Marechiaro è un film italiano del 1949 diretto da Giorgio Ferroni, ispirato all'omonima canzone napoletana.
Marechiaro | |
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Paese di produzione | Italia |
Anno | 1949 |
Durata | 90 min |
Dati tecnici | B/N |
Genere | drammatico, sentimentale, musicale |
Regia | Giorgio Ferroni |
Soggetto | Sandro De Feo, Vincenzo Talarico e Franco Rossi |
Sceneggiatura | Anton Giulio Majano, Vincenzo Talarico, Sandro De Feo, Franco Rossi e Mario Monicelli |
Produttore | Fortunato Misiano |
Casa di produzione | Romana Film |
Distribuzione in italiano | Siden Film |
Fotografia | Renato Del Frate |
Montaggio | Jolanda Benvenuti |
Musiche | Ezio Carabella, canzoni di Nino Oliviero |
Scenografia | Virgilio Marchi |
Costumi | Michele Contessa |
Trucco | Giuseppe Annunziata |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Luca è ancora un ragazzo quando, in procinto di annegare, viene salvato da una famiglia di Posillipo che lo adotta. Ancora giovane, dopo essere stato allontanato dall'amica del cuore Silvana, parte per diventare marinaio e torna solo in età adulta. Al suo ritorno, Luca si mette in cerca di Silvana che ama sin dalla gioventù ma la ritrova dopo anni fidanzata con un conte squattrinato e in procinto di sposarsi.
Silvana, dopo un iniziale disinteresse, si innamora di Luca. Anche la matrigna di Silvana, Susy, donna giovane e subdola, si invaghisce di Luca e non esita a farlo cedere alle proprie avance. Egli, dopo un momento iniziale di infatuazione, interrompe la relazione con la matrigna riaffermando il suo amore per Silvana, con la quale nel frattempo ha già progettato di scappare.
Susy, che non vuole rinunciare a Luca, organizza un incontro per convincerlo a fuggire con lei ricevendo l'ennesimo rifiuto. Subito dopo l'incontro, Susy viene ritrovata morta e Luca è incolpato del delitto. Durante il processo, dove Luca rischia di essere condannato, il vero colpevole confessa di aver ucciso Susy perché armata e in procinto di uccidere Luca che non si era accorto di nulla. Assolto, Luca può sposare la sua Silvana[1].
Il film è ascrivibile al filone dei melodrammi sentimentali comunemente detto strappalacrime (poi ribattezzato dalla critica con il termine neorealismo d'appendice), allora molto in voga tra il pubblico italiano.
Venne iscritto al Pubblico registro cinematografico con il n. 783. Presentato alla Commissione di Revisione Cinematografica, presieduta da Nicola De Pirro, il 13 settembre 1949, ottenne il visto censura n. 6.448 del 28 settembre 1949 con una lunghezza accertata della pellicola di 2.334 metri, senza alcun taglio[2].
Nelle sequenze canore la Pampanini canta con la propria voce[3]
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La pellicola incassò 81.250.000 lire dell'epoca.
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