Numero zero è il settimo ed ultimo romanzo scritto da Umberto Eco; come i precedenti, è pubblicato da Bompiani. È il più corto dei romanzi dell'autore, come egli stesso aveva notato durante un'intervista con Fabio Fazio[1]. Nella trama sono presenti elementi comuni a un altro suo romanzo, Il pendolo di Foucault, quali lo svolgersi delle vicende narrate all'interno del mondo editoriale e la presenza di un'indagine di carattere storico (anche se nel Pendolo il periodo a proposito del quale si svolgono ricerche è decisamente anteriore).
Numero zero | |
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Titolo originale | Numero zero |
Autore | Umberto Eco |
1ª ed. originale | 2015 |
Genere | Romanzo |
Sottogenere | noir |
Lingua originale | italiano |
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L'intero romanzo si svolge a Milano. Il protagonista, Colonna, è un ghost writer fallito, il quale, dopo aver lavorato per quotidiani di provincia e case editrici universitarie, viene chiamato a far parte della sgangherata redazione di un giornale di prossima uscita: Domani. Questi è, in realtà, uno strumento nelle mani del suo finanziatore, il commendatore Vimercate, per poter entrare nei salotti buoni della finanza e della politica: attraverso i primi numeri di prova (i "numeri zero", appunto) si intende dare l'idea di un giornale pronto a svelare qualunque verità, di fatto una "macchina del fango", che il commendatore potrà usare per intimidire a proprio piacimento chi si trova nelle posizioni che contano. Colonna accetta, ben sapendo che il giornale non verrà mai edito, dato che l'intero progetto verrà chiuso una volta asservito il suo fine scandalistico. Il primo giorno fa conoscenza degli altri scrittori della redazione, tutti "perdenti" come lui: il capo redattore, Simei, è un cattivo giornalista di pochi scrupoli e di ancor meno aspirazioni, Lucidi è collaboratore dei servizi segreti, Braggadocio faceva giornalismo d'inchiesta ma non ha mai fatto carriera, Fresia (unico personaggio che viene chiamato per nome nel romanzo, Maia) aveva lavorato per delle riviste di gossip al fine di pagarsi l'università, ma era rimasta disgustata dall'artificiosità delle notizie che doveva raccontare. Col passare dei giorni, attraverso i resoconti delle riunioni di redazione, si delinea lo stile mediocre e di cattivo giornalismo che Domani avrebbe dovuto assumere; nel frattempo, Colonna viene a sapere da Braggadocio di un'inchiesta storica che lui sta conducendo circa l'autenticità della salma del Duce, che alcune prove indiziarie metterebbero in dubbio: la questione si intreccia con le pagine più controverse del secondo dopoguerra italiano, dalla questione Gladio alla morte di Papa Luciani, dalle brigate rosse al tentativo di colpo di stato di Borghese, ma Colonna rimane sempre scettico al riguardo. Egli inizia anche una relazione sentimentale, tenuta nascosta, con Maia, che scopre essere, sotto l'apparenza di donna fragile e illusa, una persona incredibilmente colta e realista; entrambi nutrono il sogno di concludere il loro impiego a Domani ed emigrare. Un giorno, Braggadocio comunica a Colonna e a Simei di essere vicino alla conclusione della sua inchiesta e Simei si dichiara favorevole a pubblicarla; la mattina seguente Braggadocio viene ritrovato in un vicolo, con una coltellata nella schiena. Dopo la scoperta dell'omicido la redazione è nel caos e il commendatore Vimercate decide che è ora di chiudere i battenti: tutti i redattori vengono licenziati e Simei e Colonna cercano di far scomparire le proprie tracce, convinti che il killer avesse come movente le ricerche del morto (di cui anche loro sono al corrente). Simei va in Svizzera e cambia nome, mentre Colonna fugge insieme a Maia sul lago d'Orta, dove lei possiede un villino in cui erano già andati insieme altre volte. Il finale è all'insegna della critica della società, priva di memoria storica[2], e lascia libera interpretazione sull'epilogo della vicenda dei due innamorati.
Nel romanzo sono presenti più tematiche ma quella, forse, più pervasiva è la distorsione della verità e la moltiplicazione delle verità. Ad esempio, gli elementi di storia italiana dell'ultimo Novecento, raccontati prevalentemente da Braggadocio, vengono presentati non da un punto di vista storico-didattico, bensì come sono stati visti dal pubblico. Dunque, si aprono contraddizioni e ipotesi di complotto che si accumulano, annullando, di fatto, l'autorevolezza delle fonti di notizie ufficiali: per esempio, all'interno del romanzo non sappiamo se Mussolini sia effettivamente morto fucilato dai partigiani o se sia riuscito a scappare grazie a un sosia, le due possibilità hanno esattamente lo stesso peso. Allo stesso modo, all'inizio del romanzo, Colonna deduce che qualcuno sia entrato nel suo appartamento, ma nelle pagine finali, quando il protagonista e Maia si sono rifugiati sul lago d'Orta e stanno analizzando tutta la vicenda, emergono nuove interpretazioni dei fatti che smentiscono l'intrusione di qualcuno nel suo alloggio. Il tema è ancora più evidente nella descrizioni delle riunioni della redazione di Domani, in cui Simei tiene delle vere e proprie lezioni di cattivo giornalismo.
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