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La legge è legge è un film del 1958 diretto da Christian-Jaque.

La legge è legge
Fernandel e Totò in una scena del film
Titolo originaleLa legge è legge
Paese di produzioneItalia, Francia
Anno1958
Durata96 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generecommedia
RegiaChristian Jaque
SoggettoJacques Emmanuel, Jean-Charles Tacchella
SceneggiaturaAge, Furio Scarpelli, Christian-Jaque, Jean Manse, Jacques Emmanuel
ProduttoreFranco Cristaldi
Casa di produzioneLes Films Ariane, Filmsonor, France Cinéma Productions, Vides France
Distribuzione in italianoLux Film
FotografiaGianni Di Venanzo
MontaggioJacques Desagneaux
MusicheNino Rota
ScenografiaGianni Polidori
CostumiPia Marchesi
Interpreti e personaggi
  • Totò: Giuseppe La Paglia
  • Fernandel: Ferdinand Pastorelli
  • Nino Besozzi: il maresciallo
  • Leda Gloria: Antonietta La Paglia
  • Nathalie Nerval: Hélène Pastorelli
  • Noël Roquevert: il gendarme Malandain
  • René Genin: l'oste Gaspard Donadieu
  • Jean Brochard: l'onorevole francese
  • Aldo Vasco: il brigadiere (non accreditato)
  • Henri Cremieux: Bourride
  • Luciano Marin: Mario
Doppiatori italiani
  • Carlo Dapporto: Ferdinand Pastorelli
  • Michele Malaspina: il maresciallo
  • Stefano Sibaldi: il gendarme Malandain
  • Nico Pepe: l'oste
  • Ernesto Calindri: l'onorevole francese

Il film, con protagonisti Totò e Fernandel, presentato al Festival di Berlino[1], rappresenta, sotto certi aspetti, una "riedizione corretta, più moderna e più leggera" di Guardie e ladri (1951).[2]


Trama


Nel paesino immaginario di Assola, letteralmente diviso a metà dal confine del dipartimento francese delle Alpi Marittime e della provincia italiana di Cuneo, vivono il contrabbandiere napoletano Giuseppe La Paglia ed il doganiere francese Ferdinand Pastorelli. Nel giorno della festa cittadina della parte francese, Ferdinand arresta Giuseppe recandosi con lui all'Albergo delle due frontiere, il motel cittadino avente la curiosa attrazione turistica d'esser stato edificato proprio in corrispondenza della frontiera italo-francese. Una volta lì, Giuseppe scopre che Ferdinand è nato da padre ignoto e da madre italiana nella cucina del ristorante che si trova nella parte italiana dell'albergo. Dunque, seppur registrato al municipio francese, il doganiere sarebbe in realtà italiano e pertanto impossibilitato a esercitare la professione. Effettuando una successiva verifica presso il comune di Assola, Ferdinand viene a sapere che chi denunciò la sua nascita, Gaspard Donadieu, proprietario dell'Albergo delle due frontiere, avrebbe dovuto farlo al municipio italiano e non a quello francese. Lo stesso Donadieu rivela a Ferdinand di essersi recato al municipio francese perché quel giorno pioveva a dirotto ed era più vicino all'albergo rispetto a quello italiano.

Rischiando di perdere il lavoro, Ferdinand, su consiglio proprio di Giuseppe, si fa accompagnare da quest'ultimo al municipio italiano per richiedere la carta d'identità italiana, propedeutica a una successiva naturalizzazione francese. Tuttavia, secondo l'onorevole Bonnefonde, deputato transalpino di Assola e amico del suocero di Ferdinand, l'essere divenuto cittadino italiano a tutti gli effetti gli impedisce di riottenere la cittadinanza francese e inoltre comporta i reati di usurpazione di identità, falso e uso di falso. Di conseguenza, viene a cadere il suo secondo matrimonio con Hélène, e il figlio avuto insieme a lei diventa automaticamente di padre ignoto. Vedendo arrivare a casa i gendarmi francesi, e temendo di essere arrestato di lì a poco, Ferdinand scappa prima che questi possano consegnargli il permesso di soggiorno in territorio transalpino.

Nel frattempo, i carabinieri italiani vengono inviati su ordine della Prefettura di Cuneo da Giuseppe, chiedendogli qualunque notizia possibile su Ferdinand. Inizialmente titubante, il contrabbandiere, in cambio dell'anonimato, svela ogni elemento riguardante l'amico che infatti viene puntualmente posto in stato di fermo. Con lui anche la prima moglie Antonietta, ora coniugata con Giuseppe: secondo la legge italiana, che all'epoca non prevede il divorzio, i due risultano infatti ancora sposati e dunque Antonietta è colpevole di bigamia. Dopo indicazioni ricevute dalla Prefettura, il maresciallo dei carabinieri Marozzi acconsente alla liberazione sia di Antonietta che di Ferdinand, ma il doganiere viene poi nuovamente trattenuto poiché, avendo combattuto durante la guerra per i francesi anziché per gli italiani, risulta disertore. Tornato in camera di sicurezza, vi trova Giuseppe fattosi arrestare per non lasciare la moglie da sola in cella con l'ex-marito. Punto nell'orgoglio nel sentirsi definire disertore, Ferdinand tenta il suicidio ma viene convinto a desistere da Giuseppe, e infine è nuovamente liberato da Marozzi, il quale ha riesaminato la pratica scoprendo che Ferdinand non è un disertore: avendo infatti svolto servizio militare all'estero senza autorizzazione del suo Governo, è automaticamente decaduto dalla nazionalità italiana.

Ricondotto al confine per essere rimandato in Francia, in quanto non italiano, si vede tuttavia bloccato dal maresciallo Malandain, capo della Gendarmerie, perché è senza documenti e, perciò, non può rientrare in Francia: Ferdinand è a tutti gli effetti un senza patria. Ormai esasperato e in preda alla follia, fugge sulle montagne armato del suo fucile e, da tiratore scelto quale è, attua la sua vendetta sparando contro obiettivi ben precisi, preannunciati in una lettera inviata a Giuseppe poche ore prima. L'italiano, pur non essendo tra le vittime designate, rischia di finire nella lista qualora non dovesse portargli del cibo, e difatti si reca a tal proposito da Donadieu. Nella cantina di costui, scopre tuttavia sull'etichetta di alcune vecchie bottiglie di vino, chiamato per l'appunto "vino delle due frontiere", che nel 1919, anno di nascita di Ferdinand, la linea di confine non tagliava in due l'albergo bensì passava per una sua piccolissima parte. E la cucina, dove era nato Ferdinand, si trovava in territorio francese. È stato dunque Donadieu a spostare la frontiera per fini puramente turistici, con lo scopo di attrarre avventori. Chiarito l'equivoco, Giuseppe si reca subito da Ferdinand per annunciargli il lieto fine della vicenda, ma questi, vedendolo arrivare non distante da gendarmi e carabinieri, pensa a un tranello ordito dallo stesso Giuseppe e gli spara addosso, senza fortunatamente ferirlo. Provata la buona fede del suo amico-nemico, Ferdinand può riavere la cittadinanza francese e il suo posto di doganiere. E ricomincerà il suo duello personale e quotidiano con Giuseppe.


Produzione



Riprese


La storia è ambientata nell'immaginario paese di Assola, sul confine italo-francese, ma in realtà il film è stato interamente girato a Venafro, in Molise, nell'inverno del 1957.[3]


Distribuzione



Edizione italiana



Doppiaggio

Il doppiaggio italiano del film fu diretto da Mario Maldesi.[4] Fernandel è qui doppiato per l'unica volta da Carlo Dapporto. La voce di Totò invece, nella versione francese (distribuita con il titolo La loi c'est la loi), è in parte l'originale coi dialoghi in italiano ed in parte doppiata in francese da Carlo Croccolo.


Note


  1. Awards for La legge è legge (1958), su imdb.com, IMDb.
  2. Bispuri, 1997, p.29.
  3. Tonino Atella, Venafro - Il ricordo di Totò nel 60° del ciak di "La Legge è legge", su molisenetwork.net, 11 aprile 2017.
  4. Come raccontato da Maldesi stesso durante una intervista per il sito Enciclopedia del Doppiaggio nel 2012 (Intervista a Mario Maldesi di Gerardo Di Cola e Andrea Razza (29 giugno 2012) su YouTube)

Bibliografia



Altri progetti



Collegamenti esterni


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[de] Gesetz ist Gesetz

Gesetz ist Gesetz (französisch: La loi, c’est la loi, italienisch: La legge è legge) ist eine französisch-italienische Filmkomödie in Schwarzweiß von Christian-Jaque. Das Drehbuch verfasste er selbst zusammen mit fünf weiteren Autoren. Die Hauptrollen sind mit Fernandel und Totò besetzt. Das Werk erlebte seine Uraufführung am 17. September 1958 in Frankreich. In der Bundesrepublik Deutschland kam der Film erstmals am 3. April 1959 in die Kinos.

[en] The Law Is the Law

The Law Is the Law (French: La loi, c'est la loi, Italian: La legge è legge) is a 1958 French-Italian comedy film directed by Christian-Jaque. It was entered into the 8th Berlin International Film Festival.[1]
- [it] La legge è legge

[ru] Закон есть закон

«Закон есть закон» (фр. La loi c'est la loi... / итал. La legge è legge...) — франко-итальянский фильм. Мировая премьера состоялась 17 сентября 1958 года.



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