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Vita e destino (in russo: Жизнь и судьба?, traslitterato: Žizn' i sud'ba) è un romanzo di Vasilij Grossman scritto in Unione Sovietica nel 1959 e pubblicato in Svizzera nel 1980. Inizialmente fu concepito dall'autore come la seconda parte di un grande libro sulla Seconda Guerra Mondiale, seguendo, con l'ampiezza e la generosità tipica del romanzo ottocentesco, molti destini individuali che si intrecciano con le vicende del tremendo conflitto tra l'URSS e la Germania nazista. Come corrispondente di guerra per quasi tre anni, egli seguì tutte le fasi del conflitto fra Tedeschi e Sovietici, raccontando per primo il genocidio degli Ebrei nell'Europa Orientale e fu presente a molte famose battaglie. La scrittura di Vita e destino fu motivata in parte dal senso di colpa che provava per la morte della madre, Ekaterina Savel’evna, assassinata nei massacri di Berdychiv, città natale dello scrittore, compiuti dai tedeschi, che gettarono trentamila corpi in un'enorme fossa comune nel settembre 1941.

Vita e destino
Titolo originaleŽizn' i sud'ba
AutoreVasilij Semënovič Grossman
1ª ed. originale1980
1ª ed. italiana1984
Genereromanzo
Sottogenereromanzo storico
Lingua originalerusso
AmbientazioneUnione Sovietica, Fronte orientale, Stalingrado, Seconda guerra mondiale, 1942-1943
Seriedilogia
Preceduto daStalingrado

Formalmente, Vita e destino è la continuazione di Per la giusta causa (o anche Per una giusta causa), tradotto in italiano nel 2022 col titolo Stalingrado,[1] quello fortemente voluto dall'autore[senza fonte]. Stalingrado/Per la giusta causa è un romanzo solenne sulla battaglia di Stalingrado, vissuta dallo scrittore interamente al fronte come corrispondente della rivista dell'esercito sovietico Krasnaja Zvezda; benché ancora avvolto dal torpore fideistico nel regime sovietico, e scritto nello stile del realismo socialista con Stalin ancora vivente, il testo addensò comunque sull'autore gli strali della critica ufficiale che imputava al libro peccati ideologici.

Vita e destino invece si trasformò nel suo opposto, sia per la concezione che per la qualità: egli operò, all'interno del regime totalitario, il passaggio dall'antifascismo totalitario, ossia antidemocratico, all'antifascismo democratico, quindi antitotalitario. Frutto di una lenta maturazione personale, fu favorita dal fatto che Grossman, un ebreo russo, dopo la fine della guerra vide tradite le speranze, sue e di tutti i sovietici, in un miglioramento del regime comunista, e fu dolorosamente colpito dalla subdola campagna antisemita dilagante al tempo. Stalin vietò che si parlasse degli Ebrei come delle principali vittime dei nazisti, e della Shoah come genocidio del popolo ebraico, facendo vietare la pubblicazione del Libro Nero. Cosa inaudita al tempo del canone del realismo socialista, Grossman si permise di mettere a confronto il genocidio dei lager nazisti con quello dei gulag sovietici, denunciando le profonde affinità tra nazismo e comunismo sovietico. Ciò era intollerabile per il regime di Mosca, il quale, dopo la morte di Stalin, propalava la tesi dello stalinismo come degenerazione della rivoluzione comunista, mentre Grossman demoliva l'edificio ideologico stesso sul quale si appoggiava la nomenklatura. Era questa la «bomba atomica» tanto temuta dal regime. Portato alla redazione di una rivista sovietica per la pubblicazione, destò le ire del segretario generale del PCUS Nikita Chruščëv, a cui Grossman, ingenuamente, scrisse per ottenerne l'appoggio.[2]

La scena del romanzo si svolge in molti luoghi: a Stalingrado, città simbolo di difesa e di lotta contro il nazismo, ma anche luogo simbolo dell’URSS e del potere di Stalin, nei gulag sovietici, nei campi di concentramento nazisti, a Mosca, sia nei palazzi del potere ma anche nelle celle della Lubjanka, nella provincia russa.

Vita e destino fu bandito nell'URSS come Il dottor Živago e la polizia politica sequestrò tutte le copie dattiloscritte. Fu pubblicato postumo all'estero: prima in Svizzera grazie all'editore Vladimir Dimitrijević, in un'edizione incompleta, poi in Francia. Il libro uscì in lingua russa solo nel 1989 nell'URSS, durante il clima di apertura della glasnost, dopo che nel 1988 era stato serializzato su una rivista.


Trama


«Libri come Vita e destino eclissano quasi tutti i romanzi che oggi, in Occidente, vengono presi sul serio»

(George Steiner)

Lungo il settore meridionale del fronte orientale, tra il Don e il Volga, infuriano i sanguinosi combattimenti tra l'Armata Rossa e le forze tedesche della Wehrmacht per il controllo della città di Stalingrado. Dopo una prolungata, efficace resistenza all'interno delle rovine della città, l'Armata Rossa sferra una controffensiva generale a partire dal 19 novembre 1942 e accerchia completamente la 6 Armee del generale Paulus che sarà infine costretta alla resa; la battaglia di Stalingrado si conclude segnando la prima vittoria di Stalin e dell'Unione Sovietica.

Nello scenario dello scontro mortale tra i due grandi Regimi totalitari, si compiono i destini di persone comuni: soldati al fronte, famiglie che li aspettano, medici e infermieri negli ospedali da campo, operai nelle fabbriche di guerra, ufficiali, ebrei nei lager nazisti, prigionieri politici nei campi di concentramento sovietici.

Mentre la Storia fa il suo corso, l'autore racconta quelle piccole, grandi storie degli esseri umani attraverso i dialoghi e un'intricata rete di rapporti interpersonali; si narra senza retorica dei sentimenti, delle passioni, delle contraddizioni insite nell'animo umano; traspare sovrana la convinzione di chi scrive circa l'insopprimibile anelito di libertà dell'uomo. Un bisogno di libertà così invincibile per cui anche i peggiori totalitarismi prima o poi sono destinati a soccombere.


Storia del manoscritto


«Perché mai dovremmo aggiungere il vostro libro alle bombe atomiche preparate dai nostri nemici contro di noi? Perché dovremmo pubblicare il vostro libro e cominciare una discussione pubblica sul fatto se vi è bisogno o no dell'Unione Sovietica?»

(parole rivolte dall'ideologo del PCUS Michail Suslov a Grossman[3])

«Ho appena terminato un grande romanzo a cui ho lavorato per quasi dieci anni» così Grossman scrive a un amico in una lettera del 1960. Ad ottobre di quell'anno presenta Vita e destino alla rivista sovietica Znamja (Знамя: bandiera). Vadim Koževnikov, caporedattore della rivista, letto il manoscritto, informa i funzionari politici bloccandone la pubblicazione[4], senza dire nulla all'autore e rinunciando agli anticipi corrisposti a Grossman che ammontavano a 16.587 rubli, una somma notevole per l'epoca[5].

Il Comitato incaricato dell'esame delle pubblicazioni esamina il romanzo il 19 dicembre 1960, trovandolo "anti-sovietico". Il 14 febbraio 1961, alle 11.40 del mattino, il KGB fa irruzione nell'appartamento di Grossman sulla Begovaja e sequestra il manoscritto, le carte carbone, gli appunti, le copie e persino i nastri delle macchine da scrivere[6].

Grossman protesta contro questo sequestro scrivendo una lettera a Nikita Chruščëv, che allora era il segretario del Partito comunista, subentrato a Stalin. Non sapeva però che Chruščëv aveva un'autentica antipatia nei suoi confronti, risalente ai tempi di Stalingrado, quando lo stesso Chruščëv era commissario in capo del Partito per le operazioni di guerra e si era aspettato, invano, che Grossman gli facesse un'intervista.

Così scrive Grossman nella sua lettera a Chruščëv:

" Io chiedo di restituire la libertà al mio libro, affinché di esso parlino e discutano con me dei redattori, e non i collaboratori del Comitato di Sicurezza Nazionale. Non c'è senso, non c'è verità nell'attuale stato delle cose – nella mia libertà materiale, quando il libro al quale ho dedicato la vita si trova in prigione – visto che io l'ho scritto, visto che non l'ho rinnegato e non lo rinnegherò. Ritengo, come prima, di aver scritto la verità, di averla scritta amando e compiangendo gli uomini, credendo negli uomini. Io chiedo la libertà per il mio libro…"[7]

Così, per mesi, Grossman attende una risposta, finché il 23 luglio 1962 lo scrittore viene ricevuto da Michail Suslov, capo della sezione ideologica del Partito che, a nome del Comitato centrale, gli comunica che, se pubblicato, il libro avrebbe potuto arrecare un danno all'Unione Sovietica incomparabilmente più grande di quello provocato dal Dottor Živago di Pasternak e persino degli scritti di Solženicyn. Suslov dice a Grossman: “Il suo libro corre il rischio di non vedere la luce prima di due o trecento anni”. E ancora: “Perché mai alle bombe atomiche dei nostri nemici dovremmo aggiungere il suo libro?”[5]

Prima della perquisizione e del sequestro operato nella sua casa nell'autunno del 1960, Grossman aveva chiesto all'amico poeta Semën Lipkin un parere sulle possibilità di pubblicazione del romanzo; questi gli aveva consigliato di consegnargli una copia dattiloscritta.[8] In seguito, Grossman fece una seconda copia dattiloscritta, integrata da molte correzioni autografe, consegnandola all'amico Vjačeslav Ivanovič Loboda, che la nascose nella sua casa di Malojaroslavec.[9]

Dopo il sequestro della sua opera Grossman diventa un "esiliato in patria", come accade agli scrittori sospettati di "attività antisovietiche". Spiato ogni suo movimento e registrata ogni visita, vive gli ultimi anni di vita in un piccolo appartamento della cooperativa degli scrittori. Si ammala di tumore, forse aggravato dal suo stato depressivo: muore a 59 anni il 14 settembre 1964, senza aver visto la pubblicazione del libro e senza sapere che fine avesse fatto il manoscritto originale della sua opera. Un necrologio senza fotografia a firma dell'amico scrittore Il'ja Grigor'evič Ėrenburg viene pubblicato sul giornale dell'Unione degli Scrittori, ma i censori eliminano dal testo qualsiasi riferimento all'opera dello scrittore[8].

Dieci anni dopo la morte di Grossman, nel 1974 Lipkin decide di portare clandestinamente in Occidente la prima copia di Vita e destino, ovvero quella che aveva prima nascosto in una borsa nella sua dacia a Peredelkino e più tardi spostato, affidandola a Elena Makarova e Sergej Makarov che l'avevano conservata nel solaio della loro casa a Chimki vicino a Mosca (Elena Makarova era la figliastra di Lipkin). Lipkin decide di fotografare il libro in due microfilm: il primo con l'aiuto dello scrittore satirico dissidente Vladimir Vojnovič, il secondo con la collaborazione di Andrej Sacharov, il celebre scienziato nucleare e noto oppositore politico, e di sua moglie Elena Bonnėr. Questi ultimi copiano Vita e destino nel loro laboratorio clandestino, allestito nel bagno della loro casa di Mosca[10][11].

Nel 1978 i microfilm sono affidati alla ricercatrice austriaca Rosemarie Ziegler, esperta in slavistica, la quale riesce a passare il confine sovietico nascondendo i microfilm in una piccola scatola. Arrivata a Parigi consegna i microfilm al critico e filologo Efim Etkind, il quale era stato cacciato dal regime di Mosca per aver aiutato Solženicyn. Etkind sonda la possibilità di pubblicare in Francia il romanzo, ma non trova alcun riscontro. Il manoscritto arriva quindi in Svizzera, a Losanna, dove l'editore serbo Vladimir Dimitrijević si dimostra interessato alla pubblicazione. Etkind, insieme ad un altro filologo, Simon Markiš, si impegnano quindi per mesi nel lavoro di decifrazione delle oltre mille pagine del libro microfilmate. Viene svolto un accurato lavoro per mettere insieme le varie parti del romanzo che la qualità pessima dei microfilm aveva lasciato incomplete.

Alla fine, nel 1980 la casa editrice di Ginevra L'Âge d'Homme di Dimitrijević pubblica la prima edizione di Vita e destino e la presenta alla Fiera del Libro di Francoforte, lasciando basiti i dirigenti sovietici. Su questa edizione si basano le prime traduzioni, compresa quella in italiano pubblicata nel 1984 da Jaca Book. Con l'inizio della politica della glasnost' di Michail Gorbačëv, nel 1988 Vita e destino viene pubblicato a puntate in Unione Sovietica nella rivista Oktjabr' e poi in volume, dall'editore Knišnaja Palata.

La seconda copia del romanzo, con le correzioni autografe dell'autore è intanto rimasta nella custodia di Vjačeslava Loboda nella sua casa di Malojaroslavec, a 150 km da Mosca. Alla morte di Loboda, la moglie Vera Ivanovna continua a tenerla nascosta in cantina e solo dopo l'uscita in URSS dell'edizione di Losanna, decide di consegnarla agli eredi di Grossman. Si tratta dell'edizione integrale del romanzo, che viene pubblicata a Mosca nel 1989. L'intestazione recita: “Secondo il manoscritto dell'autore”. Sulla base di questa nuova edizione si basa la nuova traduzione in italiano di Vita e destino pubblicata in Italia nel novembre 2008 per le edizioni Adelphi.[12] Oggi quella copia è conservata alla Houghton Library dell'Università di Harvard.

Nel luglio 2013 è stata organizzata una solenne cerimonia durante la quale Sergej Smirnov, vice direttore del Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa e il Ministro della cultura Vladimir Medinskij hanno consegnato alla figlia di Grossman, Ekaterina Korotkova, il manoscritto e i documenti sequestrati nel 1961 dal KGB allo scrittore: si tratta di 13 scatole contenenti l'ultima versione del romanzo, copie dattiloscritte e oltre undicimila fogli manoscritti, appunti, varianti[13]. Questa documentazione è stata resa disponibile al pubblico presso l'Archivio di Stato russo della letteratura e dell'arte. La decisione di spostare i documenti dal vecchio deposito del KGB è stato giustificato dalla “importanza e unicità dei manoscritti di Vasilij Grossman", ha detto il Smirnov. "Questa è la liberazione del libro", ha dichiarato la figlia di Grossman[14].


I temi del romanzo


Grossman descrive lucidamente nell'opera il regime totalitario sovietico, il sistema di terrore instaurato, la vita nei campi di detenzione, la complessa e spietata personalità di Stalin. Grossman critica Stalin in moltissimi passaggi del libro come ad esempio:

Si decidevano le sorti di calmucchi e tatari di Crimea, di balkari e ceceni che, sempre per volontà di Stalin, sarebbero stati deportati in Siberia e Kazakistan, perdendo il diritto a ricordare la propria storia e a insegnarla ai figli nella lingua materna.[15]

Più esplicitamente Grossman in un dialogo tra un detenuto sovietico (Mostovskoï, un vecchio bolscevico) e un ufficiale delle SS (Liss, un rappresentante di Himmler nel campo) fa dire a quest'ultimo un parallelo tra il regime staliniano e quello hitlerano:

Quando io e lei ci guardiamo in faccia, non vediamo solo un viso che odiamo. È come se ci guardassimo allo specchio. È questa la tragedia della nostra epoca. Come potete non riconoscervi in noi, non vedere in noi la vostra stessa volontà? Il mondo non è forse pura volontà anche per voi? Vi si può forse indurre a esitare? Vi si può fermare?». Liss avvicinò il viso a quello di Mostovskoj. «Mi segue? Non parlo bene la sua lingua, ma vorrei che mi capisse. Voi credete di odiarci, ma è solo un'impressione: odiando noi odiate voi stessi. Tremendo, vero? Mi capisce?».[15]


Personaggi


Al centro delle vicende c'è la famiglia Šapošnikov e la cerchia di personaggi che ruotano attorno ad essa; in particolare vengono narrate le vite di:

Personaggi alla Casa 6/1 luogo di resistenza estrema e punta avanzata contro i tedeschi a Stalingrado:

Personaggi nella steppa calmucca:

Personaggi del corpo carristi e amici di Getmaov a Ufa:

Componenti dello stormo di aerei da caccia della riserva:

Colleghi e amici di Viktor Pavlovič Štrum nel laboratorio e nell'Istituto di fisica:

Amici di Viktor Pavlovič Štrum a Kazan':

Personaggi nel lager tedesco:

Personaggi nel treno e nel lager tedesco:

Personaggi nel lager sovietico:

Personaggi alla Lubjanka:

Personaggi alla Centrale idroelettrica di Stalingrado:

Personaggi a Kujbyšev:

Ufficiali e soldati dell'Armata Rossa a Stalingrado realmente esistiti:

Altri ufficiali e soldati dell'Armata Rossa (personaggi inventati):

Ufficiali dell'esercito tedesco a Stalingrado realmente esistiti:

Altri ufficiali e soldati dell'esercito tedesco a Stalingrado (personaggi inventati):

Altri personaggi storici che compaiono nel libro:


Poeti, letterati e artisti citati


Mi incalza alle spalle il secolo-cane lupo ma non ho sangue di lupo nelle vene

Alla finestra, solo, non aspetto nessuno, né ospiti, né amici

Passa un viandante, si regge a un bastone, non so perché, ma penso a te,

passa una carrozza, ha le ruote rosse,

non so perché, ma penso a te. Questa sera hanno acceso una luce in corridoio,

non so perché, ma penso a te.

Qualunque cosa accada, in terra, per mare

o in cielo, è a te che penso.

Compagno, nell'agonia della morte

non chiamare nessuno in soccorso.

Lascia invece che al tuo sangue fumante

io scaldi un poco le mani.

E non piangere, bambino spaurito:

non sei ferito, t'han solo ammazzato.

Lascia, invece, a me i tuoi stivali

che ho ancora la guerra davanti.


Musica in Vita e destino


Nel corso del romanzo sono citate:


Critica


In una delle prime recensioni pubblicate dopo la sua pubblicazione integrale in Unione Sovietica nel 1988 uno dei più grandi critici letterari sovietici, Vladimir Lakshin ha scritto che leggere Vita e destino è come essere al centro di una folla immensa dentro un immenso tempio aperto, ascoltando l'eco di centinaia di conversazioni[16].

Vent'anni dopo Stephen Greenblatt, critico letterario e professore alla Harvard University lo ha definito come il libro del ventesimo secolo che può essere considerato come lo stupendo erede di Guerra e pace[16].


Adattamenti



Curiosità


«Guardate qua, camerati» disse Fresser. Agile come un prestigiatore, tirò fuori da sotto il cuscino una bottiglia da un litro di cognac italiano Tre Valletti. Gerne fece uno strano suono con la gola; solo un vero ubriacone, un ubriacone di campagna per di più, poteva guardare una bottiglia a quel modo»[23]


Edizioni italiane



Note


  1. questa edizione restaurata - uscita nel 2019 in lingua inglese, e nel 2021 in tedesco - è integrata da parti purgate nella prima edizione sovietica
  2. Vittorio Strada, «Grossman, una bomba su Mosca», Corriere della Sera, 27 ottobre 1998
  3. A. Graziosi, L'URSS dal trionfo al degrado, p. 259.
  4. Nadežda Koževnikova, figlia di Vadim Koževnikov, ha negato che il padre abbia avvertito la polizia segreta ma ha affermato che "il manoscritto, date le sue pericolose intuizioni, il parallelo tra Hitler e Stalin, il fascismo, il comunismo, doveva essere in ogni caso inviato al Comitato Centrale, al settore ideologico" Ничего нового, su chayka.org. URL consultato il 26 giugno 2015.
  5. Il Grossman liberato, su ilfoglio.it. URL consultato il 24 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2015).
  6. Intervista a Irene Guber, nuora di Grossmann, presente nel momento del sequestro, VIE ET DESTIN: LE ROMAN CHEF-D'ŒUVRE DE Vasilij Grossman, su youtube.com.
  7. Vasilij Grossman: una traduzione inedita, ed una lettera a Chruščev., su quattrocentoquattro.com. URL consultato il 24 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2015).
  8. Vita e destino, su russianecho.net. URL consultato il 24 giugno 2015.
  9. La storia del manoscritto Archiviato il 1º maggio 2009 in Internet Archive., dal sito del Centro studi Vita e destino
  10. Documentario, VIE ET DESTIN: LE ROMAN CHEF-D'ŒUVRE DE Vasilij Grossman, su youtube.com.
  11. Il manoscritto, su associazionegrossman.it. URL consultato il 24 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2015).
  12. Vita e destino Archiviato il 27 giugno 2009 in Internet Archive., dal sito della casa editrice Adelphi.
  13. Giuseppe Ghini, «Vita e destino» di Grossman. Ecco la versione originale, su ilgiornale.it.
  14. Russian Security Services Finally Release Manuscript of Acclaimed 20th Century Novel, su russkiymir.ru. URL consultato il 25 giugno 2015.
  15. Vasilij Grossman, Vita e destino, Adelphi.
  16. The Russian Masterpiece You’ve Never Heard of, su foreignpolicy.com. URL consultato il 30 giugno 2015.
  17. Проект «Жизнь и судьба» взорвал эфир, su izvestia.ru. URL consultato il 25 giugno 2015.
  18. Zhizn i sudba, 14 Oct 2012. URL consultato l'8 luglio 2015.
  19. BBC Russian - Общество - Роман Гроссмана возглавил список бестселлеров в Британии, su bbc.com. URL consultato il 25 giugno 2015.
  20. Presentazione dell'audiolibro "Vita e Destino" di V. Grossman, edito da Emons Edizioni., su youtube.com.
  21. Pasini Alessandro, L'eccezione Guidolin, in archiviostorico.corriere.it., URL consultato il 24 giugno 2015.
  22. M. Feltri, A fin di male, La Stampa, 12 giugno 2021.
  23. Vasilij Grossman, Vita e destino, Milano, Adelphi, 2008, p. Parte 2, cap. 11.

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[es] Vida y destino

Vida y destino (en ruso, Жизнь и судьба, romanización Zhizn i Sudbá), es una novela escrita en 1959 por Vasili Grossman. Está considerada la obra maestra de su autor. Vida y destino es la segunda mitad del libro en dos partes concebido por el autor con el mismo título, pero mientras la primera mitad (la novela Por una causa justa), escrita durante el dominio de Stalin y publicada en 1952, expresa completa lealtad al régimen, Vida y destino critica el estalinismo y cuestiona el régimen de vida de los ciudadanos bajo el régimen comunista.[1] La novela se abstiene de glorificar al sistema soviético, a diferencia de otras obras literarias publicadas en la URSS basadas en la Segunda Guerra Mundial. Por el contrario, retrata la naturaleza de dos regímenes totalitarios enfrentados y subraya las peripecias individuales de sujetos comunes (tanto soviéticos como algunos alemanes) envueltos en el drama de la guerra en vez de resaltar la "masa" como protagonista clave, a diferencia de los cánones del realismo socialista.[1]
- [it] Vita e destino

[ru] Жизнь и судьба

«Жизнь и судьба» — роман-эпопея Василия Гроссмана о событиях Великой Отечественной войны, написанный в 1950—1959 годах. Завершает дилогию, начатую романом «За правое дело» (1952). В отличие от первой части, соответствующей канонам соцреализма, вторая часть написана после смерти Сталина и содержит резкую критику сталинизма. В СССР первая публикация состоялась во время Перестройки, в 1988 году. Наиболее полная редакция увидела свет в 1990 году.



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