La storia di una monaca (The Nun's Story) è un film del 1959 diretto da Fred Zinnemann. È tratto dal romanzo Storia di una suora[1] di Kathryn Hulme ispirato alla vera storia di Marie Louise Habets, ex suora di carità di Gesù e Maria.
Audrey Hepburn: suor Lucia / Gabrielle van der Mal
Peter Finch: dottor Fortunati
Mildred Dunnock: suor Margherita
Edith Evans: reverenda madre Emmanuel
Peggy Ashcroft: madre Matilde
Dean Jagger: dottor Van Der Mal
Gabriella Andreini: novizia Maria
Barbara O'Neil: madre Didyma
Beatrice Straight: madre Christophe
Patricia Collinge: sorella William
Rosalie Crutchley: sorella Eleanor
Ruth White: madre Marcella
Lionel Jeffries: dottor Goovaerts
Patricia Bosworth: Simone
Colleen Dewhurst: Arcangelo Gabriella
Stephen Murray: padre André
Niall MacGinnis: padre Vermeuhlen
Dorothy Alison: sorella Aurelie
Errol John: Illunga
Diana Lambert: Lisa
Orlando Martins: Kalulu
Lodovice Bonhomme: vescovo
Richard O'Sullivan: Peter van der Mal
Ave Ninchi: suor Bernarda (non accreditata)
Doppiatori italiani
Maria Pia Di Meo: suor Lucia / Gabrielle van der Mal
Gualtiero De Angelis: dottor Fortunati
Tina Lattanzi: suor Margherita
Lydia Simoneschi: reverenda madre Emmanuel
Renata Marini: madre Matilde
Mario Pisu: dottor van der Mal
Clara Ristori: madre Didyma
Clelia Bernacchi: madre Christophe
Maria Saccenti: sorella William
Micaela Giustiniani: sorella Eleanor
Franca Dominici: madre Marcella
Bruno Persa: dottor Goovaerts
Fiorella Betti: Simone
Dina Perbellini: Arcangelo Gabriella
Amilcare Pettinelli: padre André
Luigi Pavese: padre Vermeuhlen
Wanda Tettoni: sorella Aurelie
Riccardo Mantoni: Illunga
Vittoria Febbi: Lisa
Nino Bonanni: Kalulu
Cesare Fantoni: vescovo
Trama
Belgio, anni 30. La giovane Gabrielle van der Mal, figlia di un noto medico, lascia il fidanzato e la sua casa – nonostante i dubbi che il padre cerca di insinuarle – per abbracciare la vita religiosa con l'intenzione di diventare una suora infermiera per recarsi in una missione in Congo.
Preso il nome di suor Lucia, fin da subito Gabrielle entra in conflitto con la sua forte personalità, quasi ribelle, e il desiderio di abbracciare in pieno la regola per diventare una suora perfetta: dopo un primo periodo di ambientamento frequenta la scuola di medicina tropicale di Anversa, dove si distingue per la sua eccellente attitudine allo studio della medicina, fortemente influenzata dalla sua ammirazione per il padre.
Il suo desiderio di primeggiare però viene visto come una manifestazione di orgoglio dalla madre superiora del convento presso il quale Gabrielle risiede durante il corso, terminato il quale consegue il diploma classificandosi fra le prime e dimostrando così, a detta della superiora, una totale immaturità e incapacità di esercitare l'umiltà; su decisione della stessa superiora Gabrielle viene per tanto assegnata al servizio infermieristico presso un ospedale psichiatrico, con sua amarezza e delusione.
Anche in questa nuova esperienza Gabrielle lotta continuamente fra ciò che il cuore o l'istinto le dettano e la freddezza ed oggettività delle regole, correndo perfino il rischio di essere gravemente ferita da una psicopatica che riesce a farle aprire la porta della cella con un inganno.
Solo dopo tre anni, dopo i voti perpetui, suor Lucia viene finalmente inviata in Congo. La felicità di aver finalmente raggiunto la tanto sospirata funzione di suora missionaria viene però spenta dall'essere destinata all'ospedale dei civili congolesi in missione e, quindi, lontana dagli Africani che da così lungo tempo desiderava assistere; diventa l'assistente del chirurgo, il dottor Fortunati, uomo estremamente rude e diretto, che più di una volta la mette in difficoltà e le fa notare la profonda incoerenza della sua vocazione.
Anche nell'ospedale della missione Gabrielle cerca in tutti i modi di eccellere, introducendo innovazioni che – seppur di riconosciuta utilità – mettono in imbarazzo la superiora locale che non ne è informata. Tuttavia Gabrielle riesce a conquistarsi la benevolenza di tutti, spingendo addirittura alla conversione un africano che sembrava irremovibile dalla sua religione animista locale.
Gabrielle si ammala di tubercolosi e cade in depressione, perché intuisce che questa possa essere (come sarà) la fine della sua esperienza in Africa. Ad avvenuta guarigione, le viene affidato il compito di accompagnare un paziente in Europa, dove viene accolta benevolmente dalla superiora della Casa Madre, che la conosce bene e conosce tutte le sue tribolazioni interiori.
L'imminenza della seconda guerra mondiale fa sì che la sua domanda di tornare alla missione in Africa venga respinta, inoltre ai tempi era uso che le suore che erano state a lungo in missione restassero per un lungo periodo di tempo in convento per "purificarsi" e riprendere l'abitudine a una vita strettamente monastica e quasi ascetica. Successivamente viene inviata in un ospedale vicino al confine con l'Olanda. Con l'invasione del Belgio da parte della Germania Gabrielle si trova a coprire un'infermiera civile che collabora con la resistenza; questo genera in lei un ennesimo conflitto, che sfocia nella decisione finale di abbandonare l'ordine e i voti dopo aver appreso della morte del padre, ucciso dai tedeschi mentre curava i profughi.
La scena finale vede Gabrielle, pensierosa ma decisa, riprendere i panni civili e avviarsi verso la porta che la rimette nel mondo secolare, dopo aver finalmente realizzato che la sua vera vocazione è fare l'infermiera, aiutare i malati e il prossimo e non obbedire a regole imposte da un ordine monacale
Riconoscimenti
Audrey Hepburn in una foto promozionale del film
1960 - Premio Oscar
Nomination Miglior film a Henry Blanke
Nomination Miglior regista a Fred Zinnemann
Nomination Miglior attrice protagonista a Audrey Hepburn
Nomination Miglior sceneggiatura non originale a Robert Anderson
Nomination Migliore fotografia a colori a Franz Planer
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