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Il romanzo La storia infinita, scritto da Michael Ende nel 1979, è ambientato principalmente in un mondo fittizio chiamato Fantàsia (Phantásien nell'originale tedesco), con alcune scene che si svolgono in una località imprecisata del mondo reale (la Terra).


Ambientazioni



Fantàsia


Playa de Monsul (Andalusia, Spagna), uno dei luoghi che ha funto da ambientazione di Fantàsia nel film
Playa de Monsul (Andalusia, Spagna), uno dei luoghi che ha funto da ambientazione di Fantàsia nel film

Fantàsia è un universo regolato da leggi molto diverse da quelle che valgono per il mondo reale. Ad esempio, non ha alcun confine: il regno di Fantàsia si estende in modo illimitato in ogni direzione; inoltre, i vari luoghi di Fantàsia non hanno un posto fisso: la loro "vicinanza" o "lontananza" dipende dalla volontà del singolo di raggiungere un determinato posto. Di conseguenza, è impossibile disegnare una mappa di Fantàsia.

Analogamente allo spazio, anche il tempo è del tutto relativo; in alcuni punti il suo scorrere appare parallelo a quello reale. In altri, invece, lo scorrere del tempo appare più come il dettaglio fittizio di una trama, come quando Graogramàn, appena creato dai desideri di Bastiano, afferma che lui ed il deserto di Goab sono lì "da sempre", e alle obiezioni di Bastiano risponde: "Ma tu non sai che Fantàsia è il Regno delle Storie? Una Storia può essere nuova eppure raccontare di tempi immemorabili. Il passato nasce con lei". Può inoltre accadere che il presente influenzi il passato modificandolo: ad esempio, durante la sua permanenza ad Amarganta, inventando diverse storie Bastiano di fatto crea il passato della città e dei suoi abitanti, e la biblioteca cittadina, inventata sul momento dal ragazzo, viene descritta come "sempre esistita". Lo stesso meccanismo si applica al futuro: in diversi punti del romanzo avviene che l'invenzione e la narrazione da parte di Bastiano producono eventi che si svolgeranno effettivamente (seppure spesso con risvolti imprevisti).

Fantàsia ha un'imperatrice, la cui carica è però del tutto simbolica, dato che non esercita in alcun modo il suo potere; più che una sovrana è una dea, che incarna l'innocenza fanciullesca e che permette a Fantàsia di esistere. Chiunque cercasse di prendere il posto dell'Infanta Imperatrice finirebbe con l'impazzire e sarebbe condotto a un esilio volontario verso la Città degli Imperatori. A Fantàsia esistono vari "Stati" ed entità autonomi (monarchie, repubbliche, comunità tribali e via dicendo), che comunque rimangono devoti all'Infanta Imperatrice.

Per gli abitanti di Fantàsia vi è un solo modo di lasciare il loro mondo e raggiungere la Terra, quello di farsi inghiottire dal "Nulla", il male che piagava Fantàsia quando l'Infanta Imperatrice era ammalata. Il Nulla è una sorta di forza che dilaga in tutto il mondo, distruggendo ogni cosa che incontra; essendo inoltre causa della malattia dell'Infanta Imperatrice, esso minaccia l'esistenza stessa di Fantàsia e dei suoi abitanti, motivo per cui l'Infanta Imperatrice incarica Atreiu di trovare un modo per fermare la piaga.[1] Lasciandosi inghiottire dal Nulla, gli abitanti di Fantàsia vengono tramutati in menzogne, manie e ossessioni.[2] Per gli abitanti della Terra è invece possibile viaggiare da un mondo all'altro anche più volte, con metodi diversi: il protagonista della storia, Bastiano, ad esempio, raggiunge Fantàsia nel momento in cui chiama ad alta voce l'Infanta Imperatrice, e la lascia passando per le Acque della Vita. Viene accennato da Carlo Coriandoli che ci siano anche modi più semplici per raggiungerla.


Luoghi di Fantàsia


Tra i vari luoghi di Fantàsia descritti dal romanzo si ricordano:


Oggetti



Note


  1. Michael Ende, La chiamata di Atreiu, in La storia infinita, traduzione di Amina Pandolfi, illustrazioni di Antonio Basoli, Claudia Seeger, Milano, Longanesi, 2018 [1981], pp. 43-44, ISBN 9788830451513.
  2. Lorenzo Vannucci, Never Ending Story: il nulla come metafora del mondo contemporaneo, su iltermopolio.com, 22 aprile 2016. URL consultato il 30 maggio 2019.
  3. Lois Parkinson Zamora, Wendy B. Faris, Magical realism: theory, history, community, Durham, Duke University Press, 1995, pag. 239.
  4. Edward A. Levenston, The stuff of literature: physical aspects of texts and their relation to literary meaning, Albany, State University of New York, 1992, pag. 101.
  5. Scritto sempre a lettere maiuscole sin dalla prima comparsa del nome (a pagina 43 nell'edizione italiana).
  6. "Ma molti non osavano nemmeno pronunciare quel nome, lo chiamavano il Pantakel o semplicemente il Gioiello o, ancor più semplicemente, lo Splendore" (Michael Ende, La storia infinita, «II. La chiamata di Atreyu», 1979, pag. 43).
  7. "Questo luogo è AURYN" (Michael Ende, op. cit., «XXVI. Le Acque della Vita», pag. 432.
  8. Agathe Lattka, Wiederkehr der Romantik? Eine Untersuchung Michael Endes Roman "Die Unendliche Geschichte", GRIN Verlag, 2005, pag. 28.

Voci correlate


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