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L'arte di arrangiarsi è un film del 1954 diretto da Luigi Zampa.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi L'arte di arrangiarsi (disambigua).
L'arte di arrangiarsi
Rosario sposa Mariuccia per mero interesse economico
Paese di produzioneItalia
Anno1954
Durata95 minuti
Dati tecniciB/N
Generecommedia
RegiaLuigi Zampa
SoggettoVitaliano Brancati
SceneggiaturaVitaliano Brancati
Produttore esecutivoGianni Hecht Lucari
Casa di produzioneDocumento Film
Distribuzione in italianoCei-Incom
FotografiaMarco Scarpelli
MontaggioEraldo Da Roma
MusicheAlessandro Cicognini
ScenografiaMario Chiari, Mario Garbuglia
CostumiPiero Tosi
TruccoFranco Freda
Interpreti e personaggi
  • Alberto Sordi: Rosario Scimoni, detto Sasà
  • Marco Guglielmi: avvocato Giardini
  • Franco Coop: sindaco
  • Luisa Della Noce: Paola Toscano
  • Franco Jamonte: Luigi Pizzarro
  • Elena Gini: Mariuccia Giardini
  • Elli Parvo: Emma, moglie del sindaco
  • Armenia Balducci: Lilli De Angelis, fidanzata di Sasà
  • Carletto Sposito: duca di Lanocita
  • Gianni Di Benedetto: onorevole Toscano
  • Antonio Acqua: ingegner Raoul Casamattola
  • Gino Buzzanca: barone Mazzei
  • Gino Baghetti: marchese
  • Fernando Cerulli: Borrella
  • Giacomo Furia: maggiordomo di Sasà
  • Archibald Layall: attore che impersona Lucifero
  • Franco Migliacci: Casaletti
  • Vando Tress: regista del film religioso
  • Catherine Zago: Liliana Fiordimaggio
  • Gina Moneta Cinquini: signora Giardini
  • Turi Pandolfini: detenuto
  • Gustavo Giorgi: funzionario di polizia
  • Gaetano Verna: zio sacerdote di Lilli
  • Marco Mazza: don Peppino, il federale
  • Ada Colangeli: cameriera dei gesuiti
  • Maria Virginia Onorato: bambina
  • Branko Bokun: pazzo che si crede il Duca d'Aosta
  • Luciano Bonanni: pazzo all'ospedale
  • Luigi Moneta: prelato
  • Piero Pastore: padre di Lilli
Doppiatori originali
  • Stefano Sibaldi: avvocato Giardini
  • Olinto Cristina: sindaco
  • Andreina Pagnani: Paola Toscano
  • Ignazio Balsamo: Luigi Pizzarro; Don Peppino, il federale
  • Miranda Bonansea: Mariuccia Giardini
  • Lydia Simoneschi: Emma, moglie del sindaco
  • Maria Pia Di Meo: Lilli De Angelis, fidanzata di Sasà
  • Augusto Marcacci: onorevole Toscano
  • Amilcare Pettinelli: marchese
  • Gianfranco Bellini: Borrella
  • Pino Locchi: maggiordomo di Sasà
  • Giuseppe Rinaldi: Casaletti
  • Dhia Cristiani: Liliana Fiordimaggio
  • Giovanna Scotto: signora Giardini
  • Mario Besesti: funzionario di polizia
  • Mario Corte: prelato

Rappresenta l'ultima parte di una trilogia ideata e sceneggiata da Vitaliano Brancati, i cui altri due titoli sono Anni difficili (1948) e Anni facili (1953). È stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare[1].


Trama


Alberto Sordi, Elli Parvo e Franco Coop in una scena del film
Alberto Sordi, Elli Parvo e Franco Coop in una scena del film

Rosario Scimoni, un opportunista senza scrupoli, nipote del sindaco di Catania, è sempre pronto a schierarsi con chiunque possa aiutarlo. Passa dal socialismo al fascismo con apparente cinismo; cambia fede politica con la stessa facilità con cui cambia le donne. Dopo essere stato braccio destro di un onorevole e amministratore di molini, nel dopoguerra arriva a Roma e tenta di girare un film, dapprima cercando l'appoggio dei comunisti, e con la vittoria dei democristiani è costretto a cambiare la sceneggiatura.

Il film religioso, con protagonista l'ennesima fidanzata, è finanziato con i capitali di un duca il quale, convinto di finanziare le missioni estere, non appena scopre la verità lo fa arrestare e condannare a cinque anni di carcere. Una volta uscito, Rosario tenta di fondare un partito proprio, ma alle elezioni prende pochissimi voti e si ridurrà a vendere lamette da barba con la sua nuova compagna.


Produzione



Distribuzione


Il film venne iscritto al Pubblico registro cinematografico con il n. 1.512. Presentato il 25 novembre 1954 alla Commissione di Revisione Cinematografica, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, ottenne il visto di censura n. 17.853 il 22 dicembre 1954 con una lunghezza dichiarata di 2.600 metri ed effettiva di 2.598 metri, ad alcune condizioni: che fosse eliminata l'espressione "puttaniere" nel colloquio tra Rosario e il Duca; che fosse eliminato l'accenno al Vaticano nel colloquio tra il Duca e Santucci; inoltre, che venisse tolta l'espressione "un consigliere delle minoranze" nonché quella di "alto funzionario"[2]. Dopo queste modifiche il film poté circolare liberamente. Ebbe la sua prima proiezione pubblica il 29 dicembre 1954 e, nella sua tenitura, arrivò a incassare 257.700.000 di lire. Fu proiettato all'estero soltanto in Germania, col titolo Kanaille von Catania il 21 settembre 1956; in Francia non venne mai proiettato nelle sale, arrivando direttamente alla programmazione televisiva il 3 ottobre 2010 con il titolo L'art de se débrouiller.[3] La pellicola fu pubblicata in DVD dalla Medusa Video[4].


Critica


«L'arte di arrangiarsi è l'ultimo copione a cui lavorò il compianto scrittore Vitaliano Brancati. Interpretato e dominato da un Alberto Sordi in pienissima forma, è il ritratto e la storia, di timbro prettamente brancatiano, cioè satirico, di uno dei tanti voltagabbana, versipelle, opportunisti o come altro li volete chiamare, che hanno fatto i loro giochi di destrezza in questo ultimo e tempestoso scorcio di storia nazionale. Luigi Zampa ha diretto con polso e il film è riuscito festevole e mordace.»

(Anonimo, Stampa Sera, 3 marzo 1955[5])

«[...] Il titolo sottolinea l'aspetto di fondo del film, che è una satira di una particolare mentalità e di un particolare costume sociale, e che si svolge sullo sfondo di una società in cui l'opportunismo, la prepotenza e l'inganno sono gli unici mezzi per sopravvivere. Purtroppo il film non sviluppa tutte le indicazioni satiriche del testo, e spesso si limita ad una comicità bonaria e di maniera [...].»

(Gianni Rondolino, Catalogo Bolaffi del Cinema Italiano 1945-1955, Editore Bolaffi (1967))

«[...] Due elementi accomunano i successivi tre film, Anni difficili (1948), Anni facili (1953) e L'arte di arrangiarsi (1954): il soggetto di Vitaliano Brancati e una continuità di analisi che, partendo dal periodo fascista (per il primo film ci fu addirittura un'interpellanza parlamentare), passa attraverso il malgoverno democristiano degli anni '50 per arrivare alla rappresentazione dell'opportunismo come «elemento di sopravvivenza» nel dopoguerra italiano.»

(Daniela Ragazzoni, Alfonso Canziani (a cura di), Cinema di tutto il mondo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1978)

Note


  1. Come si evince da questa pagina tratta dal sito Rete degli spettatori.
  2. Come si può evincere dal documento originale del visto di censura tratto dal sito Italia Taglia.
  3. Come si evince dalla pagina delle uscite all'estero tratta dal sito IMDB.
  4. Come si evince da questa pagina tratta dal sito della rivista FilmTv.it
  5. Anonimo, L'arte di arrangiarsi, recensione, in La Stampa, 3 marzo 1955, p. 6. URL consultato il 16 gennaio 2014.

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Collegamenti esterni


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[en] The Art of Getting Along

The Art of Getting Along (Italian: L'arte di arrangiarsi) is a 1954 comedy film directed by Luigi Zampa and starring Alberto Sordi.[1] It is the third and final chapter in the political trilogy about the continuity of fascism in postwar conceived by Vitaliano Brancati and also consisting of Difficult Years and Easy Years.[2][3]
- [it] L'arte di arrangiarsi



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