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Il segreto del Bosco Vecchio, pubblicato nel 1935 a Milano, è il secondo breve romanzo scritto da Dino Buzzati.

Il segreto del Bosco vecchio
AutoreDino Buzzati
1ª ed. originale1935
Genereromanzo
Lingua originaleitaliano

Trama


«È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chilometri dal paese. L’altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell’ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di madre, che viveva in un collegio privato non lontano da Fondo.[1]»

Sebastiano Procolo ha intenzione di abbattere il Bosco Vecchio economicamente improduttivo e di ottenere la parte di proprietà di Benvenuto, il nipote di cui è tutore. Nutre il desiderio inconfessato di sbarazzarsi del ragazzo e ottiene la complicità del vento Matteo, da lui liberato dalla grotta in cui era stato imprigionato. Da quel momento il vento gli giura eterna riconoscenza e promette che obbedirà sempre ai suoi ordini. Ma i geni e gli animali del bosco contrastano i progetti del colonnello e aiutano a più riprese il bambino. Nel finale Sebastiano scopre di amare il nipote. La notte di Capodanno, nel tentativo di salvare Benvenuto che crede sia stato travolto da una slavina, muore assiderato. Benvenuto accompagna il vento Matteo a morire sulla cima del monte.


Personaggi



Gli elementi naturali e gli animali, abitanti del bosco, vengono personificati dall'autore ed hanno un ruolo importante nella trama; tra questi in particolare la gazza, il vento Matteo e i geni custodi degli alberi.


Tematiche


Ritroviamo nel breve romanzo le tematiche ricorrenti nella produzione di Buzzati:

E altre tematiche più particolari:


Stile


Due giudizi critici:

"La componente magica e surreale agisce nella creazione di atmosfere: i singoli particolari possono apparire tutti normali e realistici ma il loro accumulo crea una situazione di sospensione che altera i dati reali e fa sprofondare il lettore poco a poco in un mondo fantastico".[4]

"Il fantastico di Buzzati è reso con un linguaggio orizzontale, ingenuo, persino facile e a volte patetico o romantico meglio. Ci fa credere nell'incredibile perché i suoi segreti, le sue magiche coincidenze, le sue rivelanti metamorfosi, i suoi suscitanti sortilegi, sono un inverosimile che ci aiuta a esaurire il verosimile". [5]


Cinema


Dal romanzo è stato tratto l'omonimo film diretto, nel 1993, da Ermanno Olmi.


Note


  1. Dino Buzzati, Il segreto del bosco vecchio, inizio del capitolo primo.
  2. Ilaria Crotti, Buzzati, p. 20
  3. Vittorio Caratozzolo, Figure mitologiche e immagini archetipiche in «Il segreto del Bosco Vecchio» di Dino Buzzati, in «Strumenti critici», XVII, 3, settembre 2002, pp. 339-352.
  4. Romano Luperini e AA.VV, La scrittura e l'interpretazione, vol. 3, Tomo III, Palumbo, Palermo 1998. p. 338.
  5. Claudio Toscani, Introduzione, Mondadori 1979, p. 8

Bibliografia della critica



Voci correlate



Collegamenti esterni


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