Teorema è un film del 1968, scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini, prodotto da Franco Rossellini e Manolo Bolognini.[1][2] Il film è divenuto poi un omonimo romanzo che ricalca l'impronta visiva del film, ma è arricchito da snodi e approfondimenti.
Teorema | |
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L'ospite e la moglie del padrone | |
Titolo originale | Teorema |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1968 |
Durata | 98 min |
Genere | drammatico, grottesco |
Regia | Pier Paolo Pasolini |
Soggetto | Pier Paolo Pasolini dall'omonimo romanzo |
Sceneggiatura | Pier Paolo Pasolini |
Produttore | Manolo Bolognini, Franco Rossellini |
Fotografia | Giuseppe Ruzzolini |
Montaggio | Nino Baragli |
Musiche | Ennio Morricone (dirette da Bruno Nicolai) |
Scenografia | Luciano Puccini |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Una ricca famiglia di un industriale milanese viene profondamente scossa dall'arrivo di un enigmatico ospite, un giovane venticinquenne silenzioso e affascinante. Il visitatore ottiene le grazie della moglie, ha rapporti erotici con la figlia, il figlio, la domestica e con lo stesso capofamiglia. Quando il misterioso viaggiatore ripartirà, tutto sarà cambiato: la madre si concede sessualmente a vari giovanotti, la figlia diventa catatonica, il figlio abbandona la famiglia e si mette a dipingere, il capofamiglia lascia la fabbrica agli operai, si denuda nella stazione di Milano e si perde nel deserto, mentre la serva, una semplice contadina, levita nell'aria come una santa.
Il film, come molte delle altre opere di Pasolini, fece scandalo e il soggetto venne attaccato come osceno da una parte della Chiesa cattolica, mentre l'ala più progressista lo esaltò al punto da attribuirgli il premio dell'OCIC (Office Catholique International du Cinèma). Il sacerdote canadese, Marc Gervais, gesuita, studioso cinematografico, scrittore e consulente cinematografico, presidente della giuria dell'OCIC ne fece un'ampia ed elogiativa analisi su «Le Nouvel Observateur» nº 215 del 23 dicembre 1968.
Il 13 settembre 1968[3] la Procura della Repubblica di Roma sequestra il film "per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali alcune delle quali particolarmente lascive e libidinose e per i rapporti omosessuali tra un ospite e un membro della famiglia che lo ospitava"[4]. Il 14 ottobre la Procura della Repubblica di Genova mette al bando il film con un analogo provvedimento. Il processo contro Pasolini e il produttore Donato Leoni, trasferito per competenza territoriale a Venezia (dove si era svolta l'anteprima del film), si apre il 9 novembre 1968 con l'escussione del regista.
Il Pubblico Ministero Luigi Weiss chiede la reclusione di sei mesi di entrambi gli imputati e la distruzione integrale dell'opera. Il 23 novembre 1968, dopo un'ora di camera di consiglio, il Tribunale di Venezia assolve Pasolini e Leoni dall'accusa di oscenità, annullando il bando del film con la seguente sentenza:
«Lo sconvolgimento che Teorema provoca non è affatto di tipo sessuale, è essenzialmente ideologico e mistico. Trattandosi incontestabilmente di un'opera d'arte, Teorema non può essere sospettato di oscenità.» |
Diversi anni dopo, tuttavia, un altro film di Pasolini, il controverso Salò o le 120 giornate di Sodoma, verrà bandito per gli stessi motivi.
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