Piccole labbra è un film del 1979 diretto da Mimmo Cattarinich.
Piccole labbra | |
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Una scena del film | |
Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia, Spagna |
Anno | 1979 |
Durata | 86 min |
Genere | drammatico |
Regia | Mimmo Cattarinich |
Soggetto | Daniel Sánchez da un'idea di Mimmo Cattarinich |
Sceneggiatura | Daniel Sánchez, con la collaborazione di Mimmo Cattarinich |
Produttore | José María Cunillés e Félix Tussell |
Casa di produzione | Alba Cinematografica, Estela Films, Films Dara |
Fotografia | Sandro Mancori |
Montaggio | Rafael De La Queva |
Musiche | Stelvio Cipriani |
Scenografia | Ramon Ivars |
Costumi | Alessandro Dell'Orco |
Trucco | Giuseppe Ferranti |
Interpreti e personaggi | |
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Cattarinich, ex fotografo di scena per registi quali Pasolini, Fellini, Lizzani e Ferreri, è qui alla sua unica regia cinematografica.
L'ufficiale viennese Paul torna dalla Grande guerra nella sua tenuta di campagna - curata dai suoi domestici Franz e Anna - mutato nel carattere. Era un uomo che amava soprattutto le donne, e i suoi ricordi sono pieni di amplessi passionali, ma le sue giornate sono silenziose e malinconiche. Una ferita di guerra lo ha privato della capacità di avere rapporti amorosi. L'amicizia con Eva, una dodicenne implume ma già morbosa, gli fa sperare di potere intrecciare una relazione erotica ma casta al contempo. Scrive anche un romanzo dove fa di Eva la protagonista. Il gioco però non dura a lungo, Eva lo tradisce con leggerezza con uno zingaro. L'ufficiale non trova motivo per continuare a vivere e si spara un colpo di pistola in testa.
Il film è stato distribuito in Italia dalla Unifilm l'8 febbraio 1979, vietato ai minori di 18 anni. Doppiaggio eseguito presso la N.C., con la collaborazione della Doppler.
«Piccole labbra ha le sue piccole ambizioni: lecite, ma contraddittorie come la ruffiana ambiguità del titolo. Da una parte s'avvolge nel richiamo un poco torbido del cinema di erotismo infantile, dall'altra s'addentra con opportuni indugi in un capitolo di letteratura decadente. C'è un personaggio che non può amare e una bambina che vuol essere iniziata all'amore. Non è necessario richiamare l'invenzione di Lolita per dire il peso delle bambine nei libri e sullo schermo. Piccole labbra s'apparenta piuttosto a film come Maladolescenza dove c'erano le acerbe e goffe nudità di Eva Ionesco. Qui il livello, bisogna riconoscere, è un poco più alto [...]. Poteva essere un capitolo di letteratura scritto in modo intenso; il regista, fotografo di nascita, l'ha ricoperto di ricerche decorative, di bei paesaggi, di passeggiate, di colazioni sull'erba, di torbidi interni, di nudità fanciullesche, di riflessioni fuori campo come si usa nei più abili romanzi per uomini. È stato elegante, ma anche pruriginoso; e in queste convergenti debolezze stanno le caratteristiche di un film che si sforza di stare difficilmente in bilico tra i generi e di affidarsi ad un pubblico più indulgente che morboso. Le musiche di Stelvio Cipriani cercano, naturalmente, di addolcire gli sforzi e le situazioni.» |
(Stefano Reggiani, La bambina e il reduce viennese, in «La Stampa», n° 82, 14 aprile 1979, pag. 7) |
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