L'ultima neve di primavera è un film del 1973 diretto da Raimondo Del Balzo.
L'ultima neve di primavera | |
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Titolo originale | L'ultima neve di primavera |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1973 |
Durata | 95 min |
Genere | drammatico |
Regia | Raimondo Del Balzo |
Soggetto | Mario Gariazzo |
Sceneggiatura | Raimondo Del Balzo, Mario Gariazzo, Antonio Troisio |
Casa di produzione | Aerre Cinematografica |
Distribuzione in italiano | P.A.C. |
Fotografia | Roberto D'Ettorre Piazzoli |
Montaggio | Angelo Curi |
Musiche | Franco Micalizzi, dirette da Alessandro Blocksteiner |
Scenografia | Gisella Longo |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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La pellicola inaugura un filone di film strappalacrime (detti anche lacrima-movie) che tanto successo avrà in quegli anni in Italia e che aveva il suo prototipo in Incompreso di Luigi Comencini (1966). In questi film un bambino buono e sensibile, abbandonato o trascurato dai propri genitori, affronta tragicamente la morte per malattia, ritrovando solo in questo modo, tardivamente nella sua agonia, l'affetto di cui era stato privato. Protagonista è qui il piccolo Renato Cestiè che più di ogni altro attore bambino seppe incarnare il ruolo tragico di piccola vittima innocente in questo e altri film come Il venditore di palloncini (1974), L'albero dalle foglie rosa (1974) e Bianchi cavalli d'agosto (1975).
Perugia. Roberto è un avvocato di successo rimasto vedovo con un figlio preadolescente, Luca. Incapace di badare da solo al figlio, Roberto lo iscrive a un collegio, dal quale il bambino esce solo durante le vacanze. Luca soffre la vita in collegio e la mancanza della madre.
Per le vacanze di Pasqua Luca torna a casa ma Roberto è sempre molto impegnato con il lavoro. Luca trascorre così il tempo libero da scuola in compagnia della domestica Mariolina, della compagna di collegio Stefanella e di Bernardo, amico di vecchia data dei suoi genitori. Accontentando le insistenti richieste di Luca, Roberto lo porta con sé in una breve vacanza al mare, durante la quale il bambino conosce Veronica, la nuova compagna di suo padre.
Inizialmente Luca ha difficoltà ad accettare la presenza di Veronica, ma questa riuscirà a guadagnarsene l'affetto e rimprovererà Roberto di trascurare il figlio per il lavoro. Roberto allora promette a Luca che non appena si sposerà con Veronica lui tornerà a vivere con loro e lascerà il collegio, cosa di cui Luca è felice.
Roberto decide quindi di portare Luca in una breve vacanza sulla neve prima del rientro in collegio. Durante una discesa in montagna con lo slittino Luca cade e si ferisce, e durante il ricovero in ospedale accusa debolezza: i sanitari consigliano Roberto di riportare il figlio a Perugia e farlo esaminare lì. Le analisi rivelano che Luca è malato di una grave forma di leucemia le cui cure si rivelano inefficaci. Roberto non lesina attenzioni a suo figlio, conscio solo in quel momento di quanto era stato distaccato in passato nei suoi confronti.
Avendo intuito che non sopravviverà, Luca chiede a Roberto di andare con lui a un luna park, posto nel quale con suo padre non era mai stato prima. Roberto accontenta il figlio ma il luna park è chiuso: decide quindi di chiedere ai suoi gestori di aprirlo per poter esaudire l'ultimo desiderio del figlio che sta morendo. Durante i giri sulle varie attrazioni Luca confessa a suo padre che, nonostante la malattia, quello è stato il periodo più felice della sua vita perché lui gli è stato sempre accanto. Durante un giro sulla giostra dei cavalli, Luca avverte un grave senso di stanchezza e poco dopo muore tra le braccia di Roberto.
Il successo del film è dovuto anche alla colonna sonora composta da Franco Micalizzi e diretta da Alessandro Blocksteiner, che conobbe anch'essa molto successo.
All'estero il film è stato distribuito con titolo tradotto a seconda del paese:
Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 20 dicembre del 1973, il film ottenne un ottimo successo di pubblico, arrivando ad essere il 17º miglior incasso della stagione cinematografica 1973-74, rilanciando in Italia il genere comunemente definito strappalacrime o lacrima-movie, già molto in voga tra la metà degli anni quaranta e la metà degli anni cinquanta e prima ancora durante il periodo del cinema muto.
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