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La donna della domenica è un romanzo giallo di Fruttero & Lucentini, pubblicato nel 1972.

La donna della domenica
AutoreFruttero & Lucentini
1ª ed. originale1972
GenereRomanzo
Sottogeneregiallo
Lingua originaleitaliano
Protagonisticommissario Francesco Santamaria
CoprotagonistiAnna Carla Dosio
Altri personaggiMassimo Campi, Marcello "Lello" Riviera, Vittorio Dosio, Ines Tabusso, Virginia Tabusso, ispettore De Palma, Benito, Maria, Bona, architetto Garrone, gallerista Vollero, americanista Bonetto, Sheila

Trama


Il romanzo è ambientato a Torino e narra dell'indagine del commissario Santamaria sull'omicidio dell'architetto Garrone, personaggio che conduce una vita di squallidi espedienti a margine della Torino "bene". Il professionista viene trovato ucciso nel suo pied-à-terre con il cranio sfondato da un fallo di pietra.
Tra i protagonisti della vicenda ci sono anche gli amici Anna Carla Dosio e Massimo Campi. La prima è la moglie di un ricco industriale, il secondo è un giovane della buona borghesia torinese che trascina stancamente una relazione con Lello Riviera, piccolo impiegato comunale con velleità da intellettuale. Anna Carla e Massimo sono tra i primi sospettati, poiché Garrone fa parte, insieme con altri personaggi, di un loro "teatrino privato", nel quale stigmatizzano i vizi, le affettazioni, il cattivo gusto dei loro conoscenti. Stanca del personaggio di Garrone, Anna Carla propone a Massimo, in una lettera risentita, poi non spedita, ma finita ugualmente nelle mani della polizia, di "eliminarlo" dalla loro vita. Da quel momento i due saranno coinvolti, loro malgrado, nell'indagine. Anche Lello, pur avvertendo che la sua relazione con Massimo è prossima alla fine, si appassiona al caso, per cercare di scagionare il compagno, al quale è ancora affezionato: arriverà - senza accorgersene del tutto - vicino alla verità, e finirà ucciso dall'assassino di Garrone presso il Balon, il mercatino delle pulci di Torino.

Il commissario Santamaria (che al termine della vicenda avrà un'avventura con Anna Carla) giunge alla soluzione del caso attraverso un proverbio piemontese, La cativa lavandera a treuva mai la bon-a pèra ("La cattiva lavandaia non trova mai la buona pietra").[1]

Attorno ai personaggi principali ruotano numerose altre figure, delle più diverse estrazioni sociali: le anziane sorelle Tabusso, rintanate con la domestica nella loro villa in collina, assediata da un florido traffico di prostitute e clienti; il gallerista Vollero che, pur temendo di essere scoperto dai suoi clienti, si rifornisce di cornici al Balon; l'americanista Bonetto, un intellettuale immaturo, perso dietro improbabili, inutili (e probabilmente immaginarie) schermaglie culturali con odiati colleghi. Per tale ricchezza di caratteri e per la profondità dell'analisi psicologica il romanzo costituisce un vivido ritratto dell'alta borghesia torinese dei primi anni `70.


Cinema e televisione


Il romanzo ebbe un grande successo e ne fu tratto nel 1975 un film con l'identico titolo: La donna della domenica, diretto da Luigi Comencini con Marcello Mastroianni (Santamaria), Jacqueline Bisset (Anna Carla Dosio), Jean-Louis Trintignant (Massimo Campi) e Lina Volonghi (Ines Tabusso).

Nel 2011 la Rai Fiction, con Rizzoli Audiovisivi, ha prodotto una miniserie tratta dal libro, sempre con lo stesso titolo La donna della domenica, interpretata da Andrea Osvárt, Giampaolo Morelli, Ninni Bruschetta e Fabrizio Bucci.


Curiosità



Note


  1. Una volta le lavandaie facevano il bucato sulle rive di un fiume o di un torrente: il problema era trovare una pietra semisommersa la cui parte emersa fosse sufficientemente ampia da consentire l'insaponatura della biancheria e lo strizzamento per sbattimento dopo il risciacquo, che fosse facilmente raggiungibile ed avesse intorno spazio asciutto per consentire alla lavandaia di inginocchiarvisi vicino, che la corrente cui era esposta non fosse troppo violenta ma che non si trovasse in un'ansa di acqua stagnante. Una serie di requisiti non facili da trovare tutti insieme ma che la lavandaia coscienziosa e capace finiva con riuscire a soddisfare mentre per la cativa lavandera, cioè la scansafatiche, il non aver trovato la bon-a pera era la scusa più frequente per evitare il lavoro.
  2. Bruno Quaranta, “Così sono diventato l’americanista Bonetto”, in Corriere della Sera, 31 maggio 2016. URL consultato il 10 aprile 2017.

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