West and Soda è un film di animazione del 1965, prodotto e diretto da Bruno Bozzetto, primo lungometraggio animato italiano dopo ben 16 anni dai capostipiti I fratelli Dinamite di Nino Pagot e La rosa di Bagdad di Anton Gino Domeneghini.
West and Soda | |
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Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1965 |
Durata | 86 min |
Genere | animazione, western, comico |
Regia | Bruno Bozzetto |
Soggetto | Bruno Bozzetto, Attilio Giovannini |
Sceneggiatura | Bruno Bozzetto, Attilio Giovannini, Sergio Crivellaro (dialoghi) |
Produttore | Bruno Bozzetto |
Fotografia | Luciano Marzetti, Roberto Scarpa |
Effetti speciali | Luciano Marzetti, Roberto Scarpa |
Musiche | Giampiero Boneschi |
Scenografia | Giovanni Mulazzani |
Art director | Guido Manuli |
Animatori | Giuseppe Laganà, Franco Martelli, Sergio Chesani, Michel Fuzellier (Uncredited) |
Doppiatori originali | |
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«Contemporaneamente parodia, citazione, omaggio e rilettura con squarci surreali del western più classico»,[2] è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane nel pieno dell'esplosione dello spaghetti western, ma di fatto ne è stato un precursore, perché l'idea risale al 1962[3] e la produzione è iniziata nel 1963, prima di quella di Per un pugno di dollari di Sergio Leone, iniziatore ufficiale del sotto-genere, ma si è protratta per due anni a causa delle difficoltà tecniche.
In uno sperduto villaggio del selvaggio West, un ricco proprietario terriero senza scrupoli, il "Cattivissimo", che si serve di due violenti scagnozzi, Ursus e lo Smilzo (Slim), mantiene il potere con la paura e vuole impadronirsi con le buone o le cattive dell'ultimo terreno fertile, di proprietà della giovane Clementina, che vive nel suo piccolo ranch con la sola compagnia dei suoi animali, tre mucche, una gallina e un cane amante dell'alcol, Socrate.
Quando la sua ennesima proposta di matrimonio viene respinta dalla ragazza, il Cattivissimo decide di scatenare i suoi uomini, ma la situazione cambia per l'arrivo del misterioso Johnny. Clementina si prende cura del cowboy, spossato da un lungo viaggio, ma non riesce a farlo uscire da uno stato di completa apatia. Quando questi si reca al saloon, disarmato, viene malmenato da Ursus e dallo Smilzo, senza reagire e, durante la rissa, perde una pepita d'oro, che attira l'interesse del Cattivissimo.
Fallito ogni tentativo di scoprirne la provenienza direttamente da Johnny, inclusa la tortura con delle formiche del deserto, il Cattivissimo decide di far rapire Clementina. A questo punto il cowboy risorge e, trasformatosi in un pistolero in livrea nera, elimina il Cattivissimo per poi sbaragliare i due in un duello, secondo i dettami del genere western. Epilogo romantico con coda demenziale.
L'idea di cimentarsi con un lungometraggio animato fu suggerita a Bozzetto dall'amico docente universitario Attilio Giovannini,[4] mentre fu di Bozzetto, appassionato di cinema western, l'idea di scegliere proprio questo genere come soggetto del film, sulla base della considerazione che, se Walt Disney aveva attinto per le proprie opere alla fiaba classica, il film western, per la sua struttura archetipica, era una sorta di fiaba moderna.[4]
Fin dal titolo, è esplicitamente dichiarato il miscuglio dei molti western classici che hanno fatto da ispirazione al film, mentre non c'è alcun legame diretto con i fumetti western-comici come Cocco Bill o Lucky Luke.[3] Bozzetto ha detto di aver disegnato il pistolero Johnny avendo in mente il "cavaliere biondo" Shane Alan Ladd protagonista del western classico Il cavaliere della valle solitaria (1953).[5]
Le riprese hanno avuto un carattere fortemente sperimentale, ogni soluzione tecnica ha richiesto una verifica del risultato sulla pellicola sviluppata e costretto a rifare più volte il lavoro per un'unica scena.
Principale responsabile delle animazioni è stato Guido Manuli, che ha realizzato direttamente molte delle sequenze più importanti e ha dato una personalità ai personaggi del film.[4] Per la sequenza del duello fra Johnny e il Cattivissimo, Manuli ha attinto all'esperienza di un'opera precedente dello studio, il cortometraggio I due castelli (1963).
Essenziale per la riuscita del film il lavoro di Giovanni Mulazzani per gli sfondi, senza il quale, a detta dello stesso Bozzetto, il film forse non sarebbe nemmeno iniziato.[4]
Per Bozzetto la musica e gli effetti sonori sono una parte importantissima del film. È la colonna sonora che dà un'anima al film e «lo solleva da terra».[4]
Le musiche inserite nel cartone animato originale del 1965 sono a cura di Giampiero Boneschi.
Nel 2021 le band I Matti delle Giuncaie e Super Trutux hanno rilasciato un EP split video-album dal titolo Soundtrack for West and Soda, che propone una colonna sonora alternativa rispetto a quella del cartone originale.[6]
Per il Dizionario Mereghetti, si tratta del «capolavoro del cinema d'animazione italiano: non somiglia a nulla che si fosse mai visto in precedenza (non solo in Italia), non ebbe alcun epigono e stupisce con i suoi continui spiazzamenti e cambiamenti di registro e di ritmo»,[2] anticipa le trovate di Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974) di Mel Brooks e del cinema demenziale anni settanta-ottanta.
Secondo il Dizionario Morandini, il film spicca per la «ricchezza straripante delle trovate di umorismo grafico [...] A distanza di 40 anni, in tempi di computer graphic, guadagna in spessore comico, originalità del disegno e dinamismo dell'azione.»[7]
Un adattamento a fumetti è apparso sulla storica rivista Il Giorno dei Ragazzi, nota ai più per aver ospitato la nascita di Cocco Bill di Jacovitti.
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