I sette fratelli Cervi è un film del 1968, diretto da Gianni Puccini e ispirato a un fatto realmente accaduto della Resistenza italiana, concernente i fratelli Cervi.
Il regista Gianni Puccini morì pochi mesi dopo la fine delle riprese.
Il film fu a lungo boicottato dalla censura preventiva[1].
L'aiuto regista del film era Gianni Amelio, qui alla terza collaborazione con Gianni Puccini.
Trama
Una scena del film
Emilia-Romagna, 1943, durante la seconda guerra mondiale i sette fratelli Cervi, Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, contadini di Campegine, in provincia di Reggio Emilia, di estrazione cattolica e fortemente antifascisti, formarono, insieme al padre Alcide, la cosiddetta "Banda Cervi", che compì azioni di guerriglia contro i fascisti e contro i tedeschi.
Catturati dopo che il loro casale fu circondato da numerose forze nemiche furono imprigionati a Reggio Emilia e, il mattino del 28 dicembre 1943, tutti fucilati al poligono di tiro della città dai fascisti per rappresaglia, insieme ad un compagno di prigionia.
Critica
«C'era tutto. C'era un grande tema popolare. C'erano, a farlo, uomini che possedevano spirito per capirlo e bravura per realizzarlo [...]. Allora, cosa manca? [...] Manca l'afflato, quel qualcosa di indefinibile, di inafferrabile che nell'opera di cinema [...] arriva non si sa da dove all'ultimo momento, e per cui tutti i doni dell'intuizione creativa cadono contemporaneamente nell'opera viva [...]. Si direbbe che nel trasferimento in immagine tutto si sia contemporaneamente generalizzato e dissecato. [...] Forse, non so, Puccini ha avuto paura dell'enfasi epica, della retorica.»
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