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Martin von Bora è un personaggio letterario creato dalla scrittrice italoamericana Ben Pastor: ufficiale dell'esercito tedesco (Wehrmacht) e agente del servizio informazioni militare (Abwehr), è il protagonista di una serie di romanzi per lo più ambientati durante la Seconda guerra mondiale.
Come ammette la stessa Ben Pastor,[1] il personaggio è parzialmente ispirato alla figura reale del colonnello Claus Schenk von Stauffenberg.
Martin Bora è innanzitutto un soldato, non un vero e proprio investigatore, però grazie alle qualità migliori del suo animo - curiosità, capacità logiche, amore per la verità - si trova spesso ad indagare con successo su crimini di varia natura.

Martin von Bora
UniversoSeconda guerra mondiale
Lingua orig.Inglese
AutoreBen Pastor
EditoreVan Neste Books e altri
1ª app.1999
Editore it.Hobby & Work; Sellerio
1ª app. it.2001
SessoMaschio
Luogo di nascitaEdimburgo (Scozia)
Data di nascita11 novembre 1913
ProfessioneUfficiale di carriera nella Wehrmacht

La famiglia


Martin-Heinz Douglas Wilhelm Friederick von Bora nasce ad Edimburgo l'11 novembre del 1913, all'interno del Consolato tedesco: la madre Georgiana Alexandra "Nina" Douglas (n. 1894), di origine anglo-scozzese, si trovava in città presso i genitori mentre il marito Frederick (n. 1863), famoso musicista, era impegnato a dirigere una serie di concerti a Bayreuth. Il battesimo del bambino avviene nella locale chiesa gesuita.
I genitori di Martin erano cugini tra loro, separati da una differenza di età di circa trent'anni. Il padre muore di cancro alla gola a Boston, durante una tournée americana, quando Martin ha solo sei mesi. Rimasta vedova, al termine dei tre anni di lutto ufficiale, Nina accetta la proposta di matrimonio di un vecchio amico di famiglia, junker della Casa Imperiale austroungarica, il general maggiore dell'esercito Edwin von Sickingen (n. 1868). Il precedente matrimonio di von Sickingen con l'italiana Donna Maria Ascanio era stato annullato nel 1915 a causa di gravi incompatibilità fra i coniugi, aggravate dallo stato di belligeranza tra le rispettive Nazioni; l'anziano soldato, che in seguito proseguirà la sua carriera sino al grado di generale d'Armata, tornerà poi alla vita civile a causa dell'insofferenza nei confronti del nazismo e delle ingerenze politiche in campo militare.
Nina e von Sickingen si sposano a Dresda, nella chiesa di San Francesco Saverio, l'11 aprile del 1917, e vanno a vivere nella residenza di famiglia dei Bora sulla Birkenstrasse, a Lipsia-Lindenau. Questo secondo matrimonio procura a Martin un fratellastro minore, Peter Carrick Franz Wilhelm Edwin Sickingen, nato il 18 giugno del 1918 e destinato a morire l'8 giugno del 1943 in un incidente aereo, durante la campagna di Russia, lasciando la moglie Margaretha Antoinette Hennin (sposata nel maggio del 1941 a Dresda, nella stessa chiesa dove si erano sposati i genitori) e una figlia nata postuma soltanto venti giorni più tardi.
I von Bora (o von Borna) sono una famiglia baronale di origine sassone, lontanamente imparentata con Katharina von Bora, la moglie di Martin Lutero.
Le attività della famiglia, tradizionalmente legate alla proprietà della terra, alla diplomazia e all'esercito, sono infine approdate all'editoria: la Bora Verlag cura l'edizione di volumi di filosofia, storia e religione; un'apprezzata collana riguarda la traduzione in tedesco dei classici stranieri.
I von Bora sono rigidamente cattolici e il loro motto è Fidem Servavi.[2] L'unico membro non cattolico della famiglia è Martina Ashworth-Douglas, la nonna materna di Martin, convertitasi al buddhismo sin dall'inizio del Novecento.


Descrizione psicofisica


Il ciclo di romanzi e racconti con Martin Bora copre un arco temporale che si estende fra il 1936 e il 1944: il personaggio viene dunque seguito dai ventitré ai trentun anni di età.
Bora ha un fisico atletico e longilineo; è alto poco meno di un metro e novanta. Ha capelli corti e scuri, peluria bionda, occhi verdi.
Di aspetto apparentemente più giovane dell'età effettiva, quasi imberbe ancora verso i venticinque anni, Bora possiede in ogni caso un carattere duro e fermo, molto controllato, non esente da dubbi e sofferenze ma sempre governato da un fortissimo senso etico.
Nel corso della narrazione che lo riguarda, a parte poche eccezioni (ricoveri ospedalieri, incontri sessuali, missioni di tipo particolare), Martin Bora compare indossando quasi costantemente la propria uniforme.


Studi e formazione


Martin Bora inizia a studiare privatamente verso i cinque anni. In quello stesso periodo, seguendo le orme del defunto padre, si accosta alla musica: il suo primo insegnante di pianoforte è Lucien Weiss, un ebreo che i Bora aiuteranno poi a fuggire dalla Germania, ma che Martin ritroverà prigioniero e ai lavori forzati a Cracovia, nell'inverno del '39.
Nel 1926 inizia a frequentare il gymnasium a Lipsia: eccelle soprattutto nelle materie umanistiche. Nel 1930 si iscrive alla Facoltà di Filosofia dell'Università di Lipsia, dove nel 1933 si laurea summa cum laude, con una tesi intitolata "L'Averroismo latino e l'Inquisizione". In quegli anni uno dei suoi insegnanti è il vescovo (poi cardinale) Hohmann: i due si incontreranno di nuovo a Roma nel 1944, in tragiche circostanze.
Oltre il tedesco, Bora conosce diverse lingue: greco e latino (legate alla sua formazione culturale di base), ma anche francese, inglese e spagnolo (richieste dalle sue funzioni di interprete per l'Abwehr, in cui entra nel 1936). Dal 1940 le operazioni belliche nei Paesi dell'Europa centro-orientale lo portano a parlare fluentemente alcune lingue slave: in particolare il russo e - in misura minore - l'ucraino. La lingua italiana viene invece acquisita e perfezionata sin dall'infanzia, durante le numerose vacanze trascorse nei dintorni di Roma presso la prima moglie del patrigno, Donna Maria, contessa Ascanio. Sempre in Italia, a Riva del Garda, i nonni materni di Bora possiedono una villa detta La Schiavona, dove nel corso degli anni la famiglia viene ospitata in svariate occasioni.
Tra l'infanzia e l'adolescenza, la formazione di Bora comprende numerosi viaggi: in Italia, come si è detto, ma anche in Francia, in Inghilterra e in Scozia, paese d'origine del ramo materno della famiglia.
A dieci anni, nel 1923, Martin si reca in Giappone con i nonni materni, Franz Augustus e Martina Ashworth-Douglas, inviati in Estremo Oriente come rappresentanti diplomatici. Qualche anno dopo, nel 1928, sarà invece in Svizzera, Austria, Cecoslovacchia e Ungheria al seguito di uno zio acquisito, banchiere e collezionista d'arte.
Importante per lui anche la formazione religiosa: dopo il battesimo, prima comunione nel 1922, cresima nel 1925.


Il matrimonio


Nel 1935 Martin Bora conosce Benedikta (Dikta) von Coennewitz, bella e disinibita, che con lui condivide la passione per l'equitazione. La relazione viene rinnovata nel 1937 e si conclude con un frettoloso matrimonio due anni più tardi, a metà agosto del 1939, poco prima che Martin venga aggregato alla Terza Armata impegnata sul suolo polacco: il 16 agosto avviene la cerimonia civile, il 27 agosto quella religiosa.
I von Coennewitz simpatizzano apertamente per il nazismo, sono protestanti, e le donne della famiglia non godono in genere di ottima fama; la madre di Dikta, Julie Beata, ha divorziato dal primo marito, ambasciatore tedesco in Francia, per fidanzarsi con l'attacchè militare della stessa ambasciata, Moritz Schallenberg. Per tutti questi motivi il patrigno von Sickingen non approva il matrimonio. Martin comunque è molto innamorato della moglie, e malgrado la forzata lontananza continua a rimanerle fedele.
Dikta invece lo ha sposato soprattutto per opportunismo: nel 1944 chiede - e ottiene - l'annullamento del matrimonio presso il tribunale della Sacra Rota, adducendo come motivazione la mancanza di una prole. Tuttavia in seguito Martin scopre che durante la sua assenza Dikta ha abortito per ben tre volte i figli concepiti durante i loro fuggevoli incontri.


Le donne



La carriera militare


Dopo il successo ottenuto negli studi universitari, Martin Bora preferisce la carriera militare a quella accademica.


Onorificenze



Bora e il nazismo


Martin Bora è un ufficiale di carriera tedesco, e come soldato la sua fedeltà alla Patria e all'esercito è indiscutibile. Nei confronti dell'ideologia nazista nutre però forti sentimenti di critica e di repulsione, altrettanto indiscutibili benché ragioni di opportunità e prudenza lo inducano a non renderli troppo palesi.
Il suo patrigno von Sickingen ha risolto il dissidio ideale ritirandosi a vita privata, anche per non danneggiare la famiglia e la carriera militare dei figli con atteggiamenti troppo scopertamente ostili; Bora invece agisce dall'interno, sostenendo l'aspetto militare dell'intervento tedesco mentre ne rifiuta quello politico. Lo disgusta il trattamento riservato agli ebrei (da lui aiutati nascostamente in varie occasioni), e più in generale non approva la sopraffazione e le violenze contro i civili.
È in questa direzione che va anche il suo lavoro all'interno dell'Abwehr, tanto che nel corso del tempo si fa parecchi nemici tra le SS, che su di lui sin dalla fine del 1939 costruiscono un pericoloso dossier. Già agli inizi del 1940 in quel dossier viene apertamente sospettato di essere "politicamente inaffidabile".


Il diario


Sin dai tempi della guerra di Spagna (1936) Martin Bora tiene un diario. Si tratta di un quaderno Walker a fogli mobili rilegato in stoffa, regalatogli dalla nonna materna che lo aveva appositamente ordinato in Inghilterra.
Martin vi scrive in inglese, ma per risparmiare spazio utilizza un corsivo gotico molto piccolo.
Il diario contiene non soltanto la narrazione dei momenti salienti delle sue esperienze belliche ma anche riflessioni personali di tipo più generale.
Dato il carattere privato e potenzialmente rischioso di parecchie annotazioni, il diario viene in genere custodito in una cartella a mano o in cassaforte. Nell'autunno del 1944 tuttavia, quando Martin Bora viene prima interrogato e poi arrestato, il diario cade nelle mani della Gestapo: benché sfrondato – a scopo precauzionale – di molte pagine, diventa ugualmente una prova a carico di Martin, accusato di attività antinaziste e quindi destinato alla deportazione in Germania, e verosimilmente alla fucilazione.



Pur avendo più volte sfiorato la morte nel corso delle sue avventure, Martin Bora sopravvive alla guerra. Quello che per ora è l'ultimo romanzo del ciclo (secondo l'ordine cronologico della narrazione), La Venere di Salò, lo mostra in ritirata, in concomitanza con l'aggravarsi della disfatta tedesca e l'indebolimento della sua stessa posizione personale. Bora è diretto a quella che presumibilmente sarà la sua ultima destinazione: il fronte della Prussia orientale, a contrastare l'avanzata dell'Armata Rossa.
Non è dato sapere cosa gli accada esattamente nel periodo successivo, tuttavia i fatti accennati nel racconto Remedios e gli uomini[5] suggeriscono che Martin Bora, ormai ultraottantenne e citato soltanto per nome, sia ancora vivo e in buona salute verso la fine del XX secolo.


Bibliografia



Romanzi e racconti



Altri racconti



Note


  1. Si veda la Nota dell'autrice intitolata Lo specchio e la memoria, in appendice all'edizione italiana del romanzo Luna bugiarda
  2. Ovvero "Ho conservato la Fede", parole di San Paolo che sente di essere giunto al termine della sua vita e della sua missione, in 2Tm, 4,7. La frase intera recita: Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi, ovvero "Ho combattuto una buona battaglia, ho terminato il percorso, ho conservato la fede".
  3. Ovvero nella Legione Straniera in appoggio ai franchisti.
  4. Su questa promozione il ciclo narrativo contiene una piccola discrepanza: nel racconto Il giaciglio d'acciaio Martin Bora riceve la comunicazione relativa alla promozione il mattino della vigilia di Natale del 1942, ma secondo il precedente racconto La finestra sui tetti, Bora era già maggiore nella primavera dello stesso anno.
  5. In La Morte, il Diavolo e Martin Bora, pp. 277-286.
  6. Il volume non è un romanzo bensì una raccolta di racconti, che solo in parte riguardano Martin Bora. Il personaggio compare in Tri Brata, La finestra sui tetti e Bocca d'Inferno, i tre racconti che costituiscono la Parte Prima, e in Remedios e gli uomini, ultimo racconto della Parte Terza.

Voci correlate


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