qualche cosa di piacevole, gli uomini pensavano: "Sì, non c'è male..." E anch'essi sorridevano. Le signore, quando essa parlava, non potevano trattenersi dal prenderle la mano e dirle in un impeto di gioia: "Dušečka!"»
(Anton Čechov, «Dušečka». In: Racconti, Garzanti, 1983, ISBN 978-8811370154)
Dopo la morte del padre, un assessore di collegio in pensione[2], Olen'ka sposa Kukin, un impresario teatrale. Il matrimonio è felice: Olen'ka collabora attivamente col marito e ne condivide gli interessi e le opinioni. Kukin muore però durante un viaggio di lavoro a Mosca; Olen'ka è sinceramente addolorata. Tre mesi dopo si innamora di Vasilij Pustovalov, un commerciante in legname, e lo sposa. Dimentica del teatro, si interessa ora solo delle attività commerciali del nuovo marito di cui condivide anche questa volta le opinioni («Le idee di suo marito erano le sue. Se Pustovalov pensava che faceva caldo nella camera o che gli affari ristagnavano, lo pensava anche lei. Suo marito non amava alcuna distrazione, né mai usciva nei giorni di festa; e lei neanche»[3]). «I Pustovalov vissero così per sei anni, quieti e sereni, in perfetto amore e accordo»[3]. Ma anche Vasilij muore. Un altro uomo entra progressivamente nella vita di Olen'ka: il veterinario Vladimir Smirnin. Smirnin in realtà è sposato e ha un figlio, ma scoperta l'infedeltà della moglie è andato via da casa e invia ogni mese quaranta rubli per il mantenimento del figlioletto. Olen'ka e Smirnin convivono. Smirnin vorrebbe mantenere segreto il legame; ma Olen'ka, che anche questa volta fa suoi gli interessi professionali e le opinioni del compagno, ormai non fa altro che parlare di malattie degli animali e loro profilassi. Smirnin se ne va; Olen'ka rimane sola e, «ed era il peggio, non aveva più nessuna opinione»[3]. Alcuni mesi dopo Smirnin ritorna, in compagnia della moglie, con cui si è riconciliato, e del figlio decenne Saša. Generosa, Olen’ka offre loro ospitalità. La moglie di Smirnin abbandona definitivamente la famiglia, il veterinario è spesso assente per lavoro, il piccolo Saša sarà accudito giorno e notte da Olen’ka:
«Ah, come lo ama! Fra tutti i suoi affetti passati nessun altro è stato altrettanto profondo. Il suo cuore non si era mai prima d'ora sottomesso così pienamente, senza il minimo secondo fine, con tanta gioia, come adesso che il sentimento materno arde in lei, sempre più forte. Per quel ragazzo a lei così estraneo, per le fossette delle sue guance, per il suo berretto, darebbe la vita: la darebbe con gioia, con lacrime di tenerezza.»
(Anton Čechov, «Dušečka». In: Racconti, Garzanti, 1983, ISBN 978-8811370154)
Storia
Dušečka fu pubblicato sul numero 1 (3 gennaio) 1899 della rivista russa La famiglia (in russo: Семья?, traslitterato: Sem’â), pagine 2-4; il racconto riportava la data "31 dicembre 1898. Dušečka fu poi pubblicato nell'edizione delle Opere di Čechov dell'editore A. F. Marks (Polnoe sobranie sočinenij A.P. Čechov, Sankt-Peterburg: Izdanie A. F. Marksa, 1903 Vol. IX, pp. 289-303[4][5].
Critica
Dušečka era il racconto preferito di Lev Tolstoj sia per la perfezione artistica, sia per il fascino della protagonista, che per Tolstoj era l'incarnazione dell'amore più puro e santo[6]. I giudizi sulla personalità della protagonista furono differenti fra i fautori della Rivoluzione d'ottobre. Gor'kij criticava la remissività di Dušečka, la sua incapacità di protestare[7]. Lenin attaccò invece il menscevico Potresov paragonando la sua biografia politica all'incostanza sentimentale di Dušečka[8]. Dušečka era, invece, assieme al Camaleonte, il racconto preferito di Stalin[9].
Edizioni
Anton Čechov, «Anima cara». In: Racconti; traduzione di Agostino Villa, Vol. I, Torino: Einaudi, 1950 Contiene: Il duello; Incubo; In carretta; Il consigliere segreto; Ragazzi; Arte; Ssst!...; Il racconto di uno sconosciuto; Donne del popolo; Nel cantuccio natio; Vagnka; Beltà femminili; Il reparto n.6; Durante la settimana santa; Dušečka; La villa con mezzanino; Villanuova; La mia vita; Grisha; Il viaggiatore di prima classe; L'opera d'arte; Dalle memorie di un uomo impulsivo; alle memorie di un uomo irascibile; Martiri; Vigilia di quaresima; La sirena; Il camaleonte; Il professore di belle lettere; Ariadna; Un bacio
Anton Cechov, Tutti i racconti, Tomo XII: «Anima cara e indice generale»; introduzione e traduzione di Alfredo Polledro, Collezione Biblioteca Universale Rizzoli 1101-1103, Milano: Rizzoli, 1957
Anton Čechov, Racconti e novelle; a cura di Giuseppe Zamboni; introduzione di Emilio Cecchi; appendice critica a cura di Maria Bianca Gallinaro, Vol. III, Coll. I grandi classici stranieri, Firenze: G. C. Sansoni, 1963
Anton Pavlovič Čechov, Racconti, Volume secondo; versione a cura di Ercole Reggio e Marussia Shkirmantova, Collezione I grandi libri Garzanti 109-110, IV ed, Milano: Garzanti, 1983, ISBN 978-8811370154
Antòn P. Čechov, Tutti i racconti, Vol. III: «Racconti e novelle, 1888-1903»; a cura di Eridano Bazzarelli, Milano: Mursia, 1984, ISBN 9788811370154
Čechov, Racconti, Vol. II, 1509-1522: «Che cara!»; traduzione di Bruno Osimo, Milano: Mondadori, 1996, ISBN 9788804420224
Note
Jaromira Rakusan, Semiotic aspects of translational equivalency between languages of different types: Russian and English, Russian Language Journal / Русский язык, Vol. 37, No. 128 (Fall 1983), pp. 9-25 (Jstor)
Nella Tavola dei ranghi della Russia Imperiale un assessore di collegio era posizionato all'VIII classe dell'amministrazione civile (Henry Peter Brougham and Vaux, Filosofia politica: Parte prima (Principi del governo. Governo monarchico), parte seconda (dell'aristocrazia e dei governi aristocratici), parte terza (della democrazia e della monarchia mista); tradotta da Paolo Emiliani-Giudici e Raffaele Busacca, Firenze: Achille Batelli, 1850, p. 241 (Google libri). A chi raggiungeva tale classe era conferita la nobiltà ereditaria (Maria Candida Ghidini, La corte e il cortile: aspetti della cultura nobiliare russa tra Settecento e Ottocento, Milano: I.S.U. Università cattolica, 2002, p. 93 nota 1, ISBN 88-8311-186-9 (Google libri)
Questa, come le altre citazioni, sono tratte dalla citata edizione dei Racconti di Anton Čechov, Garzanti, 1983, ISBN 978-8811370154
Anton Čechov, Polnoe sobranie sočinenij i pisem v 30 tomah (Opere complete e lettere in 30 volumi), Volume 10 "Rasskazy 1898—1903", Mosca: Nauka, 1977, pp. 102-113.
Другой контент может иметь иную лицензию. Перед использованием материалов сайта WikiSort.org внимательно изучите правила лицензирования конкретных элементов наполнения сайта.
2019-2025 WikiSort.org - проект по пересортировке и дополнению контента Википедии