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Piramo e Tisbe (Πύραμος, Pyrămos; Θίσβη, Thisbe) sono due personaggi della mitologia greca, le cui vicende, già narrate da ignota fonte ellenistica[1], furono rese celebri da Ovidio nelle Metamorfosi (IV liber, vv 55-166), il quale le ambientò nell'antica città mesopotamica di Babilonia, sebbene più anticamente li si tendesse a collocare nella regione anatolica della Cilicia o, in alternativa, nell'isola di Cipro[2].

Morte di Piramo e Tisbe di Gregorio Pagani (Galleria degli Uffizi, Firenze).
Morte di Piramo e Tisbe di Gregorio Pagani (Galleria degli Uffizi, Firenze).

Mito


Piramo e Tisbe di Pierre Gautherot (1769-1825).
Piramo e Tisbe di Pierre Gautherot (1769-1825).

Secondo la leggenda nella versione ovidiana, l'amore dei due giovani era contrastato dai parenti, e i due, che erano vicini di casa, erano costretti a parlarsi attraverso una crepa nel muro che separava le loro abitazioni. Questa difficile situazione li indusse a programmare la loro fuga d'amore. Nel luogo dell'appuntamento, che era vicino ad un gelso, Tisbe, arrivata per prima, incontra una leonessa dalla quale si mette in salvo perdendo un velo che viene stracciato e macchiato di sangue dalla belva stessa. Piramo trova il velo macchiato dell'amata e, credendola morta, si suicida lanciandosi su una spada. Sopraggiunge Tisbe che lo trova in fin di vita e, mentre tenta di rianimarlo, gli sussurra il proprio nome. Piramo riapre gli occhi e riesce a guardarla prima di morire. Per il grande dolore, anche Tisbe si lancia sulla spada dell'amato sotto il gelso. Tanta è la pietà degli dei nell'ascoltare le preghiere di Tisbe che trasformano i frutti del gelso, intriso del sangue dei due amanti, in color vermiglio.

Altri autori della Tarda Antichità (Nonno di Panopoli o la novella cristiana Recognitiones) raccontano una versione sensibilmente diversa da quella di Ovidio. La scena si svolge in Cilicia, dove Tisbe - per timore dei genitori - si suicida quando scopre di essere incinta di Piramo, che si suicida a sua volta. Piramo si trasforma in fiume, mentre Tisbe in una fonte. Di fatto, in Cilicia c'è un fiume che si chiama Pyrămus (Ceyhan), cosa che potrebbe indicare che questa versione corrisponde a una ancora più antica di quella raccontata da Ovidio.

Alla memoria di questo importante fiume è legato anche un oracolo riferito da Strabone (Geografia, 1,3,7.52; 12,2,4.536):

«Verrà tempo che il Piramo,

dalla rapida e vasta corrente,

spingendo sempre più innanzi la spiaggia,

perverrà alla sacra Cipro.»


Il mito nel Medioevo


Tisbe accostata al muro, di John William Waterhouse, 1909.
Tisbe accostata al muro, di John William Waterhouse, 1909.

Durante il Trecento, gli autori Giovanni Boccaccio e Geoffrey Chaucer ripresero il mito di Piramo e Tisbe per alcuni dei loro racconti. Nel Decameron di Boccaccio la quinta novella della settima giornata è assai simile al racconto dei due sfortunati amanti. Infatti due innamorati sono costretti a comunicare per non farsi scoprire dal marito di lei, attraverso una fessura nel muro. Tuttavia la storia finirà diversamente dal mito originale. Nei Racconti di Canterbury Chaucer nella sezione di Amori infelici elabora una novella dai toni drammatici simili a quelli di Piramo e Tisbe. Un vecchio non sopporta che la figlia s'incontri con il suo innamorato e la obbliga a concentrarsi su un partito migliore. Dato che la ragazza resiste, il vecchio fa uccidere la ragazza in un accesso di follia, di seguito il ragazzo amante si toglierà la vita per la disperazione.


Romeo e Giulietta


La trama di Romeo e Giulietta, la celebre tragedia di William Shakespeare, è quasi del tutto identica al mito di Piramo e Tisbe. Infatti lo scrittore teatrale elisabettiano trasse il suo spettacolo dal poema Romeus and Juliet di Arthur Brooke che a sua volta derivava dalla novella su Romeo e Giulietta di Luigi Da Porto, punto di arrivo di una lunga schiera di racconti di amanti suicidi che ha la sua prima traccia in Piramo e Tisbe. Come i due amanti, Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti non possono passare momenti sereni a causa dell'odio tra le due famiglie, e tristi e sfavorevoli situazioni (in questo caso l'arrivo in ritardo di una lettera importante) faranno sì che gli amanti si uccidano per restare per sempre uniti.


Sogno di una notte di mezza estate


Xilografia tratta dal libro De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio tradotto in tedesco da Heinrich Steinhöwel nel 1473
Xilografia tratta dal libro "De mulieribus claris" di Giovanni Boccaccio tradotto in tedesco da Heinrich Steinhöwel nel 1473

Sempre nell'opera di Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate si fa riferimento alla storia di Piramo e Tisbe. Questa volta la scena si sposta nell'Antica Grecia alla corte dell'eroe mitologico Teseo e della regina delle Amazzoni Ippolita che annunciano proprio all'inizio della commedia le loro nozze. Un gruppo di artigiani ateniesi ha quindi l'idea di allestire una rappresentazione teatrale classica in occasione dell'evento. Viene dunque messa in scena, sia pure con toni comici, la vicenda di Piramo e Tisbe.


Poemi e opere letterarie


Piramo e Tisbe di Abraham Hondius (1631-1691).
Piramo e Tisbe di Abraham Hondius (1631-1691).

La storia di Piramo e Tisbe, oltre a Romeo e Giulietta e ad alcune novelle di Boccaccio e Chaucer, ha ispirato diverse opere:



Opere teatrali



Opere liriche


Tiro a segno dipinto con scena greca in abiti di corte del secolo 17.
Tiro a segno dipinto con scena greca in abiti di corte del secolo 17.
Stampa di Lucas van Leyden.
Stampa di Lucas van Leyden.
Timpano in pietra proveniente dall'abbazia di Saint-Géry au Mont des boeufs a Combrai.
Timpano in pietra proveniente dall'abbazia di Saint-Géry au Mont des boeufs a Combrai.

Arie, cantate e brani musicali



Citazioni



Note


  1. Magnani Isabella, "Una duos nox perdet amantes". Piramo e Tisbe da Ovidio a Shakespeare (PDF), su filitesi.it, 6 aprile 2012, 4, 22, 30, 17 e 53. URL consultato il 4 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2013).
  2. P. Grimal, Dizionario di mitologia greca e romana, Brescia, Paideia Editrice, 1987, p. 548.99.

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