Il risveglio di Endymion è un romanzo di fantascienza pubblicato nel 1997 dallo scrittore statunitense Dan Simmons. Si tratta del quarto capitolo della serie dei Canti di Hyperion (preceduto da Endymion e seguito dal romanzo breve Gli orfani di Helix).
Il risveglio di Endymion | |
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Titolo originale | The Rise of Endymion |
Autore | Dan Simmons |
1ª ed. originale | 1997 |
1ª ed. italiana | 1999 |
Genere | Romanzo |
Sottogenere | Fantascienza (space opera) |
Lingua originale | inglese |
Serie | Canti di Hyperion |
Preceduto da | Endymion |
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La narrazione comincia ex abrupto sviluppando in parallelo le storie già iniziate in Endymion con la consueta tecnica utilizzata da Simmons in tutto il ciclo, ovvero di episodi che, partendo da presupposti e contesti molto diversi, pian piano iniziano a convergere fino a costruire un complicato gioco ad incastri da cui scaturisce il disegno finale.
Nel 3131 il nuovo papa Urbano XVI (il pellegrino Leonard Hoyt del primo romanzo del ciclo che è sopravvissuto grazie al controllo delle risurrezioni) proclama la definitiva crociata contro i rinnegati Ouster, forte di una micidiale flotta spaziale messa a disposizione dalla Pax, braccio armato della Chiesa e costituita da incrociatori classe Arcangelo dotati del propulsore Gideon (che consente viaggi a velocità superiori a quella della luce, e praticamente spostamenti istantanei, possibilità andata persa con la caduta della rete dei Teleporter) ed equipaggiati con armamenti inimmaginabili anche ai tempi più floridi della Rete dei Mondi.
In questo romanzo ritornano i personaggi di Endymion quali Raul Endymion, Aenea, il padre capitano Federico De Soya, lo Shrike, Rhadamant Nemes, e le vicende si dipanano fra dialoghi corposi e complessi.
La realtà si rivela ben diversa da quella che sembrerebbe ovvia. Si scopre che il crucimorfo che rendeva possibile il "miracolo" della resurrezione di padre Hoyt e che aveva permesso ad una chiesa ormai moribonda di diventare il potere dominante, non aveva nulla di divino, essendo in realtà un "dono" delle Intelligenze Artificiali del TecnoNucleo che tramano contro l'umanità. Il crucimorfo è dunque un simbionte tecno-organico che ha permesso alle IA di sopravvivere alla caduta dei teleporter e contemporaneamente di avviluppare i propri tentacoli sugli umani con il beneplacito di una religione corrotta dal patto faustiano per eccellenza.
I passi finali vedono la protagonista Aenea che muore, immolandosi per gli uomini per mano di quella Chiesa che ha venduto l'anima al diavolo e parimenti la conclusione del viaggio di Raul Endymion che, proprio grazie a quello straziante epilogo, riesce a liberarsi della sua prigione (la scatola di Schrödinger) e a valicare i confini dello spazio-tempo. La Pax si sgretola, la Chiesa ritorna alle sue origini, l'umanità trova nuovo slancio e tutto grazie ad Aenea (il nuovo messia), il cui messaggio di speranza ora risuona nei cuori dei miliardi di ex cristiani rinati per mezzo del Vuoto Legante.
Con Raul ed Aenea, proiettati a ritroso negli anni della loro storia, sulla vecchia Terra, il Ciclo di Hyperion giunge al termine. Esso si chiude con un'occasione per ricominciare, ma con un tempo finito a disposizione, benedizione e condanna di tutti i mortali.
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"Il primo passo è capire il linguaggio dei morti; Il secondo passo è capire il linguaggio dei vivi; Il terzo passo è udire la musica delle sfere; Il Quarto passo è muovere il primo passo", così Aenea spiega ad Endymion la chiave di accesso al Vuoto che Lega, all'essenza ultima delle cose, alla materia di cui è intessuto lo spazio-tempo e allo stesso modo i sentimenti e gli spiriti di tutti gli esseri che lo popolano.
Anche in questo caso, forse ancor di più che nei precedenti capitoli, si potrebbero trovare tantissimi temi e spunti di riflessione di livello molto elevato a fare, in apparenza, da corollari alla storia, costituendone in realtà le colonne portanti. Il confronto fra una fede "opportunista" sintetizzata dalla scommessa di Pascal contro un approccio di ben altra portata, mistico ed olistico insieme alla Teilhard de Chardin.
L'idea dell'esistenza di una fisica dello spirito come in Jean-Émile Charon, di un'immortalità delle idee possibile proprio e solo per la mortalità degli esseri viventi che con queste hanno cercato di andare oltre i loro limiti.
L'empatia come valore supremo, al di là di tutte le possibili differenze, come unico strumento dell'uomo per la reductio ad unum, per la comunione con il creato e come chiave per l'universo nel suo complesso per assurgere al rango di Dio, come è tipico nel pensiero Zen e mistico in generale.
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