Dolor y gloria è un film del 2019 scritto e diretto da Pedro Almodóvar. Presentato in concorso al Festival di Cannes ottiene il premio per la migliore interpretazione maschile assegnato al protagonista Antonio Banderas.
Salvador Mallo è un acclamato regista che ha raggiunto la fama da diversi decenni, ma che da molto tempo si trova in declino fisico e artistico: soffre infatti di un gran numero di malattie, molte delle quali psicosomatiche, che gli causano gran dolore nelle azioni quotidiane e gli impediscono di lavorare; inoltre da qualche tempo non riesce a deglutire senza strozzarsi. Il regista vive così una vita vuota nel ricordo delle sue antiche glorie.
Un giorno viene contattato per presenziare a un cineforum in cui verrà proiettato Sabor, il suo primo film, al quale viene invitato anche Alberto, suo ex amante e protagonista: i due non si parlano dall'uscita della pellicola a causa di dissapori intercorsi durante la lavorazione. Salvador lo va a trovare per proporgli di collaborare e tra i due si instaura un rapporto molto teso, durante il quale si fa iniziare da Alberto all'eroina, trovandovi una soluzione ai propri mali.
Una serie di flashback mostrano l'infanzia di Salvador, bambino povero ma molto intelligente per la sua età, versato nello studio e nelle arti; insieme al padre e alla madre Jacinta si era trasferito a Paterna in cerca di una vita migliore. Qui la famiglia si era ridotta a vivere in una grotta intonacata, ma - nonostante la povertà - Jacinta era riuscita a dargli sempre il meglio che la vita potesse offrire: Salvador era divenuto così insegnante di Eduardo, un ragazzo più grande analfabeta, che prendeva lezioni di lettura, scrittura e matematica da lui in cambio di lavori domestici. Successivamente la madre era riuscita ad accordarsi con un sacerdote per farlo entrare in seminario allo scopo di fargli ricevere una buona istruzione, ma Salvador, che non voleva diventare prete, non aveva mai accettato questa scelta.
Nel presente, durante la proiezione di Sabor (alla quale partecipa solo via telefono per la paura di essere visto nelle pietose condizioni psicofisiche in cui versa), Salvador rivela che la rottura tra lui e Alberto era dovuta al fatto che l'attore fosse dipendente dall'eroina, cosa che aveva compromesso la performance del film. L'uomo va via indignato, ma Salvador decide di chiedergli scusa e gli dona il copione di Adicción (Dipendenza), un monologo teatrale autobiografico che aveva scritto anni prima. Alberto lo porta in scena spacciandolo, sotto richiesta di Salvador, per una sua opera.
A una replica dello spettacolo assiste casualmente Federico, il primo amore di Salvador, con il quale aveva avuto un'intensa relazione prima della realizzazione di Sabor, e che il regista aveva lasciato a causa della sua dipendenza dalla droga, sentendosi tuttavia sempre in colpa per averlo abbandonato. Sentendo il monologo, l'uomo si riconosce nella storia raccontata e capisce che il testo sia di Salvador e non di Alberto, così chiede a quest'ultimo i recapiti del suo antico amore. Federico e Salvador si incontrano e passano una notte a parlare, chiarendosi a distanza di molti anni. Federico, che si è trasferito a Buenos Aires ed è ora sposato con una donna, lo assolve dalle sue colpe dicendogli quanto in realtà sia stato importante per la sua redenzione. L'affetto e la passione tra i due sono ancora vivi, ma Salvador rifiuta di avere un rapporto sessuale con lui; tuttavia quell'incontro lo spinge ad abbandonare definitivamente l'eroina e a farsi visitare per rimediare a tutti i suoi dolori.
Salvador scopre che la disfagia di cui soffre non è dovuta a un tumore, come temeva, ma a una rara forma di osteofitosi, che può essere risolta con un semplice intervento chirurgico. Sollevato da questa notizia, il regista rivela alla sua assistente Mercedes di non aver mai superato la morte di sua madre, che poco prima di morire gli aveva rivelato di essere delusa dalla sua omosessualità, né il proprio risentimento per averlo fatto entrare in seminario. La donna era morta prima che lui potesse adempiere all'ultima promessa che le aveva fatto, ossia di riportarla a Paterna perché vi morisse.
Prima di sottoporsi all'operazione, Salvador trova in una galleria d'arte popolare un acquerello che lo ritrae da bambino. Un altro flashback mostra il momento in cui Eduardo, durante una pausa dei lavori a casa di Salvador, lo aveva ritratto; poco dopo il ragazzo, molto legato al bambino, aveva chiesto di potersi lavare: alla vista del suo corpo nudo, Salvador era svenuto, preso da una gran febbre. Quando Jacinta era rientrata, aveva trovato il figlio a letto e lo schizzo dell'acquerello di Eduardo, comprendendo il legame tra i due. Nel presente, Salvador acquista l'acquerello e vi trova scritta dietro una lettera che Eduardo gli aveva inviato mentre lui si trovava in seminario: Jacinta glielo aveva tenuto nascosto nella speranza di non fomentare la sua omosessualità. Salvador rivela a Mercedes di non voler cercare Eduardo, ma desidera scrivere un film ispirato a questa storia, che intitolerà El primer deseo, ossia Il primo desiderio.
L'ultimo flashback del film mostra una scena già vista all'inizio, con Salvador bambino e Jacinta accampati in una stazione ferroviaria e lui che le chiede se a Paterna troveranno un cinema. L'inquadratura poi si allarga per rivelare un set: le scene ambientate nel passato in realtà fanno parte del film che Salvador, nuovamente in forma, sta dirigendo.
Promozione
Il primo trailer è stato diffuso online il 31 gennaio 2019, accompagnato dal brano di Pino DonaggioCome sinfonia, interpretato da Mina.[1] Il 18 aprile è uscito il nuovo trailer in italiano.
Distribuzione
Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche spagnole il 22 marzo 2019 da Sony Pictures Releasing.[2] È stato presentato in concorso alla 72ª edizione del Festival di Cannes.[3]
In Italia, il film è stato distribuito dalla Warner Bros. a partire dal 17 maggio 2019.[4]
Espedienti narrativi
Il ventiduesimo film di Pedro Almodóvar rappresenta un ampio affresco autobiografico della vita del regista spagnolo. Lo stesso Almodóvar ha sostenuto, nel corso della presentazione del film al Festival di Cannes, che il "tasso di autobiografia [che] c'è inDolor y gloria [...] sul fronte dei fatti è il 40 per cento, ma per quello che riguarda un livello più profondo, si tratta del 100 per cento" [5]. Almodóvar immerge completamente il protagonista del film, Salvador Mallo, in quelle che sono state le sue esperienze di vita realmente vissute: "In tutti i posti dove il personaggio di Antonio [Banderas, ndr] è stato, ci sono stato anche io, la casa di Salvador è una copia della mia, ci sono i miei mobili, i miei quadri, tutto quello che nel film non ho vissuto potrei però averlo vissuto" [5].
Il regista spagnolo nega comunque di aver fatto uso di eroina o di aver pronunciato alcune frasi nei confronti della madre, come invece fa Salvador Mallo nella pellicola. Dolor y gloria è in definitiva un film catartico per Almodóvar, il quale ribadisce il potere salvifico che il cinema ha avuto in tutta la sua vita: "Sia il personaggio che io viviamo il grande problema di credere di non poter vivere senza il cinema, proviamo il grande senso di smarrimento che può venire dalla crisi di ispirazione e anche dalla sensazione di non poter tornare sul set per dolori fisici e la depressione. È la mia paura più grande, convivo con questo fantasma. Quando nel monologo lui dice 'il cinema mi ha salvato' è esattamente quello che è successo a me" [5].
Riconoscimenti
Antonio Banderas con il premio Goya vinto per Dolor y gloria
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