L'eredità Ferramonti è un film del 1976 diretto da Mauro Bolognini, interpretato da Gigi Proietti, tratto dal romanzo omonimo di Gaetano Carlo Chelli.
L'eredità Ferramonti | |
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Paese di produzione | Italia |
Anno | 1976 |
Durata | 118 min e 120 min |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | drammatico |
Regia | Mauro Bolognini |
Soggetto | Gaetano Carlo Chelli (romanzo) |
Sceneggiatura | Sergio Bazzini, Roberto Bigazzi e Ugo Pirro |
Produttore | Fulvio Lucisano |
Distribuzione in italiano | Titanus |
Fotografia | Ennio Guarnieri |
Montaggio | Nino Baragli |
Musiche | Ennio Morricone |
Scenografia | Luigi Scaccianoce, Bruno Cesari |
Costumi | Gabriella Pescucci |
Trucco | Giuseppe Capogrosso, Massimo De Rossi |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Fu presentato in concorso al 29º Festival di Cannes, dove Dominique Sanda vinse il premio per la miglior interpretazione femminile.[1]
La giovane e bella Irene sposa Pippo Ferramonti, figlio di Gregorio, un ex proprietario di forno in possesso di una ricca eredità che tuttavia non intende lasciare a nessuno dei figli. Egli infatti cova un odio contraccambiato per tutti loro: l'onesto ma fragile Pippo, l'indolente e donnaiolo Mario, e la fredda Teta, sposata con Paolo, un rigido impiegato statale, i quali si disistimano reciprocamente.
Dapprima Irene si presenta come sincera, ingenua e timida, disposta a porsi come pacificatrice all'interno della famiglia divisa - ma lentamente emergerà la sua vera natura di donna arrivista e disposta a tutto pur di ottenere una ricchezza che le consenta di vivere in modo agiato ed al di sopra del "popolo" che disprezza. Il suo piano si sviluppa tra inganni e promesse lascive: convinta di poter ottenere quanto desidera solo in forza della sua bellezza, diviene dapprima l'amante di Mario, a fronte di una dimessa e disperata rassegnazione da parte di Pippo, che lentamente si ridurrà in miseria e scivolerà verso la pazzia. Infine mette decisamente contro la figlia Teta lo stesso Gregorio, che sembra intuirne le intenzioni.
Il suo progressivo avvicinarsi a quest'ultimo arriverà al punto di ottenere la modifica del suo testamento, a convincerlo che lei è l'unica della famiglia a volergli bene. Una volta morto questo, il suo sogno sembra realizzarsi, ma Mario, innamoratosi di Irene e convinto che ella lo ami e che intenda spartire con lui la fortuna appena acquisita, rimane sconvolto dalla vera natura della donna e decide di suicidarsi, facendo tuttavia in modo che lei venga accusata della sua morte.
Paolo e Teta infatti, immediatamente sopraggiunti dopo avere udito il colpo di pistola con il quale Mario si è tolto la vita, testimonieranno contro Irene e, nonostante le loro conoscenze, non riusciranno a farla condannare ad una pena detentiva, però potranno farsi nominare dal Tribunale eredi universali del patrimonio del padre deceduto.
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