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Iapige, figlio di Iaso e fratello di Palinuro, è, come questi, uno dei personaggi presenti nell'Eneide, dove compare nel XII libro.

Iapige
Enea curato da Iapige in un dipinto di Pompei, MANN
SagaCiclo Troiano

La leggenda


Secondo la leggenda, Iapige chiese al dio Apollo di essere iniziato ai segreti della medicina per salvare il padre morente.[1] Il dio, colto da indomabile amore per il giovane, gli chiese di concedersi a lui, ma il troiano rispose che preferiva ricevere le sue arti.[2]

È possibile che il trasporto passionale del dio verso Iapige sia una metafora per alludere all'amore per il sapere e il potere magico-salvifico delle erbe, che la dimensione apollinea rappresenta.[3]

L'episodio è riferito da Virgilio quando Iapige, medico dei troiani nella guerra contro Turno e gli italici, si accinge a curare Enea che era stato ferito a una gamba:

«[Enea] freme e s'ingegna di strappar la punta
del rotto strale e la più pronta chiede
via di rimedio: squarcino la piaga,
scoprano i ripostigli de la freccia
profondamente, e il rendano a la guerra.
Già l'assisteva il prediletto a Febo
Iàpige ïàside, cui volle
spontaneo un dí per molto amore Apollo
donar suoi privilegi, il vaticinio
e la cetra e le celeri saette:
esso, per differir l'ora del padre
agonizzante, preferí sapere
de l'erbe la virtú, l'arte salubre,
e senza gloria usar muta scïenza.
Stava, poggiato a la grande asta, tutto
fremente Enea tra il premere de' prodi
e del piangente Giulo, invitto al pianto.[4]»

(Eneide, libro XII, vv. 387-400)

Venere poi infiltra un succo magico e medicamentoso nell'acqua che egli sta versando sulla ferita. Enea guarisce miracolosamente e saluta il figlio Ascanio invitandolo a prendere esempio dal suo travaglio: «Disce, puer, virtutem ex me verumque laborem, fortunam ex aliis» (XII, 435-436).

Il nome dell'eroe evoca quello di antichi abitatori della Puglia, gli Iapigi, di cui una leggenda (parallela a quella di Enea) vuole sia il capostipite.[5]


Note


  1. Antonio Spinosa, La grande storia dell'Eneide, alla voce «Iapige», pag. 238, Mondadori, 2010.
  2. Iapige, su ilcrepuscolo.altervista.org.
  3. Rosa Maria Lucifora, Iapige, o il medico senza gloria (PDF), in Commentaria Classica, n. 3, 2016, pp. 38-50.
  4. Eneide, XII, traduzione di Giuseppe Albini.
  5. Benedetta Rossignoli, L'Adriatico greco: culti e miti minori, pag. 188, L'Erma di Bretschneider, 2004.

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[fr] Iapyx fils d'Iasos

Dans la mythologie grecque, Iapyx (en grec ancien Ἰάπυξ / Iápux) est le fils d'Iasos[1]. Il fut l'objet des amours d'Apollon dans sa première jeunesse. Ce dieu lui offrit tous ses dons, son arc, ses flèches, sa lyre et sa science augurale. Mais dans le désir de prolonger les jours de son père infirme, Iapyx aima mieux qu'Apollon lui dévoilât les vertus salutaires des plantes et qu'il lui apprît à guérir les hommes, art qu'il préféra à des arts plus brillants.
- [it] Iapige



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