Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (Christiane F. - Wir Kinder vom Bahnhof Zoo) è un film del 1981 diretto da Uli Edel.
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Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino | |
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Natja Brunckhorst interpreta la protagonista, Christiane Vera Felscherinow | |
Titolo originale | Christiane F. - Wir Kinder vom Bahnhof Zoo |
Lingua originale | Tedesco |
Paese di produzione | Germania Ovest |
Anno | 1981 |
Durata | 140 Minuti |
Dati tecnici | Colore rapporto: 1,77:1 |
Genere | drammatico |
Regia | Uli Edel |
Soggetto | Horst Rieck |
Sceneggiatura | Herman Weigel |
Produttore | Hans Weth |
Produttore esecutivo | Bertram Vetter |
Casa di produzione | Euro Video |
Distribuzione in italiano | Koch Media |
Fotografia | Justus Pankau |
Montaggio | Jane Seitz |
Effetti speciali | María Luisa Pino |
Musiche | Jürgen Knieper |
Scenografia | Holger Scholz |
Costumi | Myrella Bordt |
Trucco | Colin Arthur |
Art director | Udo Gaidosch |
Character design | Harald Muchametow |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Il film, ispirato alla storia vera di Christiane Felscherinow, è ambientato tra il 1975 e il 1977;[1] la sceneggiatura è tratta dal quasi omonimo libro e contribuì alla fama della storia di Christiane, rendendo nota nel mondo occidentale la piaga della tossicodipendenza giovanile e quella della (spesso conseguente) prostituzione minorile.
Christiane vive con la madre separata nel quartiere dormitorio di Gropiusstadt, a Berlino Ovest, situazione che si aggrava per la decisione di sua sorella di andare a vivere con il padre e per la frequentazione materna con tale Klaus, nonostante questi si mostri con lei gentile ed affettuoso, tanto da regalarle un disco del suo cantante preferito, David Bowie. Per sfuggire allo squallore della sua vita quotidiana, Christiane passa le serate con la compagna di classe Kessi alla centralissima discoteca Sound. Qui, una sera, assume per la prima volta dell'LSD, e fa conoscenza di Detlef e i suoi amici Axel e Bernd.
Il suo diversivo diventano le notti al locale, assumere droghe e compiere bravate con i ragazzi. Una mattina presto, la madre di Kessi vede le due ragazze a una fermata della metropolitana, scoprendo le loro bugie e proibendo alla figlia la frequentazione del gruppo. Christiane, sempre più sola, apprende che i suoi amici, e in particolare Detlef, di cui si è innamorata, fanno uso di eroina; durante il concerto berlinese di David Bowie, decide così di provare lei stessa la sostanza per inalazione. La ragazza passa una notte con Detlef, ospite del suo amico Axel. Il ragazzo le fa scoprire che per procurarsi la droga, loro si prostituiscono, anche per uomini molto maturi, nei pressi della Bahnhof Zoo. Il giorno del suo quattordicesimo compleanno, Christiane si tinge i capelli di rosso e ospita a casa sua Babsi, una ragazza più giovane di lei e anch'essa caduta nel giro di droga, e raggiunto Detlef alla stazione compie il proprio "grande salto", iniettandosi dell'eroina in vena.
Da allora in poi, Christiane passa le notti a casa di Axel, dormendo assieme a Detlef ed avendo rapporti sessuali. Arriva presto la prima crisi d'astinenza e, data la mancanza di soldi per procurarsi la dose, Christiane si prostituisce per la prima volta, masturbando un uomo per cento marchi. La madre di Christiane si accorge che la ragazza è una tossicodipendente e decide di occuparsi di lei e di Detlef, chiudendoli in una stanza per alcuni giorni e facendoli disintossicare tra atroci sofferenze.
Il beneficio dura poco. I due ragazzi tornano alla stazione e ricadono nella droga e quindi nella prostituzione per procurarsela. Tornati a casa di Axel, i due ragazzi trovano il loro amico morto di overdose. La disperazione aumenta e i due iniziano a litigare, separandosi per un certo tempo.
Christiane vende tutti i suoi dischi e torna a prostituirsi sulla Kurfürstenstraße, scambiandosi spesso i clienti con Babsi e Stella. Un giorno corre alla stazione alla ricerca di Babsi. Chiedendo ai bucomani che incrocia nella stazione, Christiane apprende da un giornale che la sua amica è morta per overdose. Ciò nonostante, l'eroina l'ha resa ormai così insensibile che non riesce nemmeno a piangere, solo a essere triste, con momenti alterni di profonda apatia. Successivamente, durante la sua permanenza notturna a casa di un cliente insieme a Detlef, la ragazza lo vede venir meno ad un loro tacito accordo: infatti lo becca a concedersi completamente all'uomo da cui sono ospitati.
Disperata, decide di suicidarsi con una dose di eroina superiore al consueto, ma fallisce.
L’epilogo la vede nei pressi di Amburgo, a Kaltenkirchen, dove la ragazza è stata portata dalla nonna e dalla zia per seguire un ciclo lungo un anno di terapia disintossicante.
Il film è stato girato alla stazione di Berlino Giardino Zoologico (il luogo nel quale si sono svolti la maggiore parte degli eventi narrati nella biografia memorialistica), all'Europa-Center di Charlottenburg e nel Märkisches Viertel di Berlino Ovest. Le riprese fuori Berlino sono state girate a Königslutter am Elm in Bassa Sassonia[2].
Vi furono alcuni problemi per le scene del concerto di Bowie: durante le riprese il cantante si trovava infatti negli Stati Uniti e non poteva interrompere il tour per tornare in Europa; fu così che la troupe volò a New York nell'ottobre 1980 per registrate parte del concerto statunitense, modificando il locale dove suonava, l'Hurray Club, per renderlo simile ad un locale berlinese; per le riprese della folla vennero invece utilizzate scene tratte da un concerto degli AC/DC.
Il regista originale era Roland Klick, ma venne licenziato a due settimane prima dell'inizio delle riprese a causa di alcuni contrasti con il produttore Bernd Eichinger; venne quindi rimpiazzato da Uli Edel, qui al suo esordio nel lungometraggio.
La colonna sonora del film, pubblicata in Germania nell'aprile 1981 dalla RCA, presenta brani del periodo berlinese (1976-1979) di David Bowie. Oltre a Helden, versione tedesca di "Heroes", l'album include canzoni tratte dagli LP Station to Station (TVC 15 e Stay), Low (Warszawa), "Heroes" (V-2 Schneider e Sense of Doubt), Stage (Station to Station) e Lodger (Boys Keep Swinging e Look Back in Anger). Nel Regno Unito l'album non ha mai avuto una pubblicazione ufficiale, nonostante sia stato importato da Germania, Francia (dove fu chiamato Moi, Christiane F., 13 ans, droguée, prostituée...) e Italia, mentre è apparso negli Stati Uniti con la traduzione Christiane F. – We Children from Bahnhof Zoo.
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«Il film - dopo aver ricevuto critiche 15 anni fa - si distingue per la sincerità e lo sforzo di capire abbastanza positivo dei prodotti speculativi di materia simile, ma questo non sa liberarsi del tutto dagli stereotipi sui giovani, il consumo di droga e prostituzione. Esso ha anche incamerato ogni tanto il fascino abbagliante dell'ambiente.» |
(Lexikon des Internationalen Films, 1996) |
«Io non voglio essere ingiusto. Nessuno vorrà in futuro un film che spinge ancora di più i bambini verso la droga e la prostituzione. L'idolatrare segretamente la figura di Christiane F., che lo ha portato al Schloßtheater di Moers lo scorso autunno, l'auto-drammatizzazione quindi non si è rivelata e non avviene, dopo tutto, nel film di Ulrich Edel. Ma questo da solo non è sufficiente per 132 minuti.» |
(Hans-Christoph Blumenberg su Die Zeit, 3 aprile 1981) |
«Il film Christiane F. bypassa quasi tutti i fattori che è necessario conoscere per comprendere la genesi del comportamento farmaco dipendente. Qualora abbia la pretesa di educare nella prevenzione, la sceneggiatura e la successiva discutibile realizzazione scenica perché la strategia di deterrenza plausibile che è stato a lungo provato sia nella prevenzione della droga, nonché in materia di istruzione generale risulta inefficace. Peggio ancora, in determinate circostanze, possono anche avere un effetto stimolante. Questa tendenza non è meno supportata da una estetizzazione acritica della tossicodipendenza, che in alcune scene tende quasi alla glorificazione dei personaggi principali.» |
(Friedrich Koch, Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, un film per educare sulle droghe?, Amburgo, 1992) |
La trama del film è molto semplificata rispetto al libro e non rende giustizia alla profondità del testo. Infatti la maggior parte delle riflessioni di Christiane sulla società, le sue osservazioni sul benessere occidentale di quegli anni, sui giovani, sulla droga, ecc. - in breve, la sua visione del mondo - non vedono assolutamente la luce nelle scene del film.
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