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Good Bye, Lenin! è un film del 2003 di Wolfgang Becker, interpretato da Daniel Brühl e Katrin Sass.

Good Bye, Lenin!
Alex, Christiane e Ariane in una scena del film
Titolo originaleGood Bye, Lenin!
Paese di produzioneGermania
Anno2003
Durata120 min
Rapporto1,85:1
Generecommedia, drammatico
RegiaWolfgang Becker
SoggettoWolfgang Becker, Bernd Lichtenberg
SceneggiaturaWolfgang Becker, Bernd Lichtenberg
Casa di produzioneX-Filme Creative Pool
FotografiaMartin Kukula
MontaggioPeter R. Adam
Effetti specialiAndreas Schellenberg
MusicheYann Tiersen, Antonello Marafioti
ScenografiaLothar Holler
Interpreti e personaggi
  • Daniel Brühl: Alexander "Alex" Kerner
  • Katrin Sass: Christiane Kerner
  • Čulpan Nailevna Chamatova: Lara
  • Maria Simon: Ariane Kerner
  • Florian Lukas: Denis Domaschke
  • Alexander Beyer: Rainer
  • Burghart Klaussner: Robert Kerner
  • Christine Schorn: Signora Schäfer
  • Michael Gwisdek: Prof. Klaparth
  • Eberhard Kirchberg: Dr. Wagner
  • Jürgen Holtz: Sig. Ganske
Doppiatori italiani
  • Francesco Pezzulli: Alexander "Alex" Kerner
  • Fabrizia Castagnoli: Christiane Kerner
  • Ilaria Latini: Lara
  • Paola Majano: Ariane Kerner
  • Davide Lepore: Denis Domaschke
  • Alessio Cigliano: Rainer
  • Stefano De Sando: Robert Kerner
  • Graziella Polesinanti: Signora Schäfer
  • Pietro Biondi: Prof. Klaprath
  • Dante Biagioni: Sig. Ganske

«In Berlin, the crazed city where West confronts East, a son will do anything to protect his mother.»

(Tagline in lingua inglese del film[1])

La pellicola, divenuta uno dei maggiori successi di sempre del cinema tedesco,[2] è ispirata al fenomeno post-riunificazione dell'Ostalgie.


Trama


Berlino Est, 1978. Dopo essere stata interrogata da alcuni agenti della Stasi a proposito del marito scappato all'Ovest, Christiane, una tranquilla madre di famiglia sempre rimasta lontana dalla politica, cade in depressione, lasciando i suoi due bambini Alex e Ariane nello sconforto. Dopo qualche mese in ospedale, la donna si riprende e, per uscire da questa difficile situazione, inizia a dedicarsi anima e corpo alla causa e agli ideali della Repubblica Democratica Tedesca, diventandone una fervente sostenitrice.

Undici anni dopo, la sera del 7 ottobre 1989, Christiane è tra gli invitati al ricevimento ufficiale per il quarantesimo anniversario della DDR. Nello stesso momento centinaia di persone, tra cui anche suo figlio Alex, scendono in strada durante una delle sempre più frequenti manifestazioni di protesta del popolo, oramai insofferente verso il logoro regime socialista che tiene le redini del Paese. Nei tumulti che seguono, la donna scorge proprio Alex pestato e arrestato dalla polizia: a quella vista, Christiane viene colpita da un infarto ed entra in coma.

«– Che strano, non è cambiato niente.
– Perché, doveva cambiare qualcosa?»

(Dialogo tra Christiane e suo figlio Alex)
Le celebrazioni per il quarantennale della DDR nel 1989 a Karl-Marx-Allee. Alex e la sua famiglia vivono in un appartamento nei plattenbau sullo sfondo, dove si svolge una buona parte delle vicende del film.
Le celebrazioni per il quarantennale della DDR nel 1989 a Karl-Marx-Allee. Alex e la sua famiglia vivono in un appartamento nei plattenbau sullo sfondo, dove si svolge una buona parte delle vicende del film.

La donna si risveglia dopo otto mesi, non immaginando che in questo breve lasso di tempo il mondo attorno a lei è profondamente cambiato: il Muro è caduto spazzando via quarant'anni di socialismo, e le due Germanie si stanno avviando a passo spedito verso la riunificazione. I suoi figli si sono subito adattati alla nuova realtà: Alex, dopo la chiusura della cooperativa di riparatori TV dove lavorava, è rimasto nel settore diventando installatore di parabole satellitari, iniziando al contempo una relazione con Lara, una bella infermiera russa conosciuta per caso la sera del suo pestaggio, poi reincontrata in ospedale mentre assisteva sua madre; invece Ariane, giovane ragazza madre, ha lasciato l'università per andare a lavorare in un fast food dove ha conosciuto il collega occidentale Rainer, il quale è presto diventato il suo compagno dandole un nuovo figlio.

Per evitarle il contraccolpo psicologico, ritenuto fatale dai medici, Alex — confidando nel fatto che la madre deve restare a riposo per molto tempo, e aiutato dalla riluttante sorella e da Denis, nuovo amico trovato all'Ovest e aspirante regista — "preserva" la normalità della DDR all'interno di una stanza del proprio appartamento: recupera cimeli, prodotti e giornali della Germania Est, realizza improbabili ma credibili telegiornali della televisione orientale per tenere aggiornata la madre, fino a coinvolgere sempre più amici e vicini nella lunga pantomima, sperando che la donna non scopra mai la verità.

Tutto sembra precipitare quando un giorno Christiane, non controllata dai figli, si alza dal letto ed esce di casa. Percorrendo pochi metri, vede intorno a sé un mondo completamente diverso da come l'aveva lasciato: vestiti alla moda, arredamenti creativi, automobili di lusso, immagini sante e simboli neonazisti, pubblicità occidentali e non ultimo un elicottero che sta portando via una grande statua di Lenin. Ancora una volta Alex riesce a cavarsela con uno stratagemma, inventando una fuga di cittadini da Berlino Ovest alla zona Est, dettata dalla crisi del capitalismo occidentale, e sembra convincere la madre che nulla è cambiato.

«Devo ammetterlo, ormai il gioco mi aveva preso la mano. La Repubblica Democratica che stavo creando per mia madre, assomigliava sempre più a quella che avrei potuto desiderare io.»

(Alex)
Nell'ucronia idealizzata da Alex e Denis, il 7 ottobre 1990 l'ex cosmonauta ed eroe nazionale della DDR Sigmund Jähn succede a Erich Honecker come Segretario Generale del SED, aprendo le frontiere della Germania Est per accogliere i profughi provenienti dall'Ovest.
Nell'ucronia idealizzata da Alex e Denis, il 7 ottobre 1990 l'ex cosmonauta ed eroe nazionale della DDR Sigmund Jähn succede a Erich Honecker come Segretario Generale del SED, aprendo le frontiere della Germania Est per accogliere i "profughi" provenienti dall'Ovest.

In seguito, Christiane sente per la prima volta il bisogno di raccontare ai due figli la verità riguardo al padre, il quale riparò anni prima al di là del Muro: lei aveva sempre raccontato loro che il genitore era fuggito con un'altra donna; in realtà, la coppia aveva progettato di comune accordo la fuga da un sistema socialista che stava sempre più opprimendo lui, ma all'ultimo lei non se l'era sentita di raggiungerlo per la paura di perdere i figli.

Appresa la verità, Alex corre a rintracciare l'uomo, anche perché la madre, dopo la confessione, ha avuto un nuovo infarto e le resta ormai poco da vivere: il suo ultimo desiderio è quello di rivedere il marito. Mentre Alex è in cerca del genitore, che nel frattempo si è ricostruito una nuova famiglia, Lara, preda di sensi di colpa per la lunga serie di bugie, decide di rivelare a Christiane la verità sulla nuova situazione del Paese; tuttavia la donna finge di continuare a credere al gioco del figlio, anche quando, poco prima di morire, Alex ritrova il padre che può così rivedere l'ex moglie un'ultima volta, preparando poi una decorosa uscita di scena della Germania Est: mettendo fine alla sua "creatura", il giovane riscrive la caduta del Muro consegnando la vittoria a un socialismo cui pure le popolazioni dell'Occidente cercherebbero ardentemente di approdare. Christiane sopravvive così alla sua amata DDR, spegnendosi pochi giorni dopo la nascita della nuova Germania unita.


Produzione



Regia e sceneggiatura


Good Bye, Lenin! è nato da un'idea di Bernd Lichtenberg, all'epoca giovane autore di Colonia, il quale aveva scritto il soggetto della pellicola — un mix di generi diversi, tra tragedia e commedia — e lo aveva fatto recapitare al regista Wolfgang Becker, poiché lo considerava la persona più adatta a dirigerlo.[3]


Riprese


La pellicola è stata girata interamente nella zona di Berlino, principalmente tra Karl-Marx-Allee e i plattenbau vicino ad Alexanderplatz. La produzione del film ha dovuto far ricorso alla grafica computerizzata per "ritoccare" molto della capitale tedesca degli anni 2000, in modo da farla così somigliare alla vecchia Berlino Est della Repubblica Democratica Tedesca; molti manifesti pubblicitari e insegne sono stati cancellati virtualmente, mentre i colori sono stati digitalmente smorzati per ricreare l'atmosfera del tempo.


Colonna sonora


Lo stesso argomento in dettaglio: Good Bye, Lenin! (colonna sonora).

La colonna sonora del film è del compositore francese Yann Tiersen, già autore delle musiche de Il favoloso mondo di Amélie; tra i brani di maggiore spicco figurano Summer '78 e Mother's Journey.


Edizioni home video


Il film è disponibile in edizione italiana in DVD-Video e Blu-ray disc, edito dal 18 febbraio 2020 da CG Entertainment che ne ha realizzato anche un'edizione speciale Blu-ray numerata e limitata a 500 copie.[4]


Accoglienza


Costato 4 800 000 euro, in Germania il film riscuote un buon successo di pubblico, incassando la cifra di 41 451 777 dollari. La pellicola verrà poi distribuita in altri paesi, raggiungendo il totale di 75 320 680 dollari (di cui circa 4 000 000 negli Stati Uniti d'America) e diventando così uno dei più grandi incassi nella storia del cinema tedesco.[2]


Riconoscimenti


Grazie all'interpretazione di Alex Kerner, un giovane Daniel Brühl è stato premiato nel 2003 agli European Film Awards, alla Berlinale e ai Deutscher Filmpreis, dando il la alla sua carriera internazionale.
Grazie all'interpretazione di Alex Kerner, un giovane Daniel Brühl è stato premiato nel 2003 agli European Film Awards, alla Berlinale e ai Deutscher Filmpreis, dando il la alla sua carriera internazionale.

Citazioni e riferimenti


Il vecchio Lenindenkmal, monumento a Lenin che sorgeva a Leninplatz fino ai primi anni 1990; sullo sfondo il Turmhochhaus, esempio di architettura socialista della Germania Est.
Il vecchio Lenindenkmal, monumento a Lenin che sorgeva a Leninplatz fino ai primi anni 1990; sullo sfondo il Turmhochhaus, esempio di architettura socialista della Germania Est.

Casi mediatici


Negli anni successivi all'uscita del film, gli organi d'informazione hanno dato notizia di due fatti che ricordano molto da vicino quelli narrati nel film (che viene ovviamente citato):


Inesattezze storiche



Note


  1. (EN) "Good Bye, Lenin!" cover, su movieposterdb.com. URL consultato il 6 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2014).
  2. (EN) Good Bye, Lenin!, su boxofficemojo.com. URL consultato il 6 febbraio 2014.
  3. Chiara Ugolini, 'Goodbye, Lenin!', quando il muro venne giù, su trovacinema.repubblica.it, 7 dicembre 2003. URL consultato il 6 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2014).
  4. Good Bye, Lenin!, su cgentertainment.it.
  5. Polonia, esce dal coma dopo 19 anni e trova, a sorpresa, la democrazia, su repubblica.it, 2 giugno 2007. URL consultato il 6 febbraio 2014.
  6. Benedetta Perilli, Qui Crottendorfer Strasse, Lipsia, la casa dove il tempo si è fermato, su repubblica.it, 27 gennaio 2009. URL consultato il 6 febbraio 2014.

Bibliografia



Voci correlate



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На других языках


[en] Good Bye, Lenin!

Good Bye Lenin! is a 2003 German tragicomedy film, directed by Wolfgang Becker. The cast includes Daniel Brühl, Katrin Sass, Chulpan Khamatova, and Maria Simon. The story follows a family in East Germany; the mother (Sass) is dedicated to the socialist cause and falls into a coma in October 1989, shortly before the November revolution. When she awakens eight months later in June 1990, her son (Brühl) attempts to protect her from a fatal shock by concealing the fall of the Berlin Wall and the collapse of communism in East Germany.[3]
- [it] Good Bye, Lenin!

[ru] Гуд бай, Ленин!

«Гуд бай, Ленин!» (Good Bye, Lenin!) — немецкий фильм в жанре трагикомедии, рассказывающий историю берлинской семьи в период упразднения ГДР и объединения Германии. Теглайн фильма: «ГДР еще жива — на 79 квадратных метрах!».



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