Il piccolo diavolo è un film del 1988 diretto da Roberto Benigni, ed interpretato dallo stesso attore toscano insieme a Walter Matthau.
Il piccolo diavolo | |
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Paese di produzione | Italia |
Anno | 1988 |
Durata | 106 min |
Rapporto | 1,78:1 |
Genere | comico, commedia |
Regia | Roberto Benigni |
Soggetto | Giuseppe Bertolucci, Vincenzo Cerami, Roberto Benigni |
Sceneggiatura | Vincenzo Cerami, Roberto Benigni |
Produttore | Mauro Berardi, Mario e Vittorio Cecchi Gori per la Yarno Cinematografica e Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica |
Casa di produzione | Yarno Cinematografica, Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica in collaborazione con Reteitalia |
Distribuzione in italiano | Columbia Tri-Star Films Italia |
Fotografia | Robby Müller |
Montaggio | Nino Baragli |
Musiche | Evan Lurie |
Scenografia | Antonio Annichiarico |
Costumi | Aldo Buti |
Trucco | Cesare Paciotti |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Fu presentato nella Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 1989.[1]
Padre Maurizio viene chiamato a compiere un esorcismo. Riesce a liberare così una donna dall'essere che la stava possedendo, ma questo prende vita con un corpo autonomo. Questo diavolo, che afferma di chiamarsi Giuditta, figlio del vero diavolo, pare essere scappato dall'Inferno per scoprire il mondo. Egli ricorda un po' un bambino: è curioso e non ha idea di come funzioni la società dei viventi. Scopre subito una passione per la zuppa inglese. Non è cattivo, semmai un po' narcisista. Giuditta stravolge la vita di Maurizio, seguendolo sempre in maniera stressante e petulante nonostante lui cerchi in tutti i modi di evitarlo senza però mai riuscirci, ritrovandosi perciò costretto a dover arginare le sue stravaganze. Una mattina, a causa di un forte mal di testa dovuto ad una gran bevuta della sera prima insieme a Giuditta, Maurizio viene rimpiazzato dal diavoletto per la celebrazione della Messa che trasforma in una simpatica sfilata di moda, prendendo spunto da una che aveva visto la sera prima durante un forte vento. Maurizio, una volta accorso in chiesa febbricitante, viene avvisato dagli altri padri su ciò che sta facendo Giuditta. Sviene provocando anche l'allontanamento della sua amica Patrizia, la quale crede che lui abbia perso la testa per lei e si sia ridotto in quello stato per causa sua.
Nel pomeriggio, Giuditta nota una scia di impronte di vernice fresca bianca utilizzata dagli operai per ritinteggiare delle strisce pedonali. Segue incuriosito le tracce che lo conducono ad una stazione ferroviaria, dove sale su un treno in partenza. Dopo un viaggio al quale partecipa anche Patrizia - in fuga da padre Maurizio al quale ha scritto una lettera di addio -, Giuditta approda casualmente alla stazione di Taormina dove fa conoscenza con una donna, Nina - in realtà già apparsagli la sera precedente -, e ne rimane stregato, specie dopo aver scoperto che sotto alla gonna ha qualcosa di misterioso, diverso da quello che vede su se stesso.
Nella sua impresa Nina viene aiutata dal prof. Cusatelli, anch'egli diavolo in incognito il quale, approfittando della sua ingenuità cerca di avvicinare Giuditta a Nina partendo dalle cose più banali come andare a passeggiare insieme fino ad arrivare a suggerirgli - durante una bizzarra partita al casinò nella quale Giuditta si è giocato ignaro un sacco di soldi - di passare la notte a letto con lei. Grazie a questa tattica Nina riesce così a entrare nel suo corpo per poterlo controllare. Giuditta la mattina dopo saluta Maurizio, giunto a Taormina per rincorrere la sua amata Patrizia; dopodiché si allontana, canticchiando con una "doppia voce".
Una parte del film è stata girata a Taormina e la stazione ferroviaria del film è la stazione di Taormina-Giardini. Alcune scene sono state realizzate a Roma nel giardino degli Aranci sull'Aventino.
Le scene interne al convento sono state girate all'interno della certosa di Calci in Toscana.
Il film è dedicato a Donato Sannini e Andrea Pazienza, due amici del regista morti nel periodo di realizzazione del film.
I titoli di testa, in animazione, sono stati realizzati da Gianni Fasciolo e Enrico Liberatore.[senza fonte]
Il piccolo diavolo, con un guadagno di 40 miliardi di lire, è stato campione d'incassi italiano della stagione cinematografica 1988-89[2] e, fra i lungometraggi del regista toscano, tra quelli che hanno maggiormente incontrato i favori del pubblico.
Tullio Kezich, critico cinematografico, quando la pellicola uscì nelle sale lo definì un film che "da una parte diverte e mette allegria, dall'altra sconcerta e delude".[3]
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