Ti-Koyo e il suo pescecane è un film del 1962 diretto da Folco Quilici.
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Ti-Koyo e il suo pescecane | |
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Paese di produzione | Italia, Francia |
Anno | 1962 |
Durata | 107 min |
Genere | commedia |
Regia | Folco Quilici |
Soggetto | Clement Richer |
Sceneggiatura | Italo Calvino (adattamento) Augusto Frassinetti Folco Quilici Ottavio Alessi |
Produttore | Goffredo Lombardo |
Casa di produzione | Produzioni Cinematografiche Mediterranee, Titanus, Metro, Société Générale de Cinématographie, Société Nouvelle Pathé Cinéma |
Distribuzione in italiano | San Paolo Film |
Fotografia | Pier Ludovico Pavoni |
Montaggio | Mario Serandrei |
Musiche | Francesco De Masi |
Scenografia | Nadia Vitali |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Ti-Koyo, un bambino che vive su isola del Pacifico, svolge come quasi tutti gli abitanti del villaggio l'attività di pescatore. Un giorno, durante una battuta di pesca, Ti-Koyo trova un piccolo pescecane in un'insenatura e decide di prendersene cura, chiamandolo Manidù. Dopo alcuni anni, diventati ambedue grandi, si ritrovano e si dedicano a una fruttuosa attività: la pesca delle ostriche perlifere in una laguna segreta, loro rifugio fin dai tempi dell'infanzia.
Il film è stato girato interamente nelle Isole Tuamotu, nella Polinesia Francese.[1] La produzione si avvalse della collaborazione dei tecnici subacquei della rivista Mondo Sommerso.
«[...] Col suo fondo di favola, il film ha spesso un'ariosità inebriante, una pungente gentilezza; ma poteva e doveva saturarsi della sola amicizia col pescecane, quale simbolo d'una fuga dal tempo. Invece regala al protagonista la seconda compagnia d'una bella cinesina d'America, che per amore del bel ragazzo abbraccia anche lei la vita selvaggia. Questo è un colpo alla Tarzan; Quilici ha caricato troppo la dose spettacolare del suo film proponendovi un consorzio uomo - donna - squalo, davvero utopico per chi conosca il carattere femminile. Cosi come ha abusato dei monologhi.» |
(Leo Pestelli, La Stampa, 23 novembre 1962[2]) |
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