È ambientato in Bolivia, nel 2000, durante i giorni della guerra dell'acqua di Cochabamba. Il film, sceneggiato da Paul Laverty, intende denunciare lo sfruttamento dei poveri in Bolivia raccontando allo stesso tempo la lavorazione di un film su Cristoforo Colombo e la crudeltà dei conquistadores.[1]
Trama
Il regista Sebastián, il produttore esecutivo Costa e l'assistente alla regia arrivano a Cochabamba, in Bolivia, per girare un film revisionista sulla conquista del Nuovo Mondo. Il produttore ha preferito la Bolivia, nonostante poco si addica allo sbarco di Cristoforo Colombo, perché in questo modo può permettersi di coinvolgere molti attori pagandoli soltanto 2 dollari al giorno.
Il film racconta il disumano trattamento dei popoli indigeni nel XV secolo e si concentra sulla figura storica di Bartolomé de Las Casas, un frate domenicano che dedicò gran parte della sua vita a difendere i nativi americani dai colonialisti spagnoli. Durante il periodo di riprese, a Cochabamba cresce il malcontento dei contadini contro le multinazionali che vogliono comprare la loro acqua, i loro pozzi, "anche la pioggia". Daniel, uno degli attori protagonisti scelto da Sebastián per interpretare Hatuey, è il portavoce delle contestazioni pubbliche. Ben presto la rivolta degenera e con l'arrivo delle forze armate molti protestanti vengono feriti, uccisi o messi in prigione.
Per non rischiare di compromettere il film, Sebastián e Costa pagano Daniel affinché non si faccia coinvolgere nella guerriglia, ma il tentativo fallisce. Quando la città diventa un fronte di guerra, Costa viene trascinato dentro le sommosse per salvare la bambina di Daniel rimasta ferita in un'esplosione. Portare a termine il film è ora un atto di coraggio e gli attori e i membri della troupe lasciano la Bolivia. L'unico che non abbandona il sogno di realizzare il film è Sebastián.
Produzione
Il film, essendo a basso costo (5 milioni di euro di budget), è stato girato con due cineprese contemporaneamente, in modo da risparmiare tempo. La fase di produzione si è svolta in Bolivia e ha avuto una durata di otto settimane. La regista ha coinvolto la popolazione locale nelle riprese affinché si sentisse parte del progetto. Per limitare i costi, il direttore della fotografia, Alex Catalán, ha studiato metodi alternativi per raccontare la storia, ad esempio ha scelto di mostrare la guerra dell'acqua all'interno di un'auto.[2]
Riconoscimenti
2011 - Premio Ariel
Miglior film Iberoamericano
2011 - Festival internazionale del cinema di Berlino
Premio panorama del pubblico
2011 - Cinema Writers Circle Awards
Miglior regista
Miglior film
Miglior cinematografia
Migliore colonna sonora
Miglior sceneggiatura originale
Miglior attore non protagonista a Karra Elejalde
Candidato a miglior attore a Luis Tosar
Candidato a miglior montaggio
2011 - European Film Awards
Nomination premio del pubblico al miglior film
2011 - Premio Goya
Migliore colonna sonora
Miglior supervisione della produzione
Miglior attore non protagonista a Karra Elejalde
Candidato a miglior attore a Luis Tosar
Candidato a miglior costumi
Candidato a miglior regista
Candidato a miglior montaggio
Candidato a miglior film
Candidato a miglior trucco
Candidato a miglior attore esordiente a Juan Carlos Aduviri
Candidato a miglior sceneggiatura originale
Candidato a migliore effetti sonori
Candidato ai migliori effetti speciali
2011 - Palm Springs International Film Festival
Premio "Bridging the Borders"
2011 - Premio ACE
Miglior regista
Migliore Film
Migliore attore non protagonista a Gael García Bernal
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