La corsa dell'innocente è un film del 1992, diretto da Carlo Carlei, candidato ai Golden Globe come Miglior film straniero.
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La corsa dell'innocente | |
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Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia, Francia |
Anno | 1992 |
Durata | 105 min |
Rapporto | 1,85:1 |
Genere | avventura, drammatico, thriller |
Regia | Carlo Carlei |
Soggetto | Carlo Carlei |
Sceneggiatura | Carlo Carlei, Gualtiero Rosella |
Produttore | Franco Cristaldi, Domenico Procacci |
Produttore esecutivo | Massimo Cristaldi, Michelle de Broca, Bruno Ricci, Jon Turtle |
Casa di produzione | Cristaldifilm, Fandango in collaborazione con Raitre, Fildebroc (Parigi) |
Fotografia | Raffaele Mertes |
Montaggio | Claudio Di Mauro, Carlo Fontana |
Effetti speciali | Fabio Traversari |
Musiche | Carlo Siliotto |
Scenografia | Franco Ceraolo |
Costumi | Mariolina Bono |
Trucco | Alessandro Bertolazzi |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Vito è un ragazzino che vive nella campagna calabrese. La sua famiglia, immischiata con l'Ndrangheta, un giorno viene sterminata da una gang criminale per un regolamento di conti e solo Vito riesce a scampare nascondendosi sotto il letto. Non appena la gang si allontana dalla tenuta, Vito esce di casa e vede suo padre in fin di vita che poco prima di morire gli ordina di andare dal fratello per avere protezione. Vito così inizia la sua corsa verso una grotta nascosta tra i boschi dell'Aspromonte dove al suo interno c'era il nascondiglio del padre e del fratello, dove veniva tenuto in ostaggio Simone: il figlio di un noto imprenditore Toscano rapito poco tempo prima. Non appena Vito entra nella grotta, raccoglie lo zainetto del bambino rapito e si accorge con stupore che il piccolo Simone è stato ucciso. Dopo aver udito dei rumori provenire dal profondo della grotta, Vito va avanti e chiama per nome il fratello, trovando invece il capo della gang che ha sterminato la sua famiglia qualche ora prima mentre sta rovistando nelle tasche del fratello, anch'egli ucciso. Vito comincia la sua corsa per scappare dall'uomo tra campi e boschi fino a riuscire a salire su un treno locale che lo porterà ai confini della Calabria. Si rifugia in una vecchia raffineria marittima dove passa la notte. La mattina seguente si nasconde dentro un camion diretto a Roma dove arriva la sera stessa mettendosi alla ricerca di un cugino trasferitosi nella capitale da qualche anno. Convinto di poter iniziare una nuova vita a Roma assieme al cugino, una mattina viene raggiunto dagli stessi uomini che avevano ucciso la sua famiglia. Dopo essere riuscito a scappare, decide di raggiungere i genitori del bambino ucciso, ancora ignari della sua morte, per rivelare loro la verità. Raggiunta Siena, riesce ad entrare di nascosto a casa loro e la madre dei piccolo Simone, visibilmente sconvolta, lo accoglie dandogli riparo. Quando i genitori di Simone vengono di nuovo contattati dai rapitori per la richiesta del risarcimento, Vito capisce che è in atto una trappola per rubare i soldi e uccidere il padre del bambino rapito. Capisce inoltre che il tutto è stato architettato proprio dai due uomini che gli stavano dando la caccia. Quando il padre di Simone si reca nel luogo dell'incontro, i due uomini gli propongono lo scambio quando improvvisamente Vito esce dalla macchina dell'uomo rivelando che Simone era stato ucciso da loro. Allora Vito propone ai due uomini di dar loro una busta piena di soldi nascosta in paese se li avesse lasciati andare. I due accettano e lo portano in paese verso l'ipotetico nascondiglio. Vito riesce a scappare nuovamente ma poco dopo, lungo la scalinata della chiesa madre, viene raggiunto da un proiettile esploso dal capo della gang criminale. Dopo un lungo scontro a fuoco i due killer vendono uccisi e Vito riesce a sopravvivere alla ferita. Il film termina con le immagini della nuova vita di Vito, adottato dai genitori del piccolo Simone.
Vito, durante la sua fuga, braccato dai malavitosi che hanno ucciso la sua famiglia, attraversa diversi luoghi: dai casolari nelle campagne desolate di Castrovillari in provincia di Cosenza, alla zona montuosa e assolata di Cerchiara di Calabria (CS) dove prende il treno, ai vicoli di Civita (CS) dove chiede aiuto ad una signora anziana fino alla fabbrica abbandonata in riva al mare rappresentata dallo stabilimento della SIR (Società Italia Resine) a Lamezia Terme in provincia di Catanzaro. Alcune scene che vedono il piccolo protagonista rifugiarsi a Roma, sono state effettivamente girate nella Capitale, di cui si può riconoscere la Casa dello studente dell'Università Sapienza, in Via C. De Lollis e il cimitero di Verano.
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