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Alaksandu (... – post 1280 a.C.) fu un sovrano dell'inizio del XIII secolo a.C. della città anatolica di territorio Arzawa di Wilusa, la greca Troia.


Il trattato con Muwatalli II


Di questo sovrano è giunto a noi il trattato di alleanza e vassallaggio stipulato con il sovrano ittita Muwatalli II nel 1280 a.C., con cui la città di Wilusa, posta nell'estremo Nord-Ovest anatolico, sullo stretto dei Dardanelli, si riconosceva e riconfermava vassallo ittita, facendo riferimento a circa cinque secoli di amicizia e leale sudditanza.

Il contesto del trattato [1], ci fa ipotizzare che Alaksandu fosse già sovrano di Wilusa all'ascesa di Muwatalli al trono ittita nel 1295: "...quando mi sono seduto sul trono di mio padre tu, Alaksandu, mi sei rimasto leale..." [2]; va anche rimarcato come alcuni passaggi paiano indicare che questi potesse essere il successore legittimo del re Kukunni a noi noto dai tempi di Šuppiluliuma I (in tal caso lo stesso Kukunni avrebbe regnato tantissimo su Wilusa, all'incirca almeno dal 1340 al 1300-1295), se non addirittura il figlio, dal momento che secondo le ultime ricostruzioni di un passaggio assai frammentario pare di leggere, con riferimento alla successione a Kukunni, la parola padre [3]. Appare tuttavia pure evidente che per poter salire o restare sul trono Alaksandu abbia poi avuto necessità dell'intervento ittita, in quanto qualcuno, di cui non si specifica nella parte giunta a noi l'origine, lo aveva detronizzato[4].


La lettera di Manhapa-Tarhunta


Per la coincidenza cronologica pare lecito ricollegare la vicenda a quella narrata nella cosiddetta Lettera di Manhapa-Tarhunta[5] ove si fa riferimento, durante il regno di Muwatalli II, ad una presa armata di Wilusa da parte di un certo Piyama-Radu alleato di Ahhiyawa; colui che scrive a Muwatalli è Manhapa-Tarhunta, il re di un altro regno Arzawa, la Terra del fiume Seha, e gli comunica che la città di Wilusa, recentemente occupata appunto da Piyama-Radu, è stata liberata dall'esercito ittita ed ora è di nuovo sotto il controllo imperiale.

Lo scenario desumibile è che Alaksandu, insediato su Wilusa, sia stato coinvolto in una ribellione di alcuni territori Arzawa fomentata da Ahhiyawa[6] (che sarebbe stata spalleggiata o meno dalla popolazione wilusiana), e che sia stato detronizzato da Piyama-Radu; rivoltosi a Muwatalli per chiedere soccorso, avrebbe poi beneficiato della riconquista della città da parte dell'esercito imperiale venendovi nuovamente appuntato sul trono; datando gli studiosi il Trattato di Alaksandu a circa il 1280, esso pare costituire la naturale conclusione della vicenda: il re ittita Muwatalli II ha ristabilito il controllo sulla città dei Dardanelli e vi ha appuntato di nuovo il sovrano vassallo, Alaksandu appunto.


La guerra di Troia


È chiaro come l'episodio narrato nella Lettera di Manhapa-Tarhunta e poi ripreso dalla successiva Lettera di Tawagalawa [7] sia da un punto di vista storico di una rilevanza minima, una delle tante rivolte o scaramucce armate di questo periodo storico in Anatolia; è pur vero d'altra parte che il contingente che occupò Wilusa sotto Piyama-Radu aveva quantomeno l'appoggio degli Ahhiyawa, se non era addirittura stato fornito da loro direttamente, e che pertanto in questa disputa armata, svoltasi attorno al 1280[8] , furono coinvolti Wilusiani/Troiani da un lato ed Ahhiyawa/Achei dall'altro.

È quanto di più storicamente simile alla guerra di Troia sia giunto fino a noi.

Alcuni studiosi tra i quali Bryce e Latacz[9] fanno notare come Alaksandu sia la forma ittita/luvia usata per rendere il nome greco Alexandros, secondo nome del Paride omerico [10]; in tal modo si cerca quasi di stabilire un'ulteriore connessione tra l'episodio della presa di Wilusa e l'epica guerra di Troia narrata da Omero. Nella fattispecie, tuttavia, l'eventuale identificazione di Alaksandu con Paride è poco proponibile perché sarebbe storicamente capovolta: Paride figlio di Priamo, è un principe troiano che perde la città alla fine della narrazione omerica per la conquista dei greci/Ahhiyawa; Alaksandu, viceversa, grazie all'apporto ittita conquista (o riconquista) il trono della città.


Wilusa e gli Ittiti


Di Alaksandu, dopo il trattato, non abbiamo alcun altra notizia; sono giunti a noi solo altri due nomi di sovrani di Wilusa: Kukunni, sovrano vassallo ittita ai tempi di Šuppiluliuma I (circa 1340 a.C.) e Walmu, citato nella Lettera di Millawata [11], datata circa al 1220 a.C. ca., probabilmente del casato di Alaksandu, anch'egli vassallo ittita, scacciato temporaneamente dal trono e reinstallato da Tudhaliya IV[12].

Wilusa rimase in orbita ittita fino alla fine sia del mondo Arzawa che dell'impero ittita, arrivata attorno al 1180 a.C. per mano dei Popoli del Mare.


Note


  1. Joachim Latacz, Troy and Homer. Pag. 105-109
  2. Trattato di Alaksandu, paragrafo 6,43-47
  3. Trattato di Alaksandu, 5, 35-42.
  4. Trattato di Alaksandu, 6, 45-54.
  5. CTH 191.
  6. Entità ancora non chiaramente identificata; molti autori la ritengono Micene o una coalizione di stati micenei facenti capo magari proprio a questa città; (tra questi Beckman, Bryce, Cline: The Ahhiyawa texts. Pag.2-7. J. Latacz invece propone Tebe: Troy and Homer, p. 240 e seg.)
  7. CTH 181.
  8. Le fonti storiche greche datano la Guerra di Troia al 1270 a.C.
  9. J. Latacz: Troy and Homer.
  10. Trevor Bryce, The kingdom of the Hittites.
  11. CTH 182.
  12. Joachim Latacz, Troy and Homer.
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