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La battaglia dei Campi del Pelennor è una battaglia presente ne Il Signore degli Anelli e rappresenta un evento fondamentale della Guerra dell'Anello facente parte dell'universo immaginario fantasy di J. R. R. Tolkien. La battaglia dei Campi del Pelennor fu sicuramente la più grande, aspra e cruenta battaglia combattuta durante le Guerre dell'Anello: le devastanti forze di Sauron volevano dare il colpo di grazia a Gondor attaccando la sua capitale, la splendida Minas Tirith. Si narra che fosse dal tempo in cui Isildur regnava che un simile esercito non usciva da quella valle; mai schiera così crudele ed armata aveva assalito Gondor.

Battaglia dei Campi del Pelennor
parte della guerra dell'Anello
La battaglia nel film Il ritorno del re di Peter Jackson
Data15 marzo 3019
LuogoCampi del Pelennor, dinnanzi a Minas Tirith
EsitoVittoria Gondor/Rohan
Schieramenti
Regno di Gondor
Regno di Rohan
Esercito grigio
Orchi di Mordor
Orchi di Minas Morgul
Haradrim
Esterling
Variag del Khand
Comandanti
Denethor II†
Gandalf il Bianco
Théoden
Aragorn
Éomer
Imrahil
Re Stregone†
Gothmog
Il Serpente Nero †
Effettivi
Gondor e possedimenti meridionali: 5.000 fanti, arcieri e cavalieri
Rohan: 6000 totale è 11.000/più 250/viene in totale è 11.250 uomini/cavalieri
Esercito del sud
45.000 tra fanti orchi, fanti e cavalieri haradrim, arcieri e lancieri sudroni montati sugli Olifanti, troll, guerrieri esterling, fanti e cavallerizzi variag, torri d'assedio
Perdite
4.000 uomini di Gondor, tra i quali Hirluin il Bello, Forlong il Vecchio, Derufin e Duilin.
2.000 Rohirrim tra i quali Re Théoden, Harding e Guthláf, Dúnhere, Déorwine, il valoroso Grimbold, Horn, Fastred, Herefara e Herubrand.
La quasi totalità degli eserciti eccetto pochi superstiti uomini, almeno 44.000 morti
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Schieramento delle forze


Le forze di Gondor, a detta di Faramir, erano inferiori a quelle di Mordor: i nemici erano infatti «dieci volte superiori di numero» (Faramir). A Minas Tirith erano presenti un decimo dei soldati dei feudi del Sud di Gondor (che avevano lasciato la maggior parte delle truppe a casa, temendo un'invasione di Umbar) e le truppe regolari della Città; a queste si aggiungano le truppe di Faramir richiamate dall'est dell'Anduin, da Osgiliath e dal Rammas Echor. Dopo l'assedio si aggiunsero anche i seimila Rohirrim portati da Théoden.

Le truppe di Sauron erano radicalmente superiori di numero. «Era dal tempo in cui Isildur regnava che un simile esercito non usciva da quella valle... eppure non era che uno solo, e non il più grande, degli eserciti usciti in quei giorni da Mordor» (Il Signore degli Anelli). L'esercito del Morannon comprendeva Uruk neri, Orchi e Uomini malvagi. Il Re Stregone portò i suoi battaglioni e i Nazgûl fuori da Minas Morgul. Alle truppe di Orchi di ogni angolo di Mordor si aggiunsero dunque gli Haradrim, gli Esterling e i guerrieri del Khand, oltre agli Olifanti e i troll.

Segue una stima delle forze in campo tratta da L'atlante della Terra di Mezzo di Tolkien:

Gondor e alleati:

TOTALE: 11.250 (stima)

Mordor e alleati:

TOTALE: 45.000 (stima minima)


L'assedio di Minas Tirith


Le armate di Mordor, durante la loro campagna per distruggere Gondor nel corso della Guerra dell'Anello, diressero il proprio principale attacco contro Minas Tirith. Dopo avere preso Osgiliath, esse organizzarono una flottiglia di zattere e traversarono l'Anduin (12 marzo). Faramir si ritirò al Rammas Echor, ma venne sconfitto dopo una resistenza di un giorno. Frattanto, le armate del Cancello Nero conquistarono Cair Andros il 10 marzo. Così, tutti gli eserciti si lanciarono sul Pelennor.

Faramir organizzò la resistenza e con i cavalieri di Gondor attaccò gli orchi uccidendo tutti gli uruk neri e gli uomini malvagi (non esterling e sudroni). Ma nel contempo sopraggiunsero i Nazgûl e Faramir fu ferito da una freccia avvelenata. Gandalf riuscì a salvare lui e parte della cavalleria di Gondor accecando i Nazgûl con la luce scaturita dalle sue mani, ma Minas Tirith fu costretta ad abbandonare il Pelennor ai nemici. Le forze di Gondor guidate da Gandalf si concentrarono e si prepararono all'attacco.

L'assedio durò tutta la notte: il valore dei difensori venne annichilito dai continui attacchi dei Nazgûl, che planavano sulle mura per atterrire i soldati. Gandalf mantenne il senno, cavalcando lungo tutte le mura per rinvigorire i soldati e incitarli al combattimento. Gli uomini di Gondor, spronati da Imhraril e Gandalf, rimasero ai loro posti. Scoccarono tutte le frecce e lanciarono tutte le lance, trapassando migliaia di nemici e seminando rovina e strage fra gli orchi. Poco prima che gli orchi avanzassero, i loro cadaveri avevano ricoperto il terreno innanzi al Cancello. Le torri d'assedio avampavano e crollavano prima di agganciarsi e le poche che ci riuscivano venivano spinte indietro dai soldati. Gli orchi fecero avanzare le catapulte, tirando così in alto da oltrepassare le Mura e abbattere gli edifici.

«Nemmeno l'Innominabile in persona riuscirebbe ad entrare finché noi siamo ancora in vita.»

(Soldato di Gondor – J. R. R. Tolkien, Il ritorno del re)

Mentre la battaglia veniva combattuta sulle mura, il Re Stregone fece avanzare l'enorme ariete di ferro Grond. Il Re Stregone aveva fatto un incantesimo che impediva a Grond di essere distrutto. I troll che la azionavano erano ben corazzati e le frecce furono inefficaci. La possente macchina era trainata da enormi bestie simili. Queste di tanto in tanto impazzivano seminando la strage tra gli orchi, ma subito Grond riprendeva ad avanzare trainato dai Troll. Grond era l'unica speranza del Re Stregone di entrare a Minas Tirith, poiché i normali arieti non erano abbastanza forti da scardinare il possente cancello di Minas Tirith, forgiato con ferro ed acciaio quando i Númenoreani non erano ancora diventati corrotti e deboli. Poco prima dell'alba, Grond fu in grado di abbattere i Grandi Cancelli della Città Bianca, ma nel frattempo sopraggiunsero i Rohirrim.


La battaglia dei Campi del Pelennor


Schema della battaglia
Schema della battaglia

I Rohirrim, guidati da Théoden e Éomer, attaccarono con la cavalleria gli orchi e distrussero i soldati di Rhûn e Khand. La cavalleria degli Haradrim venne abbattuta e gli orchi calpestati, senza possibilità di scampo. A migliaia i nemici furono schiacciati dalla potente carica dei Cavalieri e i pochi superstiti erano terrorizzati e isolati, senza possibilità di ricevere comandi e rinforzi. Sembrava la fine di Mordor. Ma dal Sud giunse una nuova minaccia. La terra tremò e da lontano apparvero i titanici Olifanti da combattimento, pitturati, con zanne spinose e con numerosi guerrieri sul dorso: è l'esercito degli Haradrim, che avanza contro la cavalleria di Rohan, la quale subisce ingenti perdite. Gli Olifanti si aprirono la strada a suon di colpi delle loro imponenti zanne. Théoden provò a contrastarli, ma le enormi bestie spaventarono i cavalli col solo odore e la cavalleria venne resa inutilizzabile. Il Re Stregone, accortosi dell'arrivo di Rohan, planò sull'ormai morente Théoden, disarcionato e schiacciato dal suo destriero Nevecrino, ucciso da una freccia nera. Il Nazgûl si stava accingendo a finire la sua vittima, quando intervenne Éowyn, nipote del Re.

«Non metterti tra il Nazgûl e la sua preda.»

(Re Stregone, Il ritorno del re - J. R. R. Tolkien)

Éowyn riuscì a uccidere la cavalcatura del Signore dei Nazgûl, allora questi la assalì, armato di una grande mazza; con essa ruppe lo scudo della fanciulla, e conseguentemente il braccio che lo reggeva: tuttavia non riuscì a darle il colpo di grazia poiché venne ferito alla gamba da Meriadoc Brandybuck, un Mezzuomo (Hobbit), armato di una lama forgiata secoli addietro dai fabbri di Arnor per combattere i servi di Angmar (una delle poche lame che potevano ferirlo realmente, proveniente dai Tumulilande). Con le ultime forze Éowyn affondò la propria lama "fra la corona ed il manto" del nemico, così da compiere l'antica profezia pronunciata da Glorfindel, secondo la quale lo Stregone non sarebbe morto per mano di un uomo. Aragorn intanto intervenne con l'Esercito Grigio e i rinforzi del sud. Con Legolas e Gimli al suo fianco e la spada Andúril, Aragorn si lanciò all'assalto dell'esercito di Mordor e, dopo ulteriori combattimenti, riuscì a sconfiggere le forze nemiche. Dell'esercito di Sauron rimasero solo Esterling e Olifanti. Per sconfiggerli i cavalieri di Gondor bruciarono l'erba nelle loro vicinanze; la vista del fuoco provocò l'imbizzarimento delle gigantesche bestie. Inoltre gli arcieri, guidati da Legolas, colpirono i mostri agli occhi, il loro punto debole. Nella fuga disordinata calpestarono le stesse truppe di Mordor. La battaglia era vinta.


Trasposizione cinematografica


La battaglia dei Campi del Pelennor è uno dei momenti cruciali del film di Peter Jackson Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re. Numerose scene (com'era già avvenuto per le altre battaglie) sono state interamente create tramite la Computer Grafica (Eserciti e paesaggio) dalla Weta Digital grazie ad un software innovativo, Massive, in grado di creare migliaia di comparse digitali (Eserciti di Gondor, Rohan e Mordor in questo caso) dotate di intelligenza artificiale. Tuttavia si notano alcune differenze rispetto al libro:

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