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Un italiano in America è un saggio di Beppe Severgnini, pubblicato nel 1995 dalla casa editrice italiana Rizzoli[1]. Dal contenuto autobiografico e dai toni umoristici[2], indaga la società e i costumi degli Stati Uniti. L'autore, inviato come corrispondente a Washington per un anno (dall'aprile del 1994 all'aprile del 1995), illustra la cultura statunitense dal punto di vista di una persona che si trova a viverci da straniero, ed in particolare da italiano.

Un italiano in America
AutoreBeppe Severgnini
1ª ed. originale1995
GenereSaggio
SottogenereSocietà
Lingua originaleitaliano
Seguito daUn italiano in America (Nuovo! Cinque anni dopo...)

Contenuti


La casa dove Severgnini ha soggiornato al 1513 della 34ª strada a Georgetown. Vicino alla porta i proprietari han fatto apporre una targhetta d'ottone con inciso Un Italiano in America.[3]
La casa dove Severgnini ha soggiornato al 1513 della 34ª strada a Georgetown. Vicino alla porta i proprietari han fatto apporre una targhetta d'ottone con inciso "Un Italiano in America".[3]

«La scoperta dell'America – che resta una faccenda complicata, come fu quella originale – non dipende dalle miglia percorse in automobile, o dal numero degli Stati visitati. L'America si scopre attraverso i dettagli.»

Il libro tratta diversi aspetti della vita quotidiana statunitense tramite una serie di aneddoti autobiografici dell'autore.


Struttura


Il saggio è suddiviso in 12 capitoli, uno per ogni mese trascorso a Washington.


Illustrazioni


«A Chris Riddel, il quale mi ha mostrato con grazia tutta inglese quanto possono essere buffi gli italiani, vanno i miei omaggi e la mia ammirazione»

(Ringraziamenti finali)

Ogni capitolo è introdotto da un'illustrazione in bianco e nero disegnata dall'illustratore britannico Chris Riddel. Le vignette han sempre per protagonista la caricatura dell'autore e riprendono il tema principale del capitolo.


Edizioni


La prima edizione è stata pubblicata da Rizzoli nel 1995. Nel 1997 la casa editrice lo inserisce nella Serie "Saggi" della collana BUR. Nel 2002 viene tradotto in inglese per la casa editrice Doubleday con il titolo "Ciao, America" (2002), diventando un national bestseller negli USA[4].


Critica


La critica del tempo accolse generalmente in modo favorevole l'opera. Gianni Riotta, sul Corriere della Sera, paragona l'autore a Guareschi, definendolo come un "sagace croista", descrivendone lo stile come semplice ed intimo, chiaro e attento ai dettagli[5]. Marco Innocenti, su Il Sole 24 ORE, definisce Severgnini come «più brillante scrittore italiano di costume» e il libro come «intelligente, divertente e rassicurante… un piccolo capolavoro di ironia e di garbato intrattenimento, un'autentica lezione di umorismo».[6]. Piero Degli Antoni su Il Giorno descrive il testo come «meglio di un manuale di prima sopravvivenza» [7]. Giancarlo Meloni su Il Giornale scrive: «Provocatorio e tenace, Severgnini insiste, non molla, forte soprattutto delle ragioni del suo buonsenso.»[7] Le recensioni amatoriali più recenti trovano invece una criticità nell'obsolescenza di alcuni argomenti, soprattutto in ambito tecnologico[8].


Note


  1. books.google.it.
  2. vintage.beppesevergnini.com. URL consultato il 30 aprile 2017.
  3. www.corriere.it, su corriere.it. URL consultato il 1º maggio 2017.
  4. vintage.beppesevergnini.com. URL consultato il 1º maggio 2017.
  5. Gianni Riotta, Giro d'America in dodici mesi, in Corriere della Sera, 13 luglio 1995, p. 26. URL consultato il 1º maggio 2017.
    «C’è in Severgnini una semplicità, un’intimità con il lettore che, nella sua generazione, nessun altro ha e che richiama proprio Guareschi. Pensare chiaro, scrivere chiaro, sguardo al dettaglio»
  6. Marco Innocenti, Il Sole 24 ORE, luglio 1995, http://www.archiviostorico.ilsole24ore.com. URL consultato il 1º maggio 2017.
  7. rcslibri.corriere.it. URL consultato il 1º maggio 2017.
  8. www.amazon.it, su amazon.it.
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