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Il portaborse è un film del 1991 diretto da Daniele Luchetti.

Il portaborse
La scena finale del film
Paese di produzioneItalia
Anno1991
Durata90 min
Generecommedia, drammatico
RegiaDaniele Luchetti
SoggettoAngelo Pasquini, Franco Bernini
SceneggiaturaStefano Rulli, Sandro Petraglia, Daniele Luchetti
ProduttoreNanni Moretti, Angelo Barbagallo
Casa di produzioneSacher Film, Eidoscope Productions (Roma), Banfilm (Parigi)
Distribuzione in italianoTitanus
FotografiaAlessandro Pesci
MontaggioMirco Garrone
MusicheDario Lucantoni
ScenografiaGiancarlo Basili
CostumiMaria Rita Barbera
Interpreti e personaggi
  • Silvio Orlando: Luciano Sandulli
  • Nanni Moretti: Cesare Botero
  • Angela Finocchiaro: Irene
  • Giulio Brogi: Francesco Sanna
  • Guido Alberti: Carlo Sperati
  • Anne Roussel: Juliette
  • Antonio Petrocelli: Polline
  • Graziano Giusti: Sebastiano Tramonti
  • Lucio Allocca: Remo Gola
  • Dino Valdi: Federico Castri
  • Dario Cantarelli: Carissimi
  • Gianna Paola Scaffidi: Adriana
  • Silvia Cohen: Giuliana Botero
  • Giulio Base: Autista
  • Roberto De Francesco: Zollo
  • Renato Carpentieri: Sartorio
  • Ivano Marescotti: Segretario provinciale
  • Salvatore Puntillo: Marco Tullio Illica
  • Giacomo Piperno: Direttore sanitario
  • Rosanna Cancellieri: Se stessa
  • Daniele Luchetti: Regista spot elettorale

La pellicola affronta, con personaggi e vicende di fantasia, il grado di corruzione diffusasi nel mondo della politica italiana a cavallo degli anni ottanta e novanta. Per puro caso, il film si trovò ad uscire nelle sale proprio pochi mesi prima dell'inizio dell'inchiesta giudiziaria nota come Mani pulite che, partendo da un filone d'indagine sui finanziamenti illeciti ai partiti, travolse un intero sistema politico, sancendo di fatto il tramonto della cosiddetta Prima Repubblica.[1]

L'opera si classificò al 26º posto tra i primi 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica italiana 1990-1991[2] e nell'estate del 1991 fu presentata in concorso al 44º Festival di Cannes.[3]


Trama


Silvio Orlando in una scena del film
Silvio Orlando in una scena del film

Luciano Sandulli è un docente d'italiano presso un liceo della costiera amalfitana e abita in un'antica casa di interesse storico ma pericolante perché trascurata dal ministero dei beni culturali. Oltre al rischio di dover pagare di tasca propria la ristrutturazione, sul suo bilancio grava il progetto di avere un figlio con Irene, che vive e insegna a Bergamo e con cui egli s'incontra in albergo, a metà strada, nei fine settimana. Per far quadrare i conti, il professore scrive perciò anche romanzi e articoli come scrittore ombra per Sartorio, uno stimato autore e giornalista in crisi artistica ed esistenziale. Questi però, proprio quando Luciano avrebbe più bisogno di liquidità, lo pianta in asso. In tale clima di incertezza, anche la relazione a distanza con Irene attraversa un inevitabile momento di stanca, al punto di rischiare d'interrompersi.

Nanni Moretti in una scena del film.
Nanni Moretti in una scena del film.

Cesare Botero, ministro delle partecipazioni statali, è informato dallo stesso Sartorio del secondo lavoro del professore e, notata la sua abilità letteraria, si reca col proprio personale in Campania per conoscerlo e convocarlo a Roma affinché lavori per lui: il suo ruolo sarà scrivergli discorsi e dichiarazioni pubbliche. Luciano accetta e da un giorno all'altro la sua vita cambia: gli arrivano soldi in quantità, la sua casa viene dichiarata monumento nazionale e restaurata a spese della soprintendenza, Irene ottiene il trasferimento nel miglior liceo della capitale e il politico gli regala anche un'auto di lusso. Pur affascinato dalla personalità di Botero, Luciano sospetta da subito di muoversi in un contesto poco limpido ma, appagato dal nuovo tenore di vita e mosso da una connaturata fiducia nelle istituzioni, prosegue nel suo incarico contentandosi di spiegazioni evasive che riceve dagli altri portaborse del ministro, come il grezzo e cinico Remo Gola.

Le imminenti elezioni politiche vedono Botero, nel collegio elettorale di Mantova, contrapporsi al ministro delle finanze in carica Federico Castri, il quale, poco tempo prima, ha bloccato una sua proposta di legge per la privatizzazione di alcune aziende pubbliche, causando le sue dimissioni e la conseguente crisi di governo. Durante l'accesa campagna elettorale, Luciano si imbatte più volte in Francesco Sanna, direttore di un quotidiano di sinistra e tenace detrattore di Botero, dei cui articoli era già venuto a conoscenza attraverso i temi di italiano dei suoi studenti, rimproverando peraltro questi ultimi di accettarne acriticamente le idee. Il professore nota ripetutamente anche la presenza di un certo Carissimi, un molestatore che segue tutti gli spostamenti di Botero minacciandolo, a parole o con l'ausilio di un cartello, di rivelare imprecisati segreti sul suo conto.

Nel frattempo, i dubbi di Luciano sulla trasparenza dell'ambiente politico che lo circonda aumentano: Polline, segretario particolare del ministro, gli rivela con disinvoltura che il partito custodisce un voluminoso archivio nel quale sono schedati tutti gli elettori che hanno ottenuto favori in cambio del voto e la cui esistenza Botero ha negato proprio a Sanna in un confronto televisivo; il direttore sanitario di una struttura ospedaliera che costituisce un potenziale bacino di voti per Botero gli spiega come, pilotando la combinazione delle preferenze da indicare sulle schede elettorali, si riesca a tracciare con esattezza la provenienza dei voti di scambio e la stessa fedeltà degli elettori, aggirando il segreto dell'urna; infine, a pochi giorni dalle elezioni, lo stesso Polline viene inquisito per tangenti riconducibili al ministro.

Quando però Luciano chiede conto al suo capo di questi illeciti, che di fatto egli stesso contribuisce a coprire nei discorsi che gli scrive, questi lo mette seccamente a tacere, rinfacciandogli tutti i vantaggi personali di cui finora ha goduto grazie al suo incarico e irridendo perciò la sua presunta onestà come ipocrita e ingenua, oltre a negargli, a mo' di sfregio, una sua intercessione affinché sia riconosciuto il vitalizio previsto dalla Legge Bacchelli all'anziano e indigente poeta Carlo Sperati, del quale Luciano è amico ed estimatore. Pochi giorni dopo, tuttavia, tutto lo stato maggiore di Botero presenzia ai funerali del poeta, morto suicida, e durante la funzione lo stesso ministro tiene un elogio funebre nel quale, tessendo con grande ipocrisia le lodi del defunto, arriva ad attribuirsi l'interessamento diretto per il sussidio e ad incolpare «la burocrazia» del fatale ritardo.

Sconvolto dal lutto e da quanto ha appena udito, Luciano all'uscita dalla chiesa s'imbatte in Sanna e Carissimi; i due lo invitano a salire in macchina con loro e lo portano all'archivio di Stato; qui Carissimi recupera le schede elettorali delle elezioni che dieci anni prima avevano visto l'inizio dell'ascesa politica del suo ex amico Botero e durante le quali aveva lavorato come scrutatore; quindi confessa di aver manipolato, la notte dello spoglio, tutte le schede bianche o senza preferenza a favore del futuro ministro il quale, per il servizio, non lo ha mai ripagato. Grazie poi agli elementi raccolti nel tempo da Sanna, il professore è costretto ad ammettere, anche e soprattutto a se stesso, che Botero sin dal momento della sua entrata in politica ha sempre e solo perseguito i propri interessi personali.

Luciano torna furente nell'albergo di Mantova, determinato ad affrontare il ministro, ma l'autista di questi lo respinge con un pugno in faccia. Subito dopo assiste non visto a un dialogo tra il politico e Sebastiano Tramonti, suo predecessore nel ruolo di speech writer e ora commissario straordinario per le aziende pubbliche del polo chimico: Tramonti, uomo d'altri tempi e fondamentalmente onesto, si rifiuta di firmare un atto che garantirebbe a Botero una forte posizione in quel settore grazie a società da lui segretamente controllate, perciò il ministro lo minaccia in malo modo, lo umilia e infine lo estromette da ogni incarico. La notte stessa Juliette, la giovane interprete per la quale il professore aveva incominciato a provare un tenero sentimento, tenta il suicidio dopo che il ministro l'ha licenziata. Luciano scopre così che Juliette era anche l'amante di Botero e, su ordine di questi, partecipa attivamente al soccorso e al ricovero della ragazza, condotti nella massima segretezza per evitare lo scandalo, ma l'indomani mattina dà le dimissioni, consegnando di persona al politico una lettera molto caustica. Con la rinuncia all'incarico, Luciano perde immediatamente gran parte dei privilegi ottenuti in precedenza, incluso il trasferimento a Roma di Irene, la quale nel frattempo è finalmente rimasta incinta.

La sera degli scrutini per le elezioni politiche, il professore torna un'ultima volta al quartier generale di Botero per restituire le chiavi della casa di Roma. Qui origlia per caso una telefonata di Remo Gola a Marco Tullio Illica, programmatore al centro meccanografico della prefettura e militante di lungo corso del partito, il quale tempo prima aveva supplicato proprio Luciano di intercedere presso il ministro per il rimpatrio di suo figlio, detenuto in Egitto per possesso di droga: intuisce così che Gola intende servirsi del funzionario per falsare di nuovo le elezioni e avvisa Sanna. I due si precipitano immediatamente in prefettura ma apprendono con stupore che Illica non si è lasciato corrompere e che stavolta il risultato elettorale è autentico: Botero sta davvero vincendo e con lui anche Polline il quale, grazie all'elezione, potrà sfruttare l'immunità parlamentare per scampare al processo.

A scrutini conclusi, Botero appare raggiante in televisione dove, con accanto la moglie e il figlio, commenta la propria vittoria tessendo le lodi di una battaglia politica «aperta, leale e democratica» e, nell'accusare i suoi avversari di incarnare la "vecchia politica", utilizza beffardamente proprio alcune frasi rivoltegli da Luciano nella sdegnata lettera di dimissioni. Il professore e Sanna seguono da un bar l'intervento del ministro, il quale annuncia anche che il giornale di Sanna, che nel frattempo ha pubblicato lo scoop sul broglio elettorale di dieci anni prima, «...è stato raggiunto da un'ingiunzione fallimentare e si avvia a chiudere i battenti, per sempre».

Ormai definitivamente disilluso dalla politica e personalmente senza più nulla da perdere, Luciano tenta almeno di fermare per sempre Botero rivelando per telefono a uno dei suoi studenti maturandi le tracce della prova scritta di italiano che dovranno sostenere l'indomani – l'ultimo favore del politico in cambio del silenzio sul tentato suicidio di Juliette – esortandolo a diffonderle il più rapidamente possibile in tutta Italia, affinché l'indomani mattina scoppi uno scandalo; subito dopo, il professore si accanisce assieme a Sanna sull'automobile che il ministro gli aveva regalato, distruggendola a colpi di mazze da golf, anch'esse regalategli dal ministro a spese degli elettori.


Produzione


Il film fu prodotto dalla Sacher Film di Nanni Moretti; quest'ultimo ne è anche co-protagonista assieme a Silvio Orlando. Il ruolo del protagonista era stato originariamente offerto a Gian Maria Volonté, che però rifiutò la parte perché non gli piacque la sceneggiatura.[1] Per Moretti fu il primo ruolo principale al di fuori dei film da lui stesso diretti. La sua interpretazione dello spregiudicato ministro Cesare Botero gli valse il David di Donatello come migliore attore protagonista nel 1991, riconoscimento per il quale condivideva la nomination con lo stesso Orlando.

Il regista del film Daniele Luchetti interpreta il ruolo del giovane regista di uno spot elettorale, mentre la giornalista televisiva Rosanna Cancellieri fa una breve apparizione nel ruolo di se stessa. In qualità di produttore, Moretti aveva offerto un ruolo nel film a Paolo Villaggio, ma l'attore genovese dovette suo malgrado rifiutare per obblighi contrattuali che, all'epoca, lo vincolavano al produttore Vittorio Cecchi Gori.[4]


Riconoscimenti



Note


  1. Testimonianza del regista Daniele Luchetti in Ciclo Caro Nanni: Nanni Moretti parla de 'Il portaborse' , a partire dal minuto 2:00.
  2. Stagione 1990-91: i 100 film di maggior incasso, su hitparadeitalia.it. URL consultato l'11 ottobre 2015.
  3. (EN) Official Selection 1991, su festival-cannes.fr. URL consultato il 28 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2013).
  4. Villaggio globale - Paolo Villaggio, La Storia siamo noi. URL consultato il 3 dicembre 2013.
  5. Enrico Lancia, I premi del cinema, su books.google.ch. URL consultato il 13 aprile 2020.

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[en] The Yes Man

The Yes Man (Italian: Il portaborse) is a 1991 Italian drama film directed by Daniele Luchetti. It was entered into the 1991 Cannes Film Festival.[1]
- [it] Il portaborse



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