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Nastàs'ja Filìppovna Baraškova (in russo: Настасья Филипповна Барашкова?) è uno dei personaggi principali del romanzo L'idiota di Fëdor Dostoevskij.

Nastas'ja Filippovna Baraškova
Anna Proclemer interpreta Nastas'ja Filippovna nel 1959
Nome orig.Настасья Филипповна Барашкова
Lingua orig.Russo
AutoreFëdor Dostoevskij
SessoFemmina
Luogo di nascitaRussia
Data di nascitaXIX secolo

Sebbene di origine aristocratica, bella e intelligente, Nastas'ja Filippovna è agli occhi della società il simbolo della donna perduta, a causa del fatto che ha trascorso quattro anni come concubina dell'aristocratico Tockij, il quale l'ha molestata sin da quando era una ragazzina e lui ne era il tutore[1].


Creazione e sviluppo


Negli anni '60 del diciannovesimo secolo, Dostoevskij vive un periodo di profondo turbamento e di crisi economica; dopo aver perso somme considerevoli di denaro al gioco d'azzardo, ottiene una cifra di quattromila rubli come anticipo per l’uscita di un romanzo sulla rivista Russkij vestnik[2]. Per via di questa commissione, inizia la stesura de L'idiota[2].

Il personaggio di Nastas'ja Filippovna compare nelle prime bozze con il nome di Umeckaja. Su alcuni articoli di cronaca, Dostoevskij ha modo di leggere del processo nel quale è coinvolta la famiglia Umeckij: un'adolescente tenta di dar fuoco alla casa dei propri genitori, a causa dei maltrattamenti subiti e delle vessazioni[3]. Il tentativo di questa giovane ragazza, Umeckaja, di vendicare le violenze subite diventa uno dei tratti caratteristici di Nastas'ja, desiderosa di vendetta a seguito delle violenze di cui è stata oggetto da bambina[2].


Biografia del personaggio



I primi anni


Il padre di Nastas'ja Filippovna è Filipp Aleksandrovič Baraškov, un proprietario terriero, povero e indebitato, delle province centrali della Russia[4]. Ufficiale a riposo di una famiglia di buona nobiltà, Baraškov si allontana dalla proprietà per raggiungere la città capoluogo del distretto per incontrare uno dei suoi maggiori creditori; lo starosta delle sue proprietà lo raggiunge riportandogli la notizia che la casa è bruciata e nell'incendio ha perso la vita anche la moglie. Baraškov muore da lì a tre mesi, dopo essere impazzito[4]. La proprietà viene venduta per saldare i debiti, mentre delle due figlie di Filipp (all'epoca dei fatti di sei e sette anni) si fa carico il vicino di casa Afanasij Ivanovič Tockij, un funzionario in ritiro. La più piccola muore di tosse canina poco dopo e Nastas'ja resta orfana e senza altri affetti familiari[4].


A Pietroburgo


Nastas'ja, che ormai non è più una bambina, si trasferisce a Pietroburgo. Tockij desidera sposare una delle figlie del suo amico, il generale Ivan Epančin. La decisione non lascia Nastas'ja indifferente. Per quietarla, Tockij e Epančin pensano di combinare un matrimonio tra lei e Ganja, il segretario del generale, e comprare il silenzio di Nastas'ja offrendo una dote di 75000 rubli. Nella conversazione tra Epančin e Tockij traspare, inoltre, il desiderio del primo di poter diventare l'amante della giovane Nastas'ja: il generale è ben disposto a dare una delle sue figlie in sposa all'amico e si compiace al solo prefigurare di poter mettere le mani sulla "figlia adottiva" di Tockij[1].

Ljubov' Varjagina (sulla sinistra) interpreta Nastas'ja in una scena del film muto L'idiota (1910)
Ljubov' Varjagina (sulla sinistra) interpreta Nastas'ja in una scena del film muto L'idiota (1910)

Nastas'ja si reca nella casa del generale Ivolgin, padre di Ganja, per poter fare la conoscenza della sua futura suocera, Nina Aleksandrovna. La situazione precipita e la sorella di Ganja, Varvara, dà della svergognata a Nastas'ja; Ganja sta per colpire la sorella con uno schiaffo quando si intromette il principe Lev, giunto in città e affittuario di casa Ivolgin. Quella sera stessa Nastas'ja organizza una festa a casa sua; tra gli invitati figura anche Tockij, e si aspetta il sì definitivo della ragazza alle nozze con Ganja. La festa degenera con l'arrivo di Parfën Rogožin, ragazzo innamorato di Nastas'ja, e della sua banda. Nastas'ja chiede al principe se debba o meno sposare Ganja, e Lev le dice di non farlo; subito dopo, chiede lui stesso la mano di Nastas'ja; sebbene in un primo momento sia sul punto di accettare, rifiuta la proposta del principe e scappa via a Mosca con Rogožin, nell'incredulità generale.


In fuga da Pietroburgo


Il rapporto tra Parfën e Nastas'ja è ondivago. I due sperperano denaro, fanno baldoria insieme, ma frequenti sono i loro litigi e Rogožin finisce anche per usare la violenza su Nastas'ja, picchiandola per la gelosia. Quando ormai si apprestano a convolare a nozze, Nastas'ja fugge via da Parfën e si rifugia a Pietroburgo. Rogožin la insegue e il rapporto tra i due riprende. Nel frattempo Nastas'ja inizia a scrivere delle lettere alla più piccola delle figlie del generale Epančin, la ventenne Aglaja Ivanovna; in queste lettere, Nastas'ja manifesta il suo desiderio di vedere Lev e Aglaja sposarsi.


Gli ultimi giorni


Nastas'ja e Lev hanno modo di rivedersi a Pavlovsk, nei pressi di Pietroburgo e i due decidono di sposarsi. Il matrimonio, però, salta e Nastas'ja fugge via con Rogožin. Dopo qualche giorno Parfën la uccide in casa con il pugnale e, avvertito il principe, gli mostra il cadavere della ragazza.


Aspetto e personalità


Il personaggio di Nastas'ja viene introdotto gradualmente[1][5]: dapprima si fa il suo nome sul treno per Pietroburgo[6], in un secondo momento si descrive il suo dipinto a casa del generale Epančin, e infine viene presentata Nastas'ja in carne e ossa quando fa irruzione in casa Ìvolgin.

Nastas'ja è l'eroina del romanzo, eppure riveste questo ruolo quasi in contumacia. La ragazza sembra controllare gli altri personaggi, ma spesso rimanendo in modo enigmatico lontana dall'azione vera e propria[5].


La bellezza di Nastas'ja


Dostoevskij pone l'accento sull'eccezionale quanto insolita qualità della bellezza di Nastas'ja Filippovna ed esamina il notevole effetto che questa ha su coloro che entrano in contatto con lei per la prima volta[7][5]. Tockij è il primo a rimanere stregato dal fascino di quella che è ancora una bambina di 12 anni, e ne coglie il potenziale per diventare una donna straordinariamente bella; ed è per questo che ritiene conveniente dare a Nastas'ja un'ottima educazione[4]. Parfën Rogožin racconta al principe di non aver chiuso occhio dopo aver visto Nastas'ja la prima volta[6]. Lev, nel vedere il ritratto di Nastas'ja per la prima volta, non solo è colpito dalla sua bellezza, ma con la sua innata sensibilità intuisce l'orgoglio ferito e la sofferenza sul suo viso. Si innamora a tal punto di quell'immagine che inizia a baciare il dipinto. Anche le donne della famiglia Epančin hanno modo di vedere Nastas'ja per la prima volta grazie a quel ritratto; la reazione di Adelaida, la sorella maggiore di Aglaja, è di per sé eloquente: «con una tale bellezza si può rovesciare il mondo!»[8] La bellezza di Nastas'ja, quindi, traspare attraverso diverse prospettive. La ragazza emerge dai resoconti e dalle impressioni degli altri personaggi bella, erratica, orgogliosa, impudente[5].

Myškin percepisce nella bellezza di Nastas'ja una rivelazione divina, l'anima stessa del mondo. Il principe si fa portatore dell'idea che la bellezza salverà il mondo[9], ma è altrettanto consapevole che non può salvare Nastas'ja mentre il suo mondo sembra andare in frantumi e rovesciarsi contro di lei. Lev assiste impotente allo spettacolo degli uomini che professano di amarla, ma che intimamente desiderano soprattutto possedere la sua bellezza, al punto da lottare per lei e fare offerte come se fosse merce al mercato[10]: se da una parte Tockij ed Epančin sono convinti che la ragazza sia in vendita, dall'altra Rogožin e Ganja pensano di poterla comperare.


Il volto e l'iconografia

Di Nastas'ja, e in particolare del suo volto, Dostoevskij offre una descrizione molto accurata; le parole dell'autore russo sul dipinto sono l'unico esempio in tutto il romanzo in cui un volto umano viene descritto così in dettaglio[11]. Nel ritratto che Ganja mostra a Epančin e a Lev, Nastas'ja appare di una bellezza abbagliante e fuori dall'ordinario[4]: magra di viso e pallida, con i capelli di colore castano scuro e acconciati con semplicità, gli occhi ardenti, scuri e profondi, le guance scavate, la fronte pensosa, l’espressione del volto appassionata, orgogliosa, altera[12].

Sono evidenti i richiami alla ritrattistica della Madonna occidentale (dalle sembianze più umane rispetto all'iconografia classica orientale, più stilizzata). Nell'espressione del volto di Nastas'ja traspaiono orgoglio e sofferenza tali da indurre il principe Myškin a baciare l'immagine: questa scena va letta con gli occhi del cristiano ortodosso, per il quale il volto umano rispecchia le fattezze divine di Dio e l'icona rappresenta un punto di contatto tra l'umano e il divino[11].


La polifonia di Nastas'ja


Il dramma del personaggio di Nastas'ja Filippovna deriva dalla netta contraddizione tra la sua innocenza, ampiamente riconosciuta dal protagonista del romanzo, il principe Lev, e l'atteggiamento della società che la ritiene portatrice di una corruzione morale irrimediabile, una visione che lei stessa sembra aver abbracciato interiormente[13].

«La voce di Nastas'ja Filippovna, come abbiamo visto, si scinde nella voce che la riconosce colpevole, "donna perduta", e nella voce che la giustifica e l'accetta. La combinazione intermittente di queste due voci riempie i suoi discorsi: ora prevale l'una, ora l'altra, ma nessuna può vincere definitivamente l'altra.»

(Michail Bachtin - Dostoevskij. Poetica e stilistica[14])

Queste due voci si sovrappongono continuamente e vengono alimentate, rafforzate, o anche interrotte dall'interazione con gli altri personaggi della vicenda narrata. Per ripicca delle voci che la condannano o la considerano già una donna perduta, Nastas'ja tende a esagerare, accentuare e persino recitare, rendendo più intensa la sua voce di accusa quasi a voler confermare l'idea che la gente intorno ha di lei[14]. È questo il caso del suo scontro con Nina Aleksandrovna a casa Ìvolgin, o ancora il suo atteggiamento libertino e lascivo quando accoglie Rogožin nella sua abitazione.

Tuttavia, in queste occasioni accade che la voce del principe Myškin, che instaura con lei un dialogo interiore, la conduce in un'altra direzione, la costringe a mutare il proprio tono.


Il ruolo di Myškin e Rogožin

Lev, simbolo per antonomasia della purezza e dell'innocenza, rappresenta per Nastas'ja questa seconda voce, discorde rispetto alla massa; ed è proprio Lev ad affermare senza riserve l'innocenza della ragazza, anche quando questa è completamente immersa nel suo ruolo distruttivo di donna corrotta e si è calata alla perfezione nel ruolo della donna condannata[14]. Questa seconda voce è sufficiente per far dubitare Nastas'ja della propria corruzione, la quale riconosce in Myškin la possibile realizzazione della sua innocenza.

«Non ti avevo forse sognato anch'io? Hai ragione, da molto tempo ti sognavo, fin da quando ero in campagna, da lui, e sono vissuta per cinque anni sola soletta. Pensavo, pensavo, sognavo sempre, e mi immaginavo un uomo buono, pulito, bello e anche un po' stupido come te, che sarebbe venuto d'improvviso e mi avrebbe detto: "Voi non siete colpevole, Nastas'ja Filippovna, e io vi adoro!" E mi abbandonavo tanto a questi sogni, che perdevo la ragione...»

(Fëdor Dostoevskij - L'idiota, I 16. Trad: Licia Brustolin)

Ma Nastas'ja è parimenti spinta da impulsi autodistruttivi e vendicativi, rifiuta di calarsi nel ruolo di corruttrice di bambini come il suo tutore Tockij[15][16]: ella non può accettare la proposta di matrimonio di Lev, non può infine redimersi perché rimane profondamente convinta della propria corruzione.

Di qui la scelta di darsi a Parfёn Rogožin, con il quale e per il quale può compiere l'ultimo passo per diventare la «donna perduta».

Rogožin di certo non è tra coloro che la condannano moralmente, ma la sua folle, morbosa, violenta ossessione attrae il suo impulso autodistruttivo e fa da eco alla voce che la identifica come colpevole.

Per tutto il romanzo Nastas'ja rimane combattuta tra queste due pulsioni intrecciate ma inconciliabili. L'amore del principe, il desiderio di riscatto e la salvazione, da una parte; la morbosità di Rogožin, la violenta passione e la perdizione morale dall'altra.

Parfën (Gian Maria Volonté) e Nastas'ja (Anna Proclemer) prima di fuggire, in una scena dell'ultima puntata dello sceneggiato L'idiota (1959)
Parfën (Gian Maria Volonté) e Nastas'ja (Anna Proclemer) prima di fuggire, in una scena dell'ultima puntata dello sceneggiato L'idiota (1959)

Gli effetti di questa titubanza si fanno sentire su tutti e tre i personaggi. Lev è torturato dalla consapevolezza della sofferenza di Nastas'ja. Parfёn soffre per la crudeltà della ragazza e il disprezzo nei confronti del suo amore, oltre che per la gelosia nei riguardi del principe. E infine Nastas'ja, incapace di accettare sia la sua innocenza sia la sua colpa, in fuga da Rogožin a Myškin e poi da Myškin di nuovo a Rogožin, giungendo lentamente alla follia data l'impossibilità di trovare una soluzione.

Joseph Frank ha sottolineato che «di fronte alla contraddizione insormontabile della purezza interiore e della sua disgrazia esteriore, Nastas'ja Filippovna come personaggio è irrimediabilmente condannata, e funzionerà per far cadere il "suo salvatore", il principe, nella sua stessa tragica fine.»[13]


I sentimenti di Nastas'ja


Nastas'ja, come sottolineato in precedenza, è l'eroina del romanzo ma è una figura che appare molto raramente sulla scena, soprattutto nelle sezioni centrali del romanzo (dalla fine delle prima parte in poi). Di lei si parla quasi sempre in modo indiretto, sotto forma di ricordo, impressione o commento. Di Nastas'ja Filippovna è difficile conoscere i sentimenti poiché la visione offerta al lettore è sempre quella esterna, ovvero mediata dagli occhi dei personaggi che le ruotano intorno[17]. L'unica eccezione appare essere la serie di lettere private che la ragazza invia ad Aglaja, attraverso le quali è possibile accedere, o quantomeno avvicinarsi, alla parte più intima del personaggio; tuttavia, anche queste missive sono presentate al lettore nella loro forma finale e manca del tutto una descrizione dello stato d'animo di Nastas'ja durante la fase di scrittura[17].

Victor Terras sostiene che Dostoevskij ha lasciato aperta la questione dei sentimenti erotici di Nastas'ja; non è per nulla chiaro, infatti, se ne abbia[18]. Probabilmente da adolescente Nastas'ja può aver provato dei sentimenti dalle tinte erotiche per il suo tutore, quando era ancora una ragazza felice e credeva di potersi fidare di lui ed era convinta si prendesse cura di lei. È anche il tradimento di questo suo amore adolescenziale e della sua fiducia di bambina che la porta a diffidare e a mettere in discussione la sua stessa sessualità e la motivazione degli uomini che la desiderano[16].

Nelle sue lettere, inoltre, Nastas'ja si dichiara "innamorata" di Aglaja, che vede forse come una versione intatta di se stessa, ovvero come lei avrebbe potuto essere se non avesse avuto sulla sua strada Tockij e se fosse cresciuta in un ambiente protetto[16]. Questo tipo di amore professato da Nastas'ja va letto sul piano morale piuttosto che sul piano fisico: nelle opere di Dostoevskij l'amore tra due donne è spesso una reazione contro l'abuso e il tradimento da parte degli uomini che le circondano[19]. Si può inoltre osservare che questa dichiarazione di Nastas'ja possa essere un tentativo di coinvolgere una seconda donna nel suo tormento amoroso[20]. Nel romanzo, infatti, se ci si limita alla vicenda amorosa, i tre personaggi principali Lev, Parfёn e Nastas'ja formano un triangolo; a questo, Nastas'ja con le sue lettere prova a sovrapporne un secondo, ai cui vertici compaiono lei e Lev, come nel caso precedente, e Aglaja (al posto di Parfёn); non va dimenticato che la sua assenza fisica dalle scene contribuisce a dare l'occasione e il tempo necessario a Lev e Aglaja di innamorarsi l'uno dell'altro[20].


Filmografia


In ambito cinematografico il personaggio di Nastas'ja è stato interpretato da Ljubov' Varjagina nel cortometraggio muto L'idiota del 1910, da Edwige Feuillère nel film del 1946 L'idiota, e successivamente da Setsuko Hara nel film del 1951 L'idiota di Akira Kurosawa, dove il personaggio di Nastas'ja prende il nome di Taeko Nasu. Inoltre, Anna Proclemer ha vestito i panni di Nastas'ja nello sceneggiato Rai L'idiota del 1959, mentre Lidija Veleževaja ha interpretato Nastas'ja nella serie tv russa L'idiota del 2003.


Note


  1. Briggs, p. 141.
  2. Castangia, p. 10.
  3. Dostoevskij, Taccuini, p. 755.
  4. Dostoevskij, I, 4.
  5. Matich, p. 398.
  6. Dostoevskij, I, 1.
  7. Briggs, p. 142.
  8. Dostoevskij, I, 7.
  9. Henry Buchanan, Dostoevsky's Crime and Punishment: an aesthetic interpretation, Astra Press, 1996, ISBN 0-946134-48-0, OCLC 879085513.
  10. Briggs, p. 145.
  11. Briggs, p. 137.
  12. Dostoevskij, I, 3.
  13. Frank, p. 581.
  14. Bachtin, V.4.
  15. (EN) Fedor Dostoevskij, The idiot, Wordsworth Editions Ltd, 1996, pp. 152-157, ISBN 1-85326-175-0, OCLC 40870597.
  16. Briggs, p. 146.
  17. Matich, p. 409.
  18. Charles A. Moser e Victor Terras, The Idiot: An Interpretation, in Russian Review, vol. 51, n. 2, aprile 1992, pp. 266, DOI:10.2307/130700. URL consultato il 21 agosto 2021.
  19. Briggs, p. 147.
  20. Matich, p. 410.

Bibliografia


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- [it] Nastas'ja Filippovna Baraškova

[ru] Настасья Филипповна Барашкова

Наста́сья Фили́пповна Бара́шкова — одна из главных героинь романа Фёдора Михайловича Достоевского «Идиот».



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