Paisa' è un film a episodi del 1946 diretta da Roberto Rossellini.
Paisà | |
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Lingua originale | italiano, inglese, tedesco, siciliano, napoletano, veneto |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1946 |
Durata | 124 min |
Dati tecnici | B/N rapporto: 1,33:1 |
Genere | drammatico, guerra |
Regia | Roberto Rossellini |
Soggetto | Sergio Amidei, Klaus Mann, Federico Fellini, Marcello Pagliero, Alfred Hayes, Roberto Rossellini, Vasco Pratolini |
Sceneggiatura | Sergio Amidei, Roberto Rossellini, Federico Fellini |
Produttore | Roberto Rossellini, Rod E. Geiger |
Casa di produzione | OFI, FFP |
Distribuzione in italiano | Metro-Goldwyn-Mayer |
Fotografia | Otello Martelli |
Montaggio | Eraldo Da Roma |
Musiche | Renzo Rossellini |
Interpreti e personaggi | |
I episodio
II episodio
III episodio
IV episodio
V episodio
VI episodio
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Doppiatori italiani | |
IV episodio:
V episodio:
VI episodio:
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Seconda pellicola della Trilogia della guerra antifascista, è considerata una delle vette del cinema neorealista italiano.[1] Girata con attori prevalentemente non professionisti, rievoca l'avanzata delle truppe alleate dalla Sicilia al Nord Italia attraverso 6 episodi: Sicilia, Napoli, Roma, Firenze, Appennino Emiliano, Porto Tolle.
Paisa' è stato candidato ai Premi Oscar 1950 per la migliore sceneggiatura originale, ed è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, lista nata con lo scopo di segnalare "100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978".[2]
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Luglio 1943: le forze anglo-americane approdano in Sicilia per iniziare la conquista dell'isola. Un gruppo di militari americani, impegnato a setacciare un'impervia zona in cerca del nemico tedesco, giunge sino a una chiesa dove sono rifugiate decine di abitanti al riparo dai bombardamenti; fra questi, una ragazza in cerca dei parenti, Carmela, si offre in aiuto del plotone per guidarli in direzione dei tedeschi evitando i campi minati. Direttisi verso settentrione, trovano un castello incustodito e vi si stabiliscono.
Mentre gli altri soldati compiono una ricognizione nei dintorni, Joe rimane in compagnia di Carmela. L'americano però attira l'attenzione dei tedeschi con un accendino e viene ucciso; i soldati tedeschi quindi s'impossessano della torre costiera, dove trovano Carmela: prima che possano abusare di lei, la ragazza imbraccia il fucile del soldato colpito e inizia a sparare contro di loro; i tedeschi la uccidono e gettano il corpo giù dalla scogliera. Quando i soldati americani ritornano, trovano il cadavere di Joe e pensano che sia stata Carmela.
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Pasquale, uno scugnizzo, fa la conoscenza di Joe, un soldato afroamericano della polizia militare in stato di ubriachezza; dopo avergli raccontato i propri sogni di gloria una volta tornato a casa e cantato un spiritual, il soldato s'addormenta, e il ragazzo ne approfitta per rubargli le scarpe.
Qualche giorno dopo il militare ritrova per caso il piccolo ladro e lo costringe ad accompagnarlo nella sua "casa" per farsi restituire il maltolto; trova però una folla di senzatetto che abitano in una cava di tufo abbandonata. L'americano fa i conti con le impressionanti immagini della miseria in cui vive il ragazzino, capisce che la sua famiglia è morta sotto i bombardamenti e desiste dal proprio intento.
Febbraio-marzo 1944: lo sbarco alleato ad Anzio provoca l'inizio della ritirata tedesca dall'Italia centrale, ma è solo in giugno che gli anglo-americani accedono alla capitale totalmente liberata.
Sei mesi dopo, per le strade di Roma, una prostituta incontra un soldato americano ubriaco di nome Fred e lo porta con sé nella propria stanza; qui l'uomo comincia a raccontare del proprio incontro con una ragazza italiana, Francesca, avvenuto il giorno dell'arrivo alleato a Roma.
La prostituta si rende conto di essere proprio lei la ragazza incontrata mesi prima e poi perduta di vista, nella disperazione causata dalla guerra; nonostante lei cerchi di rivederlo il giorno successivo per rivelarsi come "quella" Francesca, il soldato Fred riparte senza presentarsi all'appuntamento, ignorando così per sempre la vera identità di quell'anonima donna di strada.
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La ritirata dei nazifascisti prosegue con la risalita della penisola, prima attraverso il Lazio, poi l'Umbria, quindi la Toscana, dove gli alleati liberano la parte di Firenze a meridione dell'Arno. Fondamentale è il contributo dei partigiani nella lotta casa per casa; È proprio fra questi che la giovane infermiera inglese Harriet, in servizio in quelle zone, cerca disperatamente l'uomo che ama e che ha perso di vista: Guido Lombardi, un pittore che ora è un capo partigiano chiamato Lupo.
La ragazza cerca così di entrare nella Firenze sotto assedio per ritrovarlo, con l'aiuto dei partigiani e di un suo amico, Massimo, in cerca della sua famiglia dispersa. Ad eccezione del Ponte Vecchio, tutti i ponti della città sono stati distrutti, Harriet e Massimo riescono a raggiungere la parte presidiata dai tedeschi passando per la Galleria degli Uffizi. L'avventura di Harriet però termina nel modo più doloroso, quando la ragazza viene a sapere della morte di Guido da un suo compagno partigiano, a sua volta morente.
L'avanzata anglo-americana deve fare i conti con la linea Gotica. In quelle zone, in un piccolo convento sull'Appennino emiliano, avviene l'incontro tra una comunità di frati francescani e tre cappellani militari americani.
Un motivo di turbamento che sconvolge l'armonia e la pace del posto si ha quando uno dei frati scopre la fede protestante ed ebraica di due dei cappellani, considerati perciò anime perdute per le quali invocare la conversione al Cattolicesimo.
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Inverno del 1944: oltre la linea Gotica, lungo il delta del Po, la lotta vede i partigiani insieme con americani e inglesi dell'OSS e del SOE.
Nella dura battaglia combattuta fra le paludi del Polesine non mancano le violente rappresaglie dei nazi-fascisti contro i partigiani e, come ogni guerra, anche su civili innocenti ed inermi. Saranno le ultime barbarie di una tragica guerra che si appresta ad aver fine di lì a pochi mesi.
Dopo Roma città aperta Federico Fellini collabora nuovamente con Roberto Rossellini e Sergio Amidei alla sceneggiatura; inoltre in questa pellicola ricopre il ruolo di aiuto regista, girando anche alcune scene.[3]
Da quello che racconta Fellini, nella sua autobiografia Fare un film, la produzione della pellicola è stata possibile grazie a un produttore americano, arricchitosi con la distribuzione della precedente opera di Rossellini, Roma città aperta, negli Stati Uniti; si dice che l'abbia visionato in Italia mentre faceva il soldato durante la guerra, rimanendo esterrefatto per la bellezza dell'opera.
Fellini appare per la prima volta sullo schermo, in una brevissima sequenza del terzo episodio.[4]
In questa pellicola fa la prima apparizione della sua lunga e fortunata carriera una giovanissima Giulietta Masina, all'epoca già moglie di Fellini, con una breve comparsa nella parte di una donna che scende le scale; anche Carlo Pisacane appare in una piccola parte nell'episodio siciliano.
A Maiori, in provincia di Salerno, si svolsero le riprese dell'episodio siciliano, tra le mura della Torre normanna, e dell'episodio emiliano, all'interno di un convento; di Maiori inoltre è il bambino dell'episodio di Napoli, Alfonso Bovino[qual è il nome? è accreditato come Alfonsino Pasca], che venne scelto da Rossellini stesso dopo averlo visto sul set.
Dopo l'anteprima mondiale al Festival di Venezia del 1946 il 18 settembre, il film uscì nelle sale cinematografiche italiane il 7 marzo dell'anno successivo, mentre in Francia il 26 settembre e negli Stati Uniti il 29 marzo 1948.[5]
Il film fin da subito si rivelò un grande successo, guadagnando solo in Italia oltre 100.300.000 di lire, e arrivando a circa 1,4 milioni di dollari negli Stati Uniti, cifra molto alta per l'epoca.[6]
Pascià ha quasi esclusivamente ricevuto recensioni molto positive, come le seguenti:
«Paisà sacrifica la rappresentazione individuale al quadro d'insieme: la somma di esperienze, la loro disposizione, il senso di un itinerario geografico diventano vera e propria risalita morale, testimonianza di un riscatto collettivo.»[7]
«Paradossalmente, proprio un film a episodi scollegati tra loro, finisce per rappresentare l'opera più unitaria del regista. Peraltro un filo comune è costituito dalle vicende belliche e dagli inserti di attualità che si inframezzano tra un evento ed un altro. È lo stile delle immagini, l'occhio del regista pietoso ma anche fermo che forma un insieme compatto.»[8]
«L'ideologia di Rossellini è ispirata a un umanitarismo e un animismo un po' generico (vedi il quinto episodio), ma la sua visione della vita è tragica e asciutta, e la capacità di cogliere e sintetizzare la realtà è unica. La spoglia commozione, i rari momenti di sorriso, la durezza non conciliatoria del finale ne fanno un film indimenticabile e imprescindibile nella nostra storia culturale.»[9]
Per il New York Times, Bosley Crowther apprezzò senza indugio il film, scrivendo:
"È davvero una pietra miliare delle emozioni sullo schermo. È inutile aggiungere spiegazioni, in termini familiari e concreti, sul suo tema e sulla sua natura, perché non è un film ordinario, né nella forma né nella costruzione drammatica né in ciò che ha da dire: è ufficialmente l'antitesi del classico 'film narrativo' e moralista. Finalmente è arrivata la svolta! ma bando alle ciance: questo è un film da vedere e rivedere!".[10]
Martin Scorsese lo ha poi anche inserito nella lista dei suoi 12 film preferiti di tutti i tempi.[11]
Altri progetti
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