Porte aperte è un romanzo di Leonardo Sciascia pubblicato nel 1987.
Porte aperte | |
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Autore | Leonardo Sciascia |
1ª ed. originale | 1987 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | giallo |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Palermo, 1937 |
Protagonisti | procuratore generale giudice |
Preceduto da | 1912+1 |
Seguito da | Il cavaliere e la morte |
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A Palermo, nel 1937, in pieno regime fascista, un uomo uccide tre persone: la moglie, l'uomo che dell'assassino aveva preso il posto nell'ufficio da cui era stato licenziato; l'uomo che, al vertice di quell'ufficio, ne aveva deciso il licenziamento, un gerarca fascista.
L'assassino è reo confesso ed ha agito con premeditazione: c'è una fortissima pressione politica da parte del regime perché la pena di morte, da poco reintrodotta nell'ordinamento penale italiano con le Leggi fascistissime, venga effettivamente comminata per "dare un esempio".
Ma il giudice a latere del processo è contrario alla pena di morte: grazie anche alla contrarietà di un giurato popolare, un agricoltore bibliofilo, il verdetto di primo grado sarà la "semplice" condanna all'ergastolo. L'imputato sarà comunque condannato alla pena capitale solo in corte d'assise d'appello e il "piccolo giudice" vedrà per sempre compromessa la sua carriera ma avrà la certezza di aver raggiunto "il punto d'onore della mia vita, dell'onore di vivere".
Il titolo è preso da un detto popolare: "durante il fascismo si dormiva con le porte aperte"; la frase viene ironicamente commentata dal protagonista in uno scambio di battute con un collega.
Sciascia si ispira, nella scrittura del romanzo, ad una storia vera accaduta nella Palermo degli anni trenta: quella del giudice di Racalmuto Salvatore Petrone[1].
Il romanzo, come molte delle opere di Sciascia, si offre a diverse interpretazioni. La critica considera pressoché unanimemente Porte Aperte una delle gemme dello scrittore siciliano.
Nel 1990 Gianni Amelio ne ha tratto il film omonimo con Gian Maria Volonté.
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