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Il crepuscolo degli idoli (titolo originale Götzen-Dämmerung) è un libro di Friedrich Nietzsche, scritto nel 1888, e pubblicato nel 1889.

«Come? L'uomo è soltanto un errore di Dio? O forse è Dio soltanto un errore dell'uomo?»

(Sentenze e frecce)
Il crepuscolo degli idoli
Titolo originaleGötzen-Dämmerung
Copertina della prima edizione del 1889
AutoreFriedrich Nietzsche
1ª ed. originale1889
Generesaggio
Sottogenerefilosofico
Lingua originaletedesco

Originalmente intitolato Ozio di uno psicologo, fu poi rinominato Crepuscolo degl'idoli; come si filosofa col martello. Quest'ultimo titolo, in tedesco, è un gioco di parole sul titolo di un'opera di Richard Wagner, Il crepuscolo degli dei (Götterdämmerung).

Nietzsche critica la cultura tedesca dell'epoca, bollandola come grezza e lancia alcune frecciate di disapprovazione anche alle figure culturali della Francia, della Gran Bretagna e dell'Italia. Contro questi presunti rappresentanti della decadenza culturale, Nietzsche plaude a Cesare, a Napoleone, a Goethe, a Dostoevskij, a Tucidide ed ai Sofisti, visti come tipi umani più forti e più sani. In questo libro, Nietzsche espone la trasvalutazione di tutti i valori, quale suo ultimo e più importante progetto e dà una lettura del passato, nella quale, per una volta, i Romani prevalgono sui Greci, anche da un punto di vista culturale.

Egli stabilisce, all'inizio della sezione Il problema di Socrate, che il valore della vita è inestimabile ed ogni giudizio relativo ad esso rivela la tendenza a negare la vita o ad affermarla. Egli prova a mostrare come i filosofi da Socrate in poi fossero decadenti ed usassero la dialettica come uno strumento per l'autoconservazione, mentre l'autorità della tradizione perdeva, via via, d'importanza. Nel capitolo I quattro grandi errori, suggerisce che la gente, soprattutto i Cristiani, confonde l'effetto con la causa e che essi proiettano il proprio ego, la propria soggettività sulle altre cose, così creando il concetto illusorio dell'essere e, quindi, anche di Dio. Nietzsche critica il concetto di responsabilità e di volontà e suggerisce come tutto sia necessario in un'unità che non può essere né giudicata né condannata.

Nel proporre che il concetto di "libero arbitrio" sia un'illusione, egli conclude che ciò che la gente, solitamente, considera "vizio" altro non sia, in effetti, che "l'incapacità di non reagire a uno stimolo". Alla luce di ciò, il concetto di "moralità" diventa un mero strumento di controllo: «la dottrina del volere è stata inventata essenzialmente allo scopo di punire, ossia allo scopo del voler trovare colpevoli».

«Gli uomini vennero pensati «liberi» [...] perché potessero diventare colpevoli: di conseguenza ogni azione doveva esser pensata come voluta, e l'origine di ogni azione riposta nella coscienza. [...] Oggi che siamo entrati nel movimento inverso, e che soprattutto noi immoralisti cerchiamo con tutte le forze di spazzar via dal mondo il concetto di colpa e il concetto di punizione e di purificare da essi la psicologia, la storia, la natura, le istituzioni e le sanzioni sociali, non esiste ai nostri occhi opposizione più radicale di quella dei teologi, che con il loro concetto di «ordinamento morale del mondo» continuano a contaminare l'innocenza del divenire per mezzo della «punizione» e della «colpa».
Il Cristianesimo è una metafisica del boia...»

(I quattro grandi errori)

Indice dei capitoli


  1. Prefazione
  2. Sentenze e frecce
  3. Il problema di Socrate
  4. La "ragione" nella filosofia
  5. Come il "mondo vero" finì col diventare una favola. Storia di un errore
  6. Morale come contronatura
  7. I quattro grandi errori
  8. I "miglioratori" dell'umanità
  9. Quel che manca ai Tedeschi
  10. Scorribande di un inattuale
  11. Quel che debbo agli antichi
  12. Parla il martello

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Controllo di autoritàVIAF (EN) 315088045 · GND (DE) 4501140-0 · BNE (ES) XX2108227 (data) · BNF (FR) cb125493244 (data)
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