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Totò e le donne è un film del 1952 firmato ufficialmente da Mario Monicelli e Steno, ma in realtà diretto dal solo Steno (i due avevano ricevuto l'incarico di scrivere e dirigere due film a quattro mani, questo e Le infedeli, ma all'insaputa dei produttori si divisero i film, una pellicola a testa, e Monicelli scelse Le infedeli). È il primo di numerosi film in cui Totò e Peppino De Filippo appaiono insieme.[2]

Totò e le donne
Il rifugio in soffitta
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1952
Durata93 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generecommedia
RegiaSteno, Mario Monicelli
SoggettoAge & Scarpelli
SceneggiaturaAge & Scarpelli, Steno, Mario Monicelli
ProduttoreLuigi De Laurentiis, Dino De Laurentiis, Carlo Ponti
Casa di produzionePonti-De Laurentis Cinematografica
Rosa Film
Distribuzione in italianoVariety Film
FotografiaTonino Delli Colli
MontaggioGisa Radicchi Levi
MusicheCarlo Rustichelli
ScenografiaPiero Filippone
TruccoGiuliano Laurenti
Interpreti e personaggi
  • Totò: cav. Filippo Scaparro
  • Ave Ninchi: Giovanna, la moglie
  • Giovanna Pala: Mirella, la figlia
  • Peppino De Filippo: dottor Paolo Desideri
  • Clelia Matania: Carolina, la cameriera
  • Franca Faldini: amante di Scaparro
  • Lea Padovani: Ginetta, la prostituta
  • Alda Mangini: cliente dai gusti difficili
  • Mario Castellani: ragionier Carlini
  • Salvo Libassi: regista siciliano
  • Carlo Mazzarella: presentatore
  • Primarosa Battistella: Antonietta
  • Pina Gallini: la suocera
  • Mimmo Poli: l'infermiere
  • Carlo Vanzina: il piccolo Filippo Jr [1]

Trama


Totò e la servetta smemorata
Totò e la servetta smemorata

Il cav. Scaparro, commesso in un negozio di stoffe, ha a che fare con clienti incontentabili e quando torna a casa trova una moglie insoddisfatta e invadente che gli anticipa chi è l'assassino dei suoi preferiti romanzi gialli. Si rifugia quindi in soffitta dove, guardando in camera, rivolge un appello agli spettatori del film esortandoli a "soffittizzarsi" per sfuggire all'attenzione delle mogli fumando e spargendo cenere dove capita e leggendo in pace i libri gialli dove le vittime sono preferibilmente donne.

«Uomini di genere maschile! Contro il logorio della donna moderna, soffittizzatevi.[3]»

La rissa sull'autobus
La rissa sull'autobus

Proseguendo nel suo racconto agli spettatori il cavaliere racconta come deve sopportare anche la domestica incapace di ricordare chi lo ha cercato al telefono per un grosso affare, sembrandole che si trattasse di un melone (in realtà un milione di lire).

Ci sarebbe anche la prosperosa figlia a dargli problemi ma fortunatamente c'è il dottor Paolo Desideri che, fisicamente attratto dalla giovane, nonostante gli avvertimenti del cavaliere, vuole sposarla anche se questa gli telefona in ospedale pretendendo che il suo "passerottino" le cinguetti al telefono per dimostrarle il suo amore. Qualche dubbio il dottore comincia ad averlo quando si ricorda della rissa scoppiata in un autobus affollato dove la fidanzata ha accusato un energumeno di averla toccata al seno.

Totò e Lea Padovani
Totò e Lea Padovani

Anche quando la moglie va in vacanza il cav. Scaparro, rimasto solo e libero e che s'illude di potersi divertire con qualche donnina, non ha migliore sorte. Incontra infatti una giovane che approfitta del comprensivo cavaliere per raccontargli tutti i suoi guai commuovendolo sino alle lacrime.

Purtroppo alla fine si verifica quello che doveva accadere: in un litigio con il marito la moglie gli rimprovera il suo scarso stipendio e gli confessa che per questo gli ha cucinato, per risparmiare, carne di cavallo e gli racconta di quando, essendosi ammalato e senza lavoro, ha dovuto vendere, per andare avanti, il bracciale d'oro che il cavaliere le aveva donato. Alla fine però il cavalier Scaparro capisce di dover essere grato alla moglie e, in occasione delle nozze della figlia con il dottor Desideri che, nonostante tutti gli avvertimenti ricevuti, pur consapevole di quello che lo aspetta, non vede l'ora d'iniziare la luna di miele, si riconcilia con la sua metà avvertendo ancora una volta gli spettatori di come non si possa rinunciare alle donne.


Luoghi delle riprese


La scena dell'incontro con l'amante al caffè venne girata al caffè Canova di piazza del Popolo a Roma, mentre quella nella stazione venne girata nella stazione Ostiense della capitale.


La critica cinematografica


«Non è un film. È una specie di festino in famiglia tra Totò e i suoi mille e mille tifosi. La farsa, basata sulle battute e le prestazioni che fecero e fanno la popolarità del comico sul palcoscenico, vuol essere una antologia di lamentazioni sulla vita del marito e dell'uomo in genere seviziato dal sesso debole. È un film grossolano ma fa ridere a crepapelle[4]

«Stavolta non siamo al cinema ma a una conferenza. È sulla cattedra il celebre professor Totò, con la sua mutria a scaleno, e infatti indirizzandosi direttamente al pubblico egli comincia sin dal principio a sviluppare la sua tesi, essere il genere femminile un genere abominevole e pestifero [..][5]

«(...) Si tratta di una serie di "siparietti" a tema fisso, divagazioni sull'eterno femminino, a cura di Steno e Monicelli. A Totò è associata, fra gli altri, anche Lea Padovani che avvilisce le sue indubbie qualità di attrice drammatica, bizzarramente ingrata verso se stessa. Ma Totò per primo vi trascina fino all'estremo la propria personalità (...) smarrendosi nell'arzigogolo e nel caos fragoroso della rivista di bassa lega (...)[6]


Note


  1. Antonio De Curtis.com
  2. «il primo dei sedici film girati insieme al vecchio amico e collega dei tempi bui». (in Enrico Giacovelli, Enrico Lancia, I film di Peppino De Filippo, Gremese Editore, 1992, p. 71)
  3. «Soffittizzarsi 'ritirarsi, trovare riparo in soffitta'... per invocare, con maschilismo tradizionale da avanspettacolo, la necessità per il laborioso uomo italiano di difendersi dalle irrazionalità femminili, cercando, di quando in quando, rifugio in un luogo appartato. Siamo nel 1952, il boom è ancora di là da venire, gli italiani non hanno grandi risorse. Non possono permettersi attici, mansarde (tanto meno loft) o terrazze chiuse e condonate. Devono ricorrere alla soffitta condominiale...» (In Silverio Novelli, Treccani - Lingua italiana)
  4. Alfredo Orecchio, Paese Sera, Roma, 28 dicembre 1952
  5. Filippo Sacchi, Epoca, 119, Milano, 17 gennaio 1953
  6. Tino Ranieri, Rassegna del Film, 11 febbraio 1953

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[de] Totò und die Frauen

Totò und die Frauen (Totò e le donne) ist eine italienische Filmkomödie mit dem neapolitanischen Komiker Totò aus dem Jahre 1952. Sie nimmt in satirischer Überspitzung die Verhältnisse zwischen den Geschlechtern aufs Korn. Dabei wendet sich Totò immer wieder ans Publikum und erläutert, warum Frauen die schlimmste Plage eines Mannes seien. In episodischen Rückblenden erzählt er, wie er von seiner Gattin und weiteren Frauen in unterschiedlichen Verwandtschafts-, Berufs- und anderen Verhältnissen kujoniert, geknechtet und geknebelt wird. Regie führte Steno,[1] der Vorspann nennt auch Mario Monicelli als Ko-Regisseur. Der Film war in seiner Heimat unter den italienischen Produktionen der am zehntmeisten[2] besuchte seines Jahrgangs.

[en] Toto and the Women

Toto and the Women (Italian: Totò e le donne) is a 1952 Italian film directed by Mario Monicelli and Steno.
- [it] Totò e le donne



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