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Dies irae è un film del 1943 diretto da Carl Theodor Dreyer.

Dies irae
Thorkild Roose e Lisbeth Movin.
Titolo originaleVredens Dag
Lingua originaledanese
Paese di produzioneDanimarca
Anno1943
Durata97 minuti
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generedrammatico
RegiaCarl Theodor Dreyer
SoggettoHans Wiers-Jenssens (dramma teatrale)
SceneggiaturaCarl Theodor Dreyer
ProduttoreCarl Theodor Dreyer, Tage Nielsen
Casa di produzionePalladium Productions
FotografiaKarl Andersson
MontaggioAnne Marie Petersen, Edith Schlüssel
MusichePoul Schierbeck
ScenografiaErik Aaes
CostumiKarl Sandt Jensen, Olga Thomsen
Interpreti e personaggi
  • Lisbeth Movin: Anne Pedersdotter
  • Thorkild Roose: reverendo Absalon Pederssøn
  • Preben Lerdorff Rye: Martin
  • Preben Neergaard: Degn
  • Anna Svierkier: Marte Herlofs
  • Sigrid Neiiendam: Merete
  • Olaf Ussing: Laurentius
  • Albert Høeberg: il vescovo
Doppiatori italiani
  • Rosetta Calavetta: Anne Pedersdotter
  • Lauro Gazzolo: reverendo Absalon Pederssøn
  • Giuseppe Rinaldi: Martin
  • Lydia Simoneschi: Marte Herlofs
  • Wanda Tettoni: Merete
  • Nando Gazzolo: Laurentius

Il film è stato prodotto e girato in Danimarca durante l'occupazione nazista.

Tratto dal dramma teatrale Anne Pedersdotter (1906) del norvegese Hans Wiers-Jenssen, è il quarto film sonoro del regista ed è considerato come una delle massime espressioni della sua arte, "una vetta nell'itinerario di Dreyer e nella storia del cinema"[1].


Trama


Nella Danimarca del 1623, il pastore di una piccola comunità, Absalon Perderssön è sposato con la giovane Anne. Quando Anne era ancora una bambina, sua madre venne scagionata dall'accusa di stregoneria, proprio per intervento del rispettatissimo pastore.

Marte Herlofs è un'anziana che, accusata di essere una strega, evita il linciaggio rifugiandosi in casa di Absalon. È convinta di ricevere protezione perché sa del segreto di Absalon. Il vecchio pastore infatti salvò la mamma di Anne pur sapendo che era una strega, proprio per poter avere un giorno la mano di sua figlia.

Marte invoca l'aiuto di Anne, rendendola cosciente delle sue ascendenze da strega, poi confessa e viene portata al rogo, senza svelare il segreto di Absalon.

Absalon è sempre più tormentato dal suo passato mentre Anne, che intanto mostra interessi per le arti magiche, si lascia andare all'amore per il figliastro Martin.

Quando rivela a suo marito la verità, il suo desiderio di liberarsene si avvera: Absalon muore improvvisamente. Merete, l'anziana madre del pastore, la accusa di maleficio e finisce per convincere lo stesso Martin della natura di strega della sua amante/matrigna.

Il dolore dato dalla mancata fiducia del suo amante fa venir meno ad Anne la voglia di lottare di fronte ad accuse ingiuste e oltraggiose. Così in un finale tragico e sorprendente, la donna si autoaccusa e, con un coraggio esemplare, si prepara al rogo.


Commento


Il rigore stilistico di Dreyer raggiunge una delle vette più elevate in questa perfetta ricostruzione storica della Danimarca del Seicento.

Dopo aver girato Vampyr, Carl Theodor Dreyer intende realizzare nuovi film basati su una tecnica più teatrale rispetto a quella impiegata nei lavori precedenti[2], senza per questo scadere in quel genere che, quasi sempre in senso spregiativo, viene definito “teatro filmato”. Dies Irae è il primo dei tre lungometraggi che il regista dirige sulla base di questa sua nuova idea.

Le lunghe sequenze girate in interni, l'intensità dei volti incorniciati dai primi piani, le scenografie essenziali e austere sono elementi riscontrabili in tutta l'opera di Dreyer anteriore a Dies irae; ma con questo film egli porta a compimento quel “realismo d'atmosfera”[3] e quella “tensione che si crea nella calma”[1] che saranno successivamente ripresi con esiti altrettanto notevoli in Ordet e Gertrud.

La prevalenza delle riprese in interni sottolinea il senso di oppressione che incombe sui vari personaggi del film e le poche scene girate all'aria aperta, lungi dall'essere liberatorie, contribuiscono ad accrescere quella medesima sensazione. Anche se i protagonisti possono concedersi qualche istante di libertà camminando nei campi o riposando lungo le rive del fiume, si comprende facilmente che questi brevi momenti non sono altro che temporanee sospensioni nella continuità di una vita impregnata di convenzioni religiose e dominata da rigidi rapporti gerarchici[4].

L'universo di Dies irae è un universo chiuso[5], dove le persone vivono strette le une accanto alle altre nelle città o in piccoli villaggi circondati dagli immensi spazi spopolati in cui la natura (e quindi l'ignoto) regna incontrastata. I paesaggi rurali possono pertanto divenire una potenza ostile (come nella scena in cui Absalon ritorna a casa attraversando la campagna spazzata dal vento) o recare in sé il presagio dell'incertezza e della solitudine (Anne abbandonata da Martin in un prato avvolto da una fitta nebbia).

In Dies irae ogni rappresentazione è totalmente funzionale al pensiero del regista, che si propone di riorganizzare la realtà da un punto di vista completamente antinaturalistico[4] per dare il massimo rilievo agli aspetti drammatici della sua opera filmica. Perfino la Storia si piega a questo ideale cinematografico: la stessa ricostruzione scenografica della Danimarca secentesca, benché molto accurata, è ben lontana dal limitarsi a un semplice procedimento di riproduzione degli ambienti domestici e degli usi e costumi di quell'epoca.

Dreyer stabilisce una connessione tra la cultura e la mentalità del XVII secolo e quelle del XX, arrivando a mostrare la stregoneria e la magia come fenomeni attuali e “reali”[6] e rendendo in tal modo esplicito il conflitto interiore tra l'aspirazione degli uomini a condurre una vita religiosamente onesta e il loro bisogno di assecondare i propri istinti e le proprie passioni.

Ricorrono alcuni temi cari al regista e già presenti ne La passione di Giovanna d'Arco, primo fra tutti quello della figura femminile che soffre a causa della società in cui vive e dalla quale non può fuggire se non con l'accettare la morte o col ritirarsi in solitudine (come farà Gertrud, altro personaggio femminile protagonista del film omonimo di Dreyer).

Esplicita la condanna all'intolleranza, alla superstizione e all'insensibilità umana, ma è nel gioco psicologico molto profondo e pieno di ambiguità che questo film sorprende continuamente concludendo con un atto eroico la vita di un personaggio che, sino a quel momento, tutto aveva fuorché dell'eroina.

Non risulta riduttiva nell'analisi dei tanti significati di questo film, la contestualizzazione con il momento nel quale la pellicola è stata girata. La Danimarca era sotto il dominio nazista, dopo che, tre anni prima, aveva subito l'invasione con una rassegnazione che fa il paio con l'accettazione del dolore di Anne, condannata ingiustamente.


Curiosità



Note


  1. Il Morandini 2000 - Dizionario dei film, Zanichelli, Bologna, 1999.
  2. David Bordwell, Kristin Thompson, Storia del cinema e dei film, vol. II, Editrice Il Castoro, Milano, 1998.
  3. Enciclopedia Garzanti dello Spettacolo, Garzanti, Milano, 1977.
  4. Pier Giorgio Tone, Carl Theodor Dreyer, collana Il Castoro Cinema, La Nuova Italia, Firenze, 1978.
  5. Siegfried Kracauer, Teoria del film, Il Saggiatore, Milano, 1995.
  6. “È come se Dreyer credesse nella stregoneria”, scrive Georges Sadoul nel suo Dizionario dei Film (Sansoni, Firenze 1990).

Bibliografia



Collegamenti esterni


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На других языках


[de] Tag der Rache

Tag der Rache ist ein dänisches Filmdrama von Carl Theodor Dreyer aus dem Jahr 1943. Die Literaturverfilmung basiert auf dem Theaterstück Anne Pedersdotter von Hans Wiers-Jenssen, das wiederum durch den historischen Fall der Anne Pedersdotter inspiriert wurde.

[en] Day of Wrath

Day of Wrath (Danish: Vredens dag) is a 1943 Danish drama film directed by Carl Theodor Dreyer and starring Lisbeth Movin, Thorkild Roose and Preben Lerdorff Rye. It is an adaptation of the 1909 play Anne Pedersdotter by Hans Wiers-Jenssen, based on a 16th century Norwegian case. The film tells the story of a young woman who is forced into a marriage with an elderly pastor after her late mother was accused of witchcraft. She falls in love with the pastor's son and also comes under suspicion of witchcraft.
- [it] Dies irae (film)

[ru] День гнева (фильм, 1943)

«День гнева» (дат. Vredens dag) — датский художественный фильм, снятый режиссёром Карлом Теодором Дрейером по основанной на реальных фактах пьесе норвежского писателя Ханса Вирс-Йенсена «Анна, дочь Петера» в 1943 году, во время фашистской оккупации. Единственный полнометражный фильм Дрейера, вышедший на экраны между 1932 и 1955 годами.



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