Vittorio De Bisogno: direttore della rete televisiva
Fabrizio Fontana: onorevole Tartina
Laurentina Guidotti: segretaria di produzione
Giorgio Iovine: facchino dell'albergo
Isabelle Therese La Porte: presentatrice tv
Luigi Leoni: sindaco
Luciano Lombardo: prete nudo
Mariele Loreley: giornalista
Elena Magoia: critica letteraria
Franco Marino: impresario Nanetti
Mauro Misul: editore
Jurgen Morhofer: chitarrista rock
Pippo Negri: inventore delle mutande
Antonietta Patriarca: signora Silvestri
Nando Pucci Negri: assistente del direttore
Luigi Rossi: uomo pluridecorato
Franco Trevisi: capitano dei carabinieri
Patti Vailati: Patti la segretaria
Narciso Vicario: presidente della rete televisiva
Hermann Weisskopf: professore Karl Rulph Noiburg
Marcia Sedoc: assistente del professore
Daniele Aldrovandi: Marty Feldman
Ennio Antonelli: cameriere
Claudio Botosso: un intervistatore
Eolo Capritti: Kojak
Mario Conocchia: Conocchia
Gabriella Di Luzio: Gabriella
Rosario Galli: segretaria produzione tv
Barbara Montanari: Bette Davis
Federica Paccosi: ballerina
Alex Partexano: marinaio
Leonardo Petrillo: Marcel Proust
Moana Pozzi: se stessa
Ferruccio Castronuovo: assistente tv
Doppiatori originali
Alberto Lionello: presentatore Tv
Gianni Bonagura: Totò
Mario Maranzana: Frate volante
Corrado Gaipa: L'ammiraglio Aulenti
Marco Bresciani: Travestito
Oreste Lionello: presidente della rete televisiva, Woody Allen, scrittore
Claudio Capone: un intervistatore
Enzo Liberti: cameriere
Pino Ammendola: onorevole Tartina
Pino Insegno: cameriere
Oreste Rizzini: presidente TV
Solvejg D'Assunta: signora Silvestri, attrici, donna con corona
Carlo Croccolo: signor Guadascone, frate guardiano
Mario Maranzana: frate Gerolamo
Piero Tiberi: Angelo
Trama
Amelia Bonetti e Pippo Botticella in arte Ginger e Fred sono due attempati ballerini di tip-tap, ormai da molto tempo fuori dal giro.
Ginger e Fred vengono coinvolti in una sorta di "operazione nostalgia", per la serata di Natale da una TV privata di proprietà dell'onnimpresente "cavalier Fulvio Lombardoni" (allusione a Silvio Berlusconi). Ma si capisce subito che al centro della scena stanno in realtà la figura del presentatore e la pubblicità.
Mentre Amelia è diventata una signora borghese benestante, vedova, proprietaria di una piccola azienda, ancora in forma, Pippo appare in situazione più precaria: bisognoso di soldi, ha problemi con l'alcool e non sembra in buona salute. Si saprà pure che, dopo aver sciolto la coppia con Ginger, era stato ricoverato per un periodo in un manicomio.
La donna, che era ansiosa di rivedere finalmente il vecchio compagno, appare preoccupata per le sue condizioni.
Pippo, che ha un atteggiamento da contestatore, vorrebbe alla fine del loro numero fare un intervento fuori programma molto critico sull'attuale società, ma poi rinuncia all'idea.
Quando i due vengono chiamati sul palco si verifica un blackout che interrompe il loro numero. Fred, confabulando con Ginger sull'insensatezza della loro presenza al programma, la convince ad andarsene dal palco insieme a lui prima della ripresa del programma. Proprio mentre stanno uscendo e Pippo sta rivolgendo un gestaccio agli spettatori, torna la luce e i due riprendono il loro numero di ballo, terminandolo con molta fatica da parte di Fred e ricevendo alla fine un tiepido applauso. Quando si congedano, Amelia presta soldi a Pippo e l'invita a venirla a trovare. Ma la sensazione è che non si rivedranno mai più.
Colonna sonora
Ginger e Fred segna l'inizio della collaborazione tra Fellini e Nicola Piovani, collaborazione che il regista vorrà proseguire per tutte le sue opere successive.
Controversie
L'iniziale buona accoglienza del film negli Stati Uniti fu attenuata da una causa civile che la vera Ginger Rogers intentò contro il distributore americano della pellicola. Il motivo addotto per tale denuncia fu che l'attrice si sentiva lesa nel suo diritto alla privacy, lamentandosi che il film italiano la dipingeva sotto una falsa luce. La causa si risolse con una completa assoluzione della casa di distribuzione e la corte d'appello statunitense, nel rigettare le accuse di violazione, affermò che Federico Fellini aveva il diritto di esercitare la propria espressione artistica[1]. Al contrario Fred Astaire, che morì poco più di un anno dopo l'uscita nelle sale americane del film, non prese parte alla contesa giudiziaria.
Riconoscimenti
I costumi indossati da Giulietta Masina e Marcello Mastroianni esposti a Cinecittà. Danilo Donati ha vinto il David di Donatello e il Nastro d'argento per i migliori costumi nel 1986.
1987 - Golden Globe
Nomination Miglior film straniero (Italia)
1987 - Premio BAFTA
Nomination Miglior film straniero (Italia)
1986 - David di Donatello
Miglior attore protagonista a Marcello Mastroianni
Miglior colonna sonora a Nicola Piovani
Migliori costumi a Danilo Donati
David René Clair a Federico Fellini
Nomination Miglior film a Federico Fellini e Alberto Grimaldi
Nomination Miglior regista a Federico Fellini
Nomination Migliore sceneggiatura a Federico Fellini, Tonino Guerra e Tullio Pinelli
Nomination Miglior produttore a Alberto Grimaldi
Nomination Miglior attrice protagonista a Giulietta Masina
Nomination Miglior attore non protagonista a Franco Fabrizi
Nomination Migliore fotografia a Tonino Delli Colli e Ennio Guarnieri
Nomination Migliore scenografia a Dante Ferretti
Nomination Miglior montaggio a Nino Baragli
1986 - Globi d'oro
Miglior film a Federico Fellini e Alberto Grimaldi
Miglior attore protagonista a Marcello Mastroianni
Miglior attrice protagonista a Giulietta Masina
1986 - Nastro d'argento
Miglior attore protagonista a Marcello Mastroianni
Miglior attrice protagonista a Giulietta Masina
Miglior scenografia a Dante Ferretti
Migliori costumi a Danilo Donati
Nomination Regista del miglior film a Federico Fellini
Nomination Miglior produttore a Alberto Grimaldi
Nomination Miglior attore non protagonista a Franco Fabrizi
Nomination Migliore fotografia a Tonino Delli Colli e Ennio Guarnieri
Nomination Migliore colonna sonora a Nicola Piovani
1987 - Sant Jordi Award
Miglior attore straniero a Marcello Mastroianni
1986 - Ciak d'oro
Miglior attore non protagonista a Franco Fabrizi[2]
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