Antonio Caponi e suo fratello Peppino vivono in campagna in provincia di Napoli, sono proprietari terrieri e di cultura contadina: Antonio è il primogenito, donnaiolo e spendaccione spesso a danno del più giovane, il sottomesso e avaro Peppino. Entrambi sono alle prese con il ben più ricco confinante Mezzacapa, ai danni del quale combinano puntualmente qualche scherzo pesante, come rompere i vetri delle sue finestre di casa con un sasso.
Gianni, il figlio della loro sorella vedova Lucia, nel corso dei suoi studi di medicina a Napoli si innamora, dopo un rocambolesco incontro, di Marisa, prima ballerina di una Compagnia di avanspettacolo. Giulietta, la giovane figlia del padrone di casa dove Gianni viene ospitato quando per studio si trova a Napoli e dove Marisa e Gianni si incontrano la prima volta è segretamente infatuata di lui e per ripicca spedisce una lettera alla madre Lucia, informandola che il figlio trascura gli studi per colpa di una sconosciuta donna. Per amore, Gianni decide di seguire Marisa a Milano, dove la sua Compagnia deve esibirsi e questo all'insaputa del resto della famiglia.
I tre fratelli, temendo che Marisa sia fonte di scandalo e cattiva reputazione e che possa distogliere Gianni dagli studi, decidono di raggiungere il giovane a Milano. Consultano quindi l'odiato Mezzacapa sull'ambiente milanese, poiché in giovinezza il vicino aveva svolto il servizio militare proprio a Milano. Raggiunta quindi la metropoli lombarda, si mettono sulle tracce di Gianni per persuaderlo a tornare a Napoli e cercarcando anche di convincere Marisa a lasciarlo, scrivendo alla ragazza una lettera accompagnata in una scatola contenente tutti i risparmi. Alla fine, però, è proprio Lucia ad accorgersi della bontà dei sentimenti dei due giovani – e dell'onestà di Marisa – i quali alla fine hanno la meglio e convolano a nozze.
Produzione
La scena della lettera
Secondo la testimonianza di Teddy Reno, in seguito confermata in parte anche da Ettore Scola (che lavorava in qualità di aiuto regista) la nota scena della lettera fu semi improvvisata. In origine non era riportata nel copione che non convinceva del tutto i due attori, i quali, durante le riprese, stravolgevano spesso e volentieri le scene da girare. Nella versione definitiva, inoltre, si nota che Peppino scrive la seconda metà della lettera sull'ultima riga sovrascrivendola più volte, probabilmente non prevedendo un testo così lungo[2]. Scola aggiunse che lui, autore di rilievo di alcune gag, lavorando nel cast tecnico del film, propose la scena.[3]
Luoghi delle riprese
La scena rurale di Totò e Peppino che su un calesse lanciano sassi alla finestra del loro confinante e rivale Mezzacapa è stata girata a via Ponte di Nona alla periferia est di Roma.
La stazione delle FS al minuto 13" del lungometraggio è quella di Lunghezza (comune di Roma)
La villa dove soggiornano Gianni e Marisa è Villa Volpicelli nel quartiere Posillipo a Napoli, la stessa che dal 1996 rappresenta l'esterno di Palazzo Palladini, nel quale sono ambientate le vicende della soap opera di RaiTre Un posto al sole.
Il film è stato distribuito in Italia da Cineriz.[4]
Accoglienza
Il film riscosse un grande successo di pubblico, raggiungendo i 4 milioni e mezzo di spettatori.[5]
Critica
Il film, alla sua uscita, ebbe delle solenni stroncature, come nel caso dell'Avanti!:
«Una farsa grossolana urlata in dialetto napoletano dalla prima all'ultima scena [...]. È avanspettacolo e fumetto della peggior qualità, né la presenza di bravi attori come Totò e Peppino De Filippo si fa avvertire, almeno sul piano della buona recitazione.»
Con il passare del tempo è divenuto tuttavia un classico della comicità, rivalutato dalla critica:
«La canzone omonima è una delle più belle di Totò, anche qui tenuto a freno dalla censura democristiana. La scena della dettatura della lettera è da antologia. La sintonia di Totò e Peppino è qui perfetta.»
«Un vero e proprio cult movie a tratti persino surreale e infarcito di gag che hanno fatto storia: la scrittura della lettera, l'arrivo a Milano vestiti da cosacchi, il colloquio col vigile. Ispirato alla canzone del Principe Malafemmina, il film era stato progettato come un vehicle per Teddy Reno, ma la parte di Totò e De Filppo fu man mano sempre più gonfiata.»
Il trattore utilizzato nella celebre scena in cui Totò e Peppino finiscono contro un muro dell'odiato vicino Mezzacapa è un Nuffield Universal 4, trattore agricolo di costruzione inglese.
Osserva, correttamente, Paolo Isotta, che "la letteratura non si accorge che i due si chiamano, in realtà, Capone; ma per via delle continue violenze da loro fatte all'ortografia, alla grammatica e alla sintassi, essendo, loro, due, pronunciano il cognome al plurale, Caponi". (cfr.:Paolo Isotta - San Totò - pag.185).
Citazioni e omaggi
In Non ci resta che piangere del 1984 Massimo Troisi e Roberto Benigni si ispirano liberamente a questa lettera interpretando una scena nella quale tentano di scrivere a Girolamo Savonarola per chiedere un atto di clemenza. I tentennamenti dei due personaggi nella stesura della lettera vanno racchiusi nella ricerca di una forma che possa esprimere al meglio il loro sussiego nei confronti del celebre personaggio, con eccesso di umiltà e servilismo che ottiene anche qui una lettera bizzarra più dal punto di vista sintattico che grammaticale.
In Ho visto le stelle! del 2003 Maurizio Casagrande scrive sotto dettatura di Vincenzo Salemme una e-mail, ispirandosi alla celebre scena di Totò e Peppino.
Nella seconda puntata di Rockpolitik del 2005 va in scena uno sketch in cui Roberto Benigni, ospite del programma, detta ad Adriano Celentano, conduttore del programma, un'ipotetica lettera di scuse a Silvio Berlusconi, ispirata alla celebre scena di Totò e Peppino.
Nell'edizione 2010 di Zelig Paolo Cevoli e Claudio Bisio propongono alcuni sketch in cui il primo, nei panni dell'assessore Cangini, detta al secondo una lettera sulla falsariga della lettera di Totò e Peppino.
La scena della lettera viene omaggiata da Ficarra e Picone nel film del 2011 Femmine contro maschi.
In A ruota libera di Vincenzo Salemme il duo di zie, formato da Massimo Ceccherini e Nando Paone, chiede informazioni alla reception di una clinica sulla falsariga dell'incontro tra Totò e Peppino ed il vigile urbano nella piazza di Milano.
Note
Il ruolo attribuito a Corrado Tedeschi è stato da lui stesso negato
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