Il postino è un film del 1994 diretto da Michael Radford.
Il postino | |
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Paese di produzione | Italia, Francia, Belgio |
Anno | 1994 |
Durata | 108 min |
Rapporto | 1,66:1 |
Genere | drammatico |
Regia | Michael Radford, in collaborazione con Massimo Troisi |
Soggetto | dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta storia di Furio Scarpelli e Giacomo Scarpelli |
Sceneggiatura | Massimo Troisi, Anna Pavignano, Michael Radford, Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli |
Produttore | Mario Cecchi Gori, Vittorio Cecchi Gori, Gaetano Daniele |
Casa di produzione | Esterno Mediterraneo Film, Cecchi Gori Group, Tiger Cinematografica |
Distribuzione in italiano | Variety Distribution |
Fotografia | Franco Di Giacomo |
Montaggio | Roberto Perpignani |
Musiche | Luis Bacalov |
Scenografia | Lorenzo Baraldi |
Costumi | Gianna Gissi |
Trucco | Alfredo Marazzi, Simone Marazzi, Léone Noël |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Il film è stato l'ultimo interpretato dall'attore napoletano Massimo Troisi, morto prematuramente solo poche ore dopo la fine delle riprese. Il film è ispirato al romanzo Il postino di Neruda (Ardiente paciencia), dello scrittore cileno Antonio Skármeta.
«Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla.» |
(Pablo Neruda) |
Nell'estate del 1952, Mario Ruoppolo, un disoccupato figlio di pescatori, vive su un'isola del sud Italia che da poco tempo ha dato asilo politico al grande poeta cileno Pablo Neruda. E proprio in occasione di ciò, Mario viene assunto in qualità di postino con l'unico compito di consegnare la posta al poeta, dato che tutto il resto della popolazione è analfabeta e quindi fino ad allora non c'era stato bisogno di postini.
Così Mario inizia il suo lavoro, consegnando la posta al poeta tutti i giorni, meravigliandosi del gran numero di donne che gli scrivono e dell’ammirazione nutrita per lui. Giorno dopo giorno, Mario rimane sempre più affascinato dal poeta, tanto da comprare un suo libro di poesie che si fa autografare.
Con lui impara a discorrere di poesia, di metafore, con la semplicità propria di un uomo della sua condizione sociale. I due non perdono occasione di girare assieme l'isola, rafforzando la loro amicizia.
Un giorno Mario entra in osteria e resta ammaliato da Beatrice, nipote della proprietaria, che lo invita a giocare al calciobalilla. I due giocano rimanendo in silenzio: Mario, ammirando la ragazza, se ne innamora subito. La mattina seguente, all'alba, corre da Don Pablo chiedendogli di aiutarlo nella conquista della ragazza scrivendogli una poesia da dedicarle e farla innamorare. Dopo qualche esitazione, il poeta gli regala un libro per scrivere poesie e quindi si fa portare da Beatrice per conoscerla. All'osteria, Neruda scrive una frase sul libro di Mario, dimostrando così ai presenti e a Beatrice la loro amicizia.
I giorni seguenti Mario inizia a corteggiare Beatrice, con le parole, o meglio, con le poesie di Neruda, e inizia a fare breccia nel suo cuore. La zia di lei, vedendola strana, le chiede spiegazioni, preoccupandosi della nipote sospettando che l'amore di Mario non sia serio. Un giorno Mario esagera dedicando a Beatrice una poesia un po' osé che il cileno aveva scritto per la moglie (Matilde Urrutia). La zia gliela prende e la porta subito dal prete per farsela leggere; quando ne sente il contenuto ("Nuda" è il titolo) si dirige fuori di sé da Neruda per lamentarsi di tutto ciò e per fargli riferire a Mario di tenersi lontano dalla nipote. La sera stessa Beatrice scappa per andare da Mario e sboccia la passione. Decidono quindi di sposarsi, e Neruda fa loro da testimone. Durante il banchetto matrimoniale, il poeta riceve una lettera dal Cile: il mandato d'arresto nei suoi confronti è stato revocato e quindi potrà tornare a casa.
Il giorno dopo Mario gli consegna l'ultima posta. Neruda vorrebbe dargli dei soldi ma Mario rifiuta: i due si abbracciano e si salutano. Da quel giorno Mario inizia a scrivere poesie contribuendo, poiché è rimasto senza lavoro venendo a mancare l'unico destinatario possibile di corrispondenza, al lavoro in osteria. La vita scorre, Neruda viaggia da un capo all'altro del mondo per premi e Mario ne segue tutte le gesta, sperando che passando dall'Italia possa tornare a trovarlo. Beatrice annuncia che sta aspettando un bambino; Mario vorrebbe chiamarlo Pablito in onore del poeta, anche se lei non è molto d'accordo.
Mario però sente la mancanza del vate e si rammarica dell'esito delle elezioni locali, favorevoli alla Democrazia Cristiana, convinto che se Neruda, di marcata ideologia comunista, fosse stato ancora lì le cose sarebbero andate diversamente. Un giorno riceve posta, che in realtà si rivela essere stata scritta da qualcun altro per conto del poeta, che chiede di spedirgli degli oggetti personali rimasti nella sua vecchia dimora sull'isola. Mario esegue l'incarico a malincuore, ma ne approfitta per registrare tutti i suoni tipici dell'isola in quanto tempo addietro, alla richiesta del poeta di registrare una cosa bella dell'isola, Mario era stato capace solo di pronunciare il nome del suo nuovo amore: Beatrice Russo.
Passati cinque anni, Neruda e sua moglie tornano nell'isola, entrano nell'osteria e vengono accolti da un bambino che gioca. Compare quindi sua madre, Beatrice, che lo chiama "Pablito". Mario purtroppo non c'è più: la donna spiega che è morto poco prima che suo figlio nascesse, ucciso dalla polizia in una manifestazione comunista. Neruda, che ora ascolta quella registrazione che non ha mai ricevuto, ne rimane profondamente impressionato. Mario e la natura dell'isola lasceranno nell'animo del poeta un ricordo indelebile.
Il postino è tratto dal romanzo Ardiente paciencia (1986) del cileno Antonio Skármeta, che lo ridusse anche per il teatro (messo in scena al Festival di Asti 1989 con la regia di Luigi Pistilli).
Dopo aver letto il romanzo in questione, Troisi volle a tutti i costi comprarne i diritti per farne l'adattamento cinematografico. Michael Radford, dopo la direzione del film Orwell 1984, con Richard Burton, e di Misfatto bianco nel 1987, fu richiamato dall'attore campano, che gli affidò la regia del film dopo qualche anno di inattività dal mondo del cinema. Dopo una lunga fase di gestazione della sceneggiatura, durata dagli inizi del 1993 fino al giugno dello stesso anno, Troisi e Radford girarono alcune brevi scene preliminari a Pantelleria, per quanto il copione del film non fosse effettivamente terminato.
Le riprese, inizialmente previste per settembre 1993, furono rimandate per un improvviso problema di salute che colpì Troisi: sofferente di gravi problemi al cuore fin da neonato, il comico napoletano fu obbligato dai medici statunitensi a effettuare un ulteriore intervento cardiochirurgico, in quanto la valvola artificiale che gli era stata innestata in America nel 1976 dal famoso cardiochirurgo Michael DeBakey si era ormai completamente deteriorata, danneggiando anche la valvola aortica. Gli esiti infausti dell'intervento di sostituzione della stessa gli procurarono un infarto, che lo costrinse al rinvio delle riprese e ad una lunga convalescenza, durante la quale gli venne consigliato il trapianto. Sapendo la gravità del suo stato di salute, Troisi, coraggiosamente, decise di rimandare l'operazione a data da destinarsi, preferendo prolungare la convalescenza il più possibile per cominciare le riprese e svolgere il trapianto successivamente.
Partite definitivamente il 14 marzo 1994 a Cinecittà, le riprese durarono 12 settimane con una sola interruzione a Pasqua. Si svolsero per le prime 5 settimane a Cinecittà, dal 18 aprile al 10 maggio a Salina, dall'11 al 23 maggio a Procida, dal 24 maggio al 3 giugno di nuovo a Cinecittà. L'ultimo ciak si svolse proprio a Cinecittà il 3 giugno; il giorno successivo Troisi morì, all'età di 41 anni, stroncato nel sonno da un infarto cardiaco conseguente ad un episodio di febbre reumatica.
Oltre a Troisi, al film prendono parte Philippe Noiret, attore francese che per il cinema italiano aveva già interpretato, tra gli altri, il personaggio di Giorgio Perozzi in Amici miei ed Amici miei - Atto II° di Mario Monicelli ed il personaggio di Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, e Maria Grazia Cucinotta[1], lanciata nel mondo del cinema appunto con questo film. Ricordato per essere stato il film-testamento di Troisi, venne presentato al Festival di Venezia il 1º settembre 1994 e distribuito nelle sale italiane il successivo 22 settembre. Nelle sale americane venne distribuito il 14 giugno 1995 ottenendo il primo posto agli incassi italiani e un'ottima percentuale di critiche.
Il film, ambientato nel 1952, tratta il periodo dall'esilio di Neruda alla sua partenza, e si svolge interamente in un piccolo isolotto dell'Italia, abitato da comuni pescatori analfabeti intenti nel loro mestiere. La storia adatta il romanzo di Skármeta, con alcune modifiche nella trama.
In questo contesto, lo scrittore mette in risalto la figura immaginaria di Mario Ruoppolo, il postino di Neruda, che con quest'ultimo riesce ad ottenere un legame di amicizia molto forte e unito.
Dopo aver letto il romanzo di Antonio Skármeta, Troisi decide di trasportare nel mondo della celluloide questa originale e poetica favola moderna, aggiungendoci un tocco della sua tipica malinconia.
Troisi riesce a dare voce e anima al postino Mario, timido e impacciato, ma che poco a poco diventa capace di creare metafore, parola di cui prima ignorava il significato e anzi lo spaventava al solo suono, e in grado di dare consigli a Neruda come quando definisce "tristi" le reti dei pescatori.
Gli incassi dell'ultimo film di Troisi hanno toccato in poche settimane una somma di circa 22000000 $, superando quelli guadagnati a suo tempo da Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Comprendendo gli incassi raccolti in tutto il mondo, si è raggiunta la cifra di 80000000 $, fissando il nuovo record del maggiore incasso di sempre, in tutto il mondo, per un film italiano.
Secondo dati aggiornati al 2014, Il postino detiene l'ottavo posto tra i film in lingua straniera di maggior successo negli Stati Uniti.[2]
In Italia si classificò al 9º posto tra i primi 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica 1994-95.[3]
Il film ha ottenuto 5 candidature agli Oscar 1996, quella come miglior film, miglior attore protagonista (Massimo Troisi), miglior regia (Michael Radford), miglior sceneggiatura non originale e miglior colonna sonora drammatica. Solo quest'ultima candidatura, tuttavia, si è tradotta nella conquista di una statuetta.
Ottiene, invece, un BAFTA al miglior regista e un BAFTA alla migliore colonna sonora e altri ambiti premi, tra cui un Critics' Choice Movie Award al miglior film straniero, il David di Donatello per il miglior montatore e un Nastro d'argento alla migliore colonna sonora.
Come per la maggior parte dei film di Troisi, il film fu un successo di critica. Sean Connery e Roberto Benigni lo giudicarono uno dei migliori del genere, sia italiani sia europei.
«Fu amore a prima vista. Stavamo sempre insieme. Vedendolo nel Postino ho pianto. Era come un volo senza ali, il suo corpo smagrito fluttuava sopra lo schermo, magicamente» |
(Roberto Benigni) |
«Massimo aveva l'anima sul volto. Il film Capitan Fracassa mi fece conoscere Massimo, lo vidi e subito mi piacque. Poi arrivò Il Postino, dandomi la possibilità di lavorare insieme a lui, in un'esperienza unica. Penso che in tutta la storia del cinema, non ci sia nessun film simile. I ricordi che ho di Massimo sul set sono ricordi felici, l'aria che si respirava, considerando la difficoltà che Massimo aveva nel girare, data la sua malattia, era comunque un'atmosfera rilassata e mai triste. Una cosa che mi faceva sorridere era la sua maniera di parlare, io recitavo in francese, lui né in italiano né in napoletano; recitava come solo lui sapeva fare. La nostra giornata sul set era organizzata in maniera tale da rendere meno faticoso il lavoro a Massimo, la mattina giravamo per poche ore per non farlo stancare» |
(Philippe Noiret al Premio Massimo Troisi) |
«Il Postino rappresenta quel trionfo internazionale che Troisi sperava di avere e che non ha fatto in tempo a godersi» |
(The Washington Times) |
«Troisi dà al suo personaggio una verità e una semplicità che significa tutto» |
(The New York Times) |
Il New York Times ha inserito la pellicola nella sua speciale classifica dei 1000 migliori film di sempre[4].
La colonna sonora è di Luis Bacalov che vinse l'Oscar alla migliore colonna sonora.
È composta dalle seguenti tracce:
Nel 2013 Luis Bacalov ha riconosciuto a Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco e Paolo Margheri la co-paternità delle musiche[5] dopo una lunga querelle giudiziaria che aveva visto prevalere in Tribunale gli eredi di Endrigo, morto nel 2005.
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Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare.
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Nel 2004 è uscita in Italia un'autorevole edizione in DVD, con un'intervista, il making of in inglese con sottotitoli, il dietro le quinte (con scene di prova inedite), il trailer originale statunitense, una galleria fotografica, e il cast completo con biografia e filmografia dettagliata.
Negli Stati Uniti d'America è uscito il DVD del film nella versione sottotitolata e in quella doppiata in inglese.
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