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Fortuna è una figura della religione romana, la dea del caso e del destino, festeggiata come Fors Fortuna[1] il 24 giugno dai romani.

(LA)

«...nam si a me regnum Fortuna atque opes
eripere quivit, at virtutem non quiit

(IT)

«...di regno e di ricchezze la Fortuna
poté privarmi, non del mio valore»

(Accio, Telefo, framm. 625)
(LA)

«O diva gratum quae regis Antium»

(IT)

«alla Fortuna o dea, che governi la tua amata Antium»

(Orazio, Carmina, I, 35)
Dupondio di Didio Giuliano raffigurante Fortuna
Dupondio di Didio Giuliano raffigurante Fortuna

Divinità romana


La dea Fortuna presso il Museo Romano-Germanico di Colonia
La dea Fortuna presso il Museo Romano-Germanico di Colonia

Fortuna era una divinità antica, forse precedente alla fondazione di Roma anche se i romani ne attribuivano l'introduzione del culto a Servio Tullio, il re che più, fra tutti, fu favorito dalla Fortuna, alla quale dedicò ben ventisei templi nella capitale, ciascuno con un'epiclesi diversa.

Si racconta anche che ella l'avesse amato, benché egli non fosse che un mortale e avesse l'abitudine di entrare a casa sua attraverso una finestrella.

Una statua del re Servio Tullio si ergeva nel tempio della Dea.

«Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e ben nato, ricevette in frequenti sogni, all'ultimo anche minacciosi, l'ordine di spaccare una roccia in una determinata località. Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero giù delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica. Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri. E dicono che in quel medesimo tempo, là dove ora si trova il tempio della Fortuna, fluì miele da un olivo, e gli aruspici dissero che quelle sorti avrebbero goduto grande fama, e per loro ordine col legno di quell'olivo fu fabbricata un'urna, e lì furono riposte le sorti, le quali oggidì vengono estratte, si dice, per ispirazione della dea Fortuna.»

(Marco Tullio Cicerone, De Divinatione XLI 85-86)

La Fortuna era una dea dal carattere doppio, ma sempre positivo (altrimenti si parlava di Sors, la sorte):

  1. Uno intraprendente, cioè che aiutava a far andare bene le imprese
  2. Uno erotico (per il quale è rimasto il detto essere baciati dalla fortuna)

La dea veniva venerata con diversi attributi:

Il suo corrispettivo nella mitologia greca è la dea Tyche.


La Fortuna nel Medioevo


Nel De consolatione philosophiae, scritto attorno al 524 d.C. mentre attendeva la sua esecuzione, il celebre filosofo e statista Severino Boezio riflette sulla visione teologica del casus, i cui capricciosi e spesso rovinosi mutamenti sono in realtà tanto inevitabili quanto provvidenziali, per cui persino i più inspiegabili e accidentali eventi fanno parte del nascosto piano di Dio, a cui nessuno può resistere o può cercare di opporsi. Secondo questa concezione, gli eventi, le decisioni umane e persino l'influsso degli astri fanno tutti parte della volontà divina.

L'immagine iconografica della ruota della fortuna, che accompagna l'immaginario medioevale ma non solo, è una diretta eredità attinta dal secondo libro dell'opera di Boezio. La sua immagine appare così ovunque, dalle miniature dei manoscritti alle vetrate delle cattedrali, di cui c'è un bellissimo esempio nella cattedrale di Amiens, e persino nel gioco dei Tarocchi.


La Fortuna nel Rinascimento


Paolo Farinati, Mercurio afferra la Fortuna per il lungo ciuffo, 1590 circa, affresco, Villa Nichesola-Conforti, Ponton di Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona).
Paolo Farinati, Mercurio afferra la Fortuna per il lungo ciuffo, 1590 circa, affresco, Villa Nichesola-Conforti, Ponton di Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona).

Dalla fine del Quattrocento in avanti l'iconografia della Fortuna si presenta con una quantità straordinaria di varianti, con le quali incisori e pittori volevano sottolineare i più diversi comportamenti della dea. Lo studioso Giordano Berti ha individuato le seguenti tipologie:


Curiosità



Note


  1. Varrone, De lingua latina, VI, 3, 6

Bibliografia



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На других языках


- [it] Fortuna (divinità)

[ru] Фортуна

Форту́на (лат. Fortuna) — древнеримская богиня удачи. Отождествлялась с древнегреческой Тюхе[1][2].



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