Il re di Poggioreale è un film italiano del 1961 diretto da Duilio Coletti.
Il re di Poggioreale | |
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Paese di produzione | Italia |
Anno | 1961 |
Durata | 113 min |
Dati tecnici | B/N |
Genere | commedia, drammatico |
Regia | Duilio Coletti |
Soggetto | John Fante, Vittoriano Petrilli, Giuseppe Mangione, Duilio Coletti |
Sceneggiatura | John Fante, Vittoriano Petrilli, Giuseppe Mangione, Duilio Coletti |
Produttore | Dino De Laurentiis |
Casa di produzione | Dino De Laurentiis Cinematografica, Duilio Cinematografica, Standard Films |
Fotografia | Leonida Barboni |
Montaggio | Dolores Tamburini |
Musiche | Carlo Savina |
Scenografia | Piero Gherardi |
Costumi | Piero Gherardi |
Trucco | Otello Fava |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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È un film commedia a sfondo drammatico prodotto in Italia, ambientato a Napoli durante la seconda guerra mondiale e incentrato sulle gesta di un noto contrabbandiere, Peppino Navarra, interpretato da Ernest Borgnine.
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Il film, diretto da Duilio Coletti su una sceneggiatura dello stesso Coletti e dello scrittore italoamericano John Fante con il soggetto di Vittoriano Petrilli,[1] fu prodotto da Coletti in collaborazione con Dino De Laurentiis per Dino De Laurentiis Cinematografica, Duilio Cinematografica e Standard Films.[2] Inizialmente il produttore Dino De Laurentiis voleva che il ruolo del protagonista fosse affidato all'attore Rod Steiger.[3]
Il film fu distribuito in Italia dal 16 settembre 1961[4] al cinema.[2] Il titolo della versione internazionale doppiata in inglese fu Black City; all'estero il film è conosciuto anche con il titolo The King of Poggioreale.[4]
Alcune delle uscite internazionali sono state:[4]
Secondo il Morandini il film è una "ricostruzione fantasiosa della Napoli di guerra, ma sanguigna e pittoresca". "Qua e là la sincerità diventa verità. Bel coro di figure e figurine popolari. Uno dei migliori film di D. Coletti".[5] Secondo Paolo Mereghetti Navarra rappresenta "un personaggio a due facce, contraddittorio come a Fante appare il popolo partenopeo, che nel film prende rilievi quasi antropologici e diventa l'emblema della napoletanità stessa, melodrammatica e insieme folcloristica e chiassosa, ma che sa accendersi nel tragico finale di una sua incisiva verità morale, quando il re di Poggioreale finisce per essere tradito e depredato proprio da chi prima lo osannava".[3]
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