Oreste Lionello: Spartaco De Simone detto "Occhiofracico"
Bombolo: Bombolo
Cochi Ponzoni: dottor Marra
Laura Troschel: Esmeralda
Luciana Turina: Regina (una paesana)
Sergio Leonardi: dottor Milletti - giornalista
Gabriella Giacobbe: principessa Frangipane
Franco Ressel: direttore del giornale
Armando Brancia: eccellenza
Lino Toffolo: monsignor Cassola
Gino Pagnani il generale
Giancarlo Magalli: il farmacista Coccia
Raffaele Curi: Antonio - autista di monsignor Cassola
Paola Barbara: nobildonna romana
Maria Tedeschi: nobildonna francese
Doppiatori italiani
Aldo Barberito: direttore del giornale
Enzo Liberti: eccellenza
Trama
Don Tarquinio Buttafava è il parroco di Cioci, un borgo immaginario della Ciociaria. Secondo una millenaria concessione papale, si celebra la messa in dialetto ciociaro ("ciociaro antico", come preciserà il religioso), rifiutando l'uso del Latino e della lingua nazionale.
Papa Paolo VI in persona, sollecita le gerarchie ecclesiastiche nella persona del cardinale Crescenti perché la parrocchia ribelle celebri in italiano, ma ne nasce una sorta di scisma ciociaro che vede anche la nascita della DC, Democrazia Ciociara, partito politico che inizia a rubare consensi alla tradizionale Democrazia Cristiana, allora maggioritaria nel Basso Lazio.
Prima del congresso costituente del partito, però, i protagonisti ideatori e finanziatori dell'alta società romana, che avevano usato don Tarquinio come megafono, gli voltano le spalle all'improvviso: il cardinale con la collaborazione del vescovo Cassola, diretto superiore di don Tarquinio, ordisce un inganno per "ricattare" una delle finanziatrici. Tornando da uno dei numerosi congressi, don Tarquinio trova attorno a sé terra bruciata. L'unica persona con cui riesce a parlare è la figlia della nobildonna ricattata, che sta prendendo il sole in piscina nuda; in un momento di debolezza fugace irrompono i giornalisti, e don Tarquinio si ritrova appiedato e affossato pubblicamente.
Il cardinale lo riceve e gli comunica il perdono della Chiesa, il suo reintegro e la concessione di celebrare messa in ciociaro, ma nell'ambito della missione in Uganda presso il Dittatore Presidente Idi Amin Dada.
Riferimenti politici
La figura di Don Tarquinio fa ironicamente il verso al vescovo francese integralista Marcel Lefevbre, personaggio allora di attualità. Il sacerdote si proclama lefevbriano ciociaro, disposto a combattere la causa anticonciliare per difendere la tradizione millenaria del suo paese e dei suoi fedeli.
Il sindaco di Cioci, devoto stalinista, battezza il figlio a maturità raggiunta, il quale è mostrato ancora vestito come un bimbo in fasce, benché abbia la statura e i caratteri di un ragazzo maturo. Poco credibile come erede politico del padre, più probabilmente un "bamboccione".
Il Cardinale Crescenzi non teme il fenomeno sovversivo ciociaro, almeno finché non diventa uno scandalo nazionale, perché, a suo dire, già Gioacchino Belli aveva espresso volgarmente i temi della cultura cattolica senza scalfire l'unità della fede.
Don Tarquinio è completamente ignaro delle domande di una giornalista riguardanti il femminismo, mentre il sindaco Spartaco De Simone, detto "Occhiofracico", in proposito ritiene il femminismo: «bbòno», perché: «nel senso cumme se dice della femmena», lo trova: «bbono». Afferma inoltre di conciliare la sua connivenza da laico con il fenomeno religioso ciociaro a causa della nascita del figlio e delle richieste sessuali della moglie.
A Roma i nobili che strumentalizzano il movimento ciociaro propongono di creare col sostegno di Don Tarquinio un nuovo partito, da chiamarsi DC (il cui nome secondo il prete: «non poccia tando bbene»), cioè Democrazia Ciociara, oppure PCI, Partito Ciociaro Italiano.
Distribuzione
Il film è stato distribuito nei cinema italiani l'11 maggio 1978
Riprese
Le riprese furono fatte nel borgo viterbese di Calcata quale scena dell'immaginaria cittadina di Cioci e presso le vicine cascate del Monte Gelato per quella del battesimo al fiume.
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