La pellicola, ultima regia di Rosi, è tratta dal romanzo omonimo del 1963 (vincitore del premio Campiello) di Primo Levi.
Presentato in concorso al 50º Festival di Cannes,[1] il film è dedicato «a Pasqualino e Ruggero», ovvero a Pasqualino De Santis, storico direttore della fotografia del cinema italiano, morto in Ucraina durante le riprese, e a Ruggero Mastroianni, storico montatore del cinema italiano, morto poco prima di ultimare il suo lavoro. I due furono sostituiti da Marco Pontecorvo e Bruno Sarandrea.[2][3]
Trama
27 gennaio 1945. La Germania nazista è costretta a difendersi dall'arrivo delle truppe sovietiche da un lato e dall'inarrestabile avanzata del resto degli Alleati dall'altro; i soldati tedeschi ricevono l'ordine di abbandonare i campi di concentramento situati in est Europa, per sfuggire all'arrivo dei sovietici. Vengono così cancellate le tracce degli orrori commessi nei lager distruggendo tutti i registri ufficiali e i deportati ancora in vita vengono chiusi nei campi e lasciati al loro destino.
Anche i deportati nel lager di Auschwitz subiscono la stessa sorte e dopo essere stati liberati dai sovietici cercano un modo di tornare alle proprie case. Tra di essi ci sono francesi, polacchi e anche italiani. Uno di loro è Primo Levi, deportato poiché partigiano ed ebreo, che racconta quindi in prima persona il viaggio che ha dovuto affrontare insieme ad altri deportati italiani per fare ritorno in Italia, a Torino, la sua città natale. Il loro percorso attraverso l'Europa centrale è ricco di imprevisti e spesso li costringe a percorrere molti chilometri a piedi o su treni di fortuna.
Il gruppo che viaggia con Levi è formato da Cesare, un romano spaccone ma estroverso e socievole, Daniele, veneto e oramai senza più una famiglia, sterminata dai nazisti. Poi Ferrari, un ladro di professione, Unverdorben, violinista, e D'Agata, siciliano. Di grande importanza è l'incontro che l’autore fa con l'ebreo greco Mordo Nahum, furbo e disilluso che gli farà capire molte cose con il suo acuto modo di sopravvivere ai guai.
Dopo tante disavventure il gruppo giunge a Monaco, dove Levi mostra la sua uniforme da deportato di Auschwitz ad un soldato tedesco catturato e costretto ai lavori forzati all'interno della stazione. Quest'ultimo si inchina come per chiedere perdono. Il ritorno a Torino è vicino, dopo lo scrittore può finalmente riabbracciare la sorella e la madre.
Riconoscimenti
1997 - Festival di Cannes
Candidato alla Palma d'oro
1997 - David di Donatello
Miglior film a Leo Pescarolo, Francesco Rosi e Guido de Laurentiis
Migliore regia a Francesco Rosi
Miglior produttore a Leo Pescarolo e Guido de Laurentiis
Miglior montaggio a Ruggero Mastroianni e Bruno Sarandrea
Candidato per la Migliore sceneggiatura a Sandro Petraglia, Stefano Rulli e Francesco Rosi
Candidato per la Migliore attrice non protagonista a Lorenza Indovina
Candidato per la Migliore colonna sonora a Luis Bacalov
1998 - Nastro d'argento
Candidato per il Regista del miglior film a Francesco Rosi
Candidato per la Migliore fotografia a Marco Pontecorvo e Pasqualino De Santis
1997 - Globo d'oro
Miglior fotografia a Marco Pontecorvo e Pasqualino De Santis
Note
(EN) Official Selection 1997, su festival-cannes.fr. URL consultato il 2 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2013).
Другой контент может иметь иную лицензию. Перед использованием материалов сайта WikiSort.org внимательно изучите правила лицензирования конкретных элементов наполнения сайта.
2019-2025 WikiSort.org - проект по пересортировке и дополнению контента Википедии