Fobos,[1][2] o Fobo[3] (in greco antico:Φόβος), era una figura della mitologia greca.
Fobos
Mosaico proveniente da Alicarnasso raffigurante Fobos
Nomeorig.
(GRC) Φόβος
Sesso
Maschio
Professione
Personificazione della paura
Mito
Figlio di Ares, dio della guerra, e di Afrodite, dea della bellezza, era la divinizzazione della paura (dal greco antico φοβία, fobia) e fratello di Deimos, il terrore causato dalla guerra.[1][3] Tuttavia queste personificazioni malvagie avevano anche fratelli e sorelle buone, come Armonia, la sposa di Cadmo.
Culto
Il suo tempio maggiore si trovava a Sparta: i Lacedemoni pregavano nel luogo religioso prima di scendere in battaglia.[4]
Secondo Plutarco, in tale santuario trovò rifugio l'efore Agileo, quando nel 227 a.C. sfuggì dai sicari di re Cleomene III.[5]
Plutarco riferisce anche, nella Vita di Alessandro, che Alessandro Magno, alla vigilia della battaglia di Gaugamela contro il re persiano Dario, fece sacrifici a questo dio.
Sugli scudi dei guerrieri erano talvolta raffigurate le "immagini" di Fobos e quelle della Gorgone.[4]
Dediche
Quando, nel 1877, Asaph Hall scoprì le lune di Marte, le chiamò Fobos e Deimos.
Note
Heinrich Wilhelm Stoll, Manuale della religione e mitologia dei Greci e Romani ad uso dei ginnasi di Enrico Guglielmo Stoll, traduzione di Raffaello Fornaciari, F. Paggi, 1866, p.76.
Omero, Libro IV, in L'Iliade. Il poema degli uomini e degli dei, traduzione di Paola Tamburini, Bur, ISBN9788858666111.
Angela Cerinotti, Atlante dei miti dell'antica Grecia e di Roma antica, Giunti Editore, 1998, p.194, ISBN9788844007218.
Carlo Bordoni, Stato di paura, LIT EDIZIONI, ISBN978-88-69-44881-2.
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