Onfale (in greco antico: Ὀμφάλη, Omphàlē) è un personaggio della mitologia greca. Fu una regina della Lidia[1].
Onfale | |
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Nome orig. | Ὀμφάλη |
Sesso | femmina |
Luogo di nascita | Lidia |
Professione | regina della Lidia |
Nel suo mito più noto, ebbe Eracle come schiavo per un anno[2] ed in quel periodo indossò la sua pelle di leone[3].
Figlia di Iardano[1], sposò Tmolo[1] e fu amata da Eracle[4][5] dal quale ebbe i figli Ati[4], Agelao[6] (conosciuto anche come Lamo[5][7]) e Tirreno[8].
Pausania parla di un figlio di Eracle di nome Tirseno ed avuto con "la donna della Lidia" che presumibilmente corrisponde ad Onfale[9].
Secondo Apollodoro successe al trono di Lidia dopo la morte del marito Tmolo[1], mentre secondo Diodoro Siculo era già regina dei Meoni (poi chiamati Lidi) prima di sposarsi[5].
Per volere di un oracolo ebbe Eracle come schiavo[5] e si vestì con la sua pelle di leone, resse la sua clava e gli fece filare la lana[3].
In seguito gli comandò di catturare e punire i ladri che infestavano la sua terra ed egli per lei ne uccise alcuni (tra cui Sileo e la figlia Senodoce[1]) e catturò e le consegnò i due Cercopi. Onfale quindi, soddisfatta dei suoi servizi lo liberò[5].
Dopo qualche tempo sposò Eracle ed insieme si recarono nel bosco di Dioniso per celebrare i suoi riti. Durante la notte Onfale coprì Ercole con i suoi vestiti in un letto dell'accampamento dove fu sorpreso da Pan (che credeva nel letto ci fosse lei e vi s'infilò nudo) ma Ercole lo scacciò[10].
«… lavorò con la leggera conocchia, torcendo con la sua mano tremenda l'umido stame. Egli, appunto, depose dalle spalle la spoglia della fiera nemea, la mitra strinse la sua chioma, e si ridusse a far lo schiavo, con gl'irti capelli bagnati di mirra Sabea» |
(Seneca, Ercole sul Monte Oeta) |
«Mirasi qui fra le meonie ancelle favoleggiar con la conocchia Alcide. Se l'inferno espugnò, resse le stelle, or torce il fuso; Amor se li guarda e ride. Mirasi Iole con la destra imbelle per ischerno trattar l'armi omicide, e in dosso ha il cuoio del leon, che sembra ruvido troppo a sì tenere membra.» |
(Torquato Tasso, Gerusalemme liberata) |
«Posa giù del lione il fero spoglio Ercole e veste di feminea gonna: colui che 'l mondo da grave cordoglio avea scampato, et or serve una donna: e può soffri d'Amor l'indegno orgoglio, chi con gli omer già fece al ciel colonna: e quella man, con che era a tener uso la clava poderosa, or torce un fuso.» |
(Angelo Poliziano, Le Stanze) |
«Tale già si ridea del fiero Alcide Onfale allor che in femminili spoglie deposto del leon l'ispido vello, squarciava e manti e gonne, e colla mano troppo grave rompea cembali e fusi» |
(Stazio, Tebaide) |
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