La Kentish Royal Legend (letteralmente: Leggenda reale del Kent) è un insieme di diversi testi medioevali databili tra l'undicesimo e il dodicesimo secolo che descrive un vasto numero di membri della famiglia reale del regno anglosassone del Kent dal settimo all'ottavo secolo. Le vicende principali narrate nei testi includono la discendenza di Etelberto I nelle quattro generazioni a lui successive, la fondazione di diversi monasteri, primo fra tutti quello di Minster-in-Thanet, e la vita di un gran numero di santi, compreso il destino delle loro reliquie. Sebbene l'insieme dei vari testi sia descritto come una leggenda, anche in virtù dei molti episodi inverosimili in esso contenuti, va comunque notato come esso si collochi in un contesto storico ben delineato e definito.[1]
Kentish Royal Legend | |
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Titolo originale | Vita Deo delectae virginis Mildrethae |
Altro titolo | Mildrith Legend |
Autore | autori vari |
Periodo | XI secolo - XII secolo |
Genere | racconto |
Lingua originale | latino, antico inglese |
Ambientazione | Inghilterra |
Personaggi | Sant'Etelberto I, Eadbald, santi Etelberto ed Etelredo, Domne Eafe (santa Ermenburga), santa Mildred e altri. |
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Quasi tutti i testi sopraccitati iniziano descrivendo come Etelberto I (che diventerà il primo re cristiano d'Inghilterra e che sarà canonizzato dopo la morte) sia stato battezzato da sant'Agostino di Canterbury, sbarcato sull'isola come inviato di papa Gregorio I nel 597. Tutti i testi procedono quindi descrivendo la genealogia della casa reale del Kent a partire da Etelberto I, includendo non solo i suoi diretti discendenti ma anche le famiglie delle persone (di solito principi o principesse dei vai reami anglosassoni) con cui alcuni dei discendenti di Etelberto si sposarono. L'albero genealogico sotto riportato è ricavato dalla combinazione dei vari alberi presenti nei diversi scritti.[2]
Santo Etelberto I | Santa Bertha | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Anna re dell'Anglia orientale | Santa Ereswida | Edvino re di Northumbria | Santa Etelburga | Eadbaldo re del Kent | Emma | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Egfrido re di Northumbria | Santa Eteldreda di Ely | Santa Vitburga di Ely | Santa Sexburga di Ely | Eorcenberht re Kent | Santa Eanswida di Folkestone | Eormenredo ? re del Kent | Oslafa | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Wulfhere re di Mercia | Santa Ermenegilda di Ely | Santa Eorcongota | Egberto re del Kent | Hlotthere re del Kent | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Merewalh re del Magonsete | Santa Domne Eafe | Santo Etelredo | Santo Etelberto | Ermenburga | Ermengida | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Santa Werburga di Hanbury | Merefin | Santa Mildred | Santa Mildburga di Wenlock | Santa Mildgita | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'argomento centrale di molte versioni della Kentish Royal Legend è il racconto dell'assassinio di due giovani principi, la terra data come guidrigildo alla loro sorella Domne Eafe (poi conosciuta come santa Ermenburga) e su cui essa costruì un'abbazia e la vita della seconda badessa di quest'abbazia, Mildred. Sebbene le diverse versioni della leggenda differiscano in alcuni dettagli, gli elementi comuni sono molteplici:[3]
Fra le genealogie e i racconti dedicati a Minster-in-Thanet, sono presenti molti dettagli sulle vite e i luoghi di culto di un gran numero di santi anglosassoni, non solo di quelli legati al Kent, che sono comunque la maggior parte, ma anche di quelli provenienti dai regni di Mercia, Anglia orientale e Northumbria. Alcuni dei testi che compongono la raccolta sono specificatamente dedicati a santi che condussero la propria vita fuori dal Kent, come santa Mildburga o santa Werburga, entrambe le quali hanno una propria biografia, in cui gli altri eventi della leggenda sono inclusi con un diverso numero di dettagli.[2]
Da quanto riportato nei testi giunti fino a noi, sembra che i precursorsi di tali testi siano stati scritti appena dopo la morte di Mildred,[5] vale a dire alla fine del settimo secolo, tuttavia gli scritti più antichi contenenti la leggenda di cui siamo in possesso risalgono alla metà dell'undicesimo secolo, ed altri sono ancora più recenti. Dai dettagli della leggenda si ritiene, infatti, che essa sia decisamente precedente ai manoscritti in nostro possesso che la riportano, dato che essa contiene episodi, come la fondazione di un monastero in cambio dell'assassinio di due bambini, che sarebbe difficile immaginarsi originari di un testo dell'undicesimo secolo. Rollason nella sua opera nota che la leggenda "era già esistente nel secondo quarto dell'ottavo secolo".[2] Evidenze circostanziali poi, farebbero datare la prima versione della leggenda al periodo in cui l'abbazia era guidata da Edburga.[2]
Come detto, i vari testi differiscono per alcuni dettagli della leggenda poiché appaiono essere stati scritti in modo da meglio adattarsi ai vari bisogni dell'autore o della prospettiva che si voleva mostrare al lettore.[5] Alcuni dei testi che riportano parti sostanziali della leggenda sono:
Ci sono almeno quattro momenti chiave nel racconto degli eventi riguardanti l'abbazia di Minster-in-Thanet, e nei vari testi l'enfasi cambia notevolmente a seconda dell'aspetto della storia che si vuole sottolineare.
Il resoconto più antico dell'evento sembra risalire al tempo in cui santa Edburga, terza badessa dell'abbazia, decise lo spostamento dei resti di santa Mildred nella nuova chiesa dei santi Pietro e Paolo. Non ci sono pervenuti testi risalenti a quella data ma sia Hollis che Rollason sostengono che il documento chiamato Caligula A sia stato scritto con l'esatto intento di raccontare la storia dal "punto di vista di Thanet" e che sia probabilmente una copia di uno scritto dell'epoca di santa Edburga. Scritto in inglese antico e di autore e datazione incerti (sebbene sia possibile affermare che è sicuramente posteriore al nono secolo), il testo racconta la fondazione dell'abbazia di Minster-in-Thanet con uno stile sicuramente più vicino a quello di un testo dell'ottavo secolo rispetto a quello degli altri testi giunti sino a noi. I vari eventi sono narrati in modo da creare una cronistoria dell'abbazia che metta in evidenza la legittimità del possesso della terra su cui l'abbazia era stata costruita e i legami della fondatrice, Domne Eafe (poi conosciuta come santa Ermenburga), e di santa Mildred con la famiglia reale merciana (preziosi in un periodo in cui il Kent era sottomesso al regno di Mercia) e in modo da fornire una biografia di santa Mildred che accompagnasse le spoglie della santa nel loro viaggio dalla chiesa di Santa Maria Vergine a quella dei Santi Pietro e Paolo.[5]
Due testi scritti presso l'abbazia di Ramsey da un monaco chiamato Byrhtferth e conosciuti come Historia Regum e Bodley 285 sono forse stati prodotti rispettivamente in preparazione e in conseguenza alla traslazione dei due principi martiri, sant'Etelberto e sant'Etelredo, dal loro primo luogo di sepoltura presso il villaggio di Wakering, nell'Essex sud-orientale, all'abbazia di Ramsey, nell'Huntingdonshire. I due principi erano fratelli di Domne Eafe e tutte le versioni della leggenda concordano nell'indicare l'assassinio dei due giovani come motivo per cui Egberto, loro cugino e re del Kent, concesse la terra su cui fu poi costruito il doppio monastero di Minster-in-Thanet. Tuttavia, il tratto distintivo dei racconti di Byrhtferth è l'enfasi che qui è posta sulla santità e la virtuosità dei due principi in arrivo (o arrivati) a Ramsey. Nei due testi inoltre l'eccezionale lunghezza del percorso compiuto dalla cerva è fatta risalire ad un intervento divino piuttosto che all'intervento di Domne Eafe e la stessa badessa, così come le altre che le succedettero, sono descritte come donne miti e sante, tralasciandone i tratti di intraprendenza e determinazione. Byrhtferth evita poi di descrivere la cessione della terra fatta da Egberto come un guidrigildo, parlando appunto solo di una cessione dovuta alla generosità del re. Tale scelta è probabilmente stata fatta perché una tale modalità di acquisizione di terreno da parte di un ordine monastico non sarebbe stata vista di buon occhio nel decimo secolo.
La Vita St Mildrithae, testo scritto da Gozzelino di San Bertino presso l'abbazia di Sant'Agostino a Canterbury tra il 1089 e il 1099, narra in particolar modo della traslazione delle spoglie di santa Mildred dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, a Minster-in-Thanet, all'abbazia di Canterbury avvenuta nel 1030. A seguito delle invasioni danesi del nono e del decimo secolo, infatti, l'abbazia era stata sgomberata più volte per essere poi del tutto abbandonata nel 1011[2] e si era in seguito deciso di recuperare e mettere al sicuro le spoglie delle sante Mildred ed Edburga trasportandole a Canterbury. Gozzelino cerca nel suo racconto di venire incontro a quelle che erano le aspettative dei suoi lettori, in primis gli agostianiani, enfatizzando molto il ruolo dell'arcivescovo Teodoro nella fondazione e nell'intitolazione dell'abbazia e nella scelta di santa Mildred come futura badessa (gli altri testi, invece, suggeriscono che Domne Eafe abbia agito, nelle suddette faccende, sempre di propria autorità) ed esaltando molto la virtuosità della santa sepolta a Canterbury.
Fondata a Canterbury nel 1084-5, l'abbazia di San Gregorio iniziò, dal 1087, ad affermare il possesso delle reliquie sia di santa Mildred che di santa Edburga, avendole traslate dall'abbazia di Lyminge. Due anni o tre anni prima, infatti, i monaci dell'abbazia avevano spostato le reliquie di santa Edburga e di un'altra santa sconosciuta da quella abbazia all'abbazia di san Gregorio. Sembra quindi che per attestare che la santa sconosciuta fosse in realtà santa Mildred essi fornirono un testo con un resoconto molto dettagliato della vita di Domne Eafe e della figlia Mildred. La somiglianza di questo testo con altri testi dell'epoca suggerisce che le fonti dei monaci fossero molto affidabili e forse che un testo proveniente da Minster-in-Thanet e finito poi a Lyminge fosse finito nelle loro mani.[2] Tuttavia, Gozzelino, in un documento conosciuto come contra usurpatores, bolla l'affermazione dei gregoriani come fasulla e per farlo descrive come privi di fondamento due diversi documenti prodotti dai gregoriani, documenti che potrebbero essere quelli giunti a noi combinati nel testo conosciuto come testo di Gotha.[12]
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