San Nicola di Bari, noto anche come san Nicola di Myra, san Nicolao, san Nicolò (o san Niccolò) (Άγιος Νικόλαος in greco; Patara di Licia, 15 marzo 270 – Myra, 6 dicembre 343), è stato un vescovo greco di Myra, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane.
San Nicola di Bari | |
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Vescovo di Myra e difensore dell'ortodossia | |
Nascita | Pàtara, 15 marzo 270 |
Morte | Myra, 6 dicembre 343 |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Beatificazione | popolare |
Canonizzazione | popolare |
Santuario principale | Basilica nicolaiana |
Ricorrenza | 6 dicembre e localmente anche il 7, l'8, il 9, e il 10 maggio, l'8 e il 9 ottobre |
Attributi | bastone pastorale, mitria, barba, tre sfere d'oro in mano, barile da cui sbucano tre bambini |
Patrono di | Bari, Puglia, Rutigliano, Mira, Uggiano Montefusco, Vazzano, Camini, Lattarico, Salemi, San Nicola la Strada, Rivello, Lagonegro, Aradeo, Arcidosso, Coperchia, San Nicola da Crissa, Cammarata, Camposanto, Capizzi, Carisolo, Comerconi, Contessa Entellina, Chiusa Sclafani, Guardiaregia, Grecia, Russia, Berlino, Cividate al Piano, Gallo, Gesualdo,Licignano di Napoli, Isnello, Irgoli, Ispani, Ortueri, Forino, Teora, Lecco, Mentana, Trecastagni, Merano, Mesoraca, Nicosia, Bonea, Pollutri, Pesco Sannita, Montesarchio, Palazzo Adriano, Mezzojuso, Picerno, Pietra Ligure, Bajardo, Pregiato (frazione di Cava de' Tirreni), Ribera, Sassari, Savignano Irpino, Sirolo, Sacile, Maglie, Rivisondoli, Roccagiovine, Sannicola, Fragneto Monforte, Sestri Levante, Zola Predosa, Ganzirri, Cardinale, Chizzola, Alessio, Lungro, marinai, bambine e in generale di chiunque si trovi in circostanze sfavorevoli; vedi elenco nel testo. |
Manuale |
Viene considerato un santo miroblita.[1]
La sua figura ha dato origine alla tradizione di San Nicolò, che passa nella notte tra il 5 e il 6 dicembre portando doni ai bambini.
Le sue reliquie sono conservate, secondo la tradizione, a Bari e Venezia.
Nacque a Pàtara, una città greca della Licia. Non si hanno dati sulla sua infanzia. Quelli che si leggono spesso nelle sue vite, come il nome dei genitori Epifanio e Nonna, oppure il suo tenersi in piedi in preghiera da neonato, si riferiscono alla Vita di un monaco Nicola vissuto tra il 500 e il 564 nella stessa regione e che fu vescovo di Pinara.
In seguito lasciò la sua città natale e si trasferì a Myra (oggi Demre), una città situata in Licia, una provincia dell'Impero bizantino, che si trova nell'attuale Turchia; lì venne ordinato sacerdote. Alla morte del vescovo metropolita di Myra, venne acclamato dal popolo come nuovo vescovo. Imprigionato ed esiliato nel 305 durante la persecuzione di Diocleziano, fu poi liberato da Costantino nel 313 e riprese l'attività apostolica.
Non è certo che sia stato uno dei 318 partecipanti al Concilio di Nicea del 325: secondo la tradizione, comunque, durante il concilio avrebbe condannato duramente l'Arianesimo, difendendo l'ortodossia, e in un momento d'impeto avrebbe preso a schiaffi Ario. Gli scritti di Andrea di Creta e di Giovanni Damasceno confermerebbero la sua fede radicata nei principi dell'ortodossia cattolica. Ottenne dei rifornimenti durante una carestia a Myra e la riduzione delle imposte dall'Imperatore.
Morì a Myra il 6 dicembre del 343.
Dopo la morte di San Nicola, le reliquie rimasero fino al 1087 nella Cattedrale di Myra.
Poi, quando Myra venne assediata dai musulmani, le città di Venezia e Bari entrarono in competizione per impossessarsi delle reliquie del Santo e portarle in Occidente. Sessantadue marinai di Bari organizzarono una spedizione marittima, riuscirono a sottrarre le ossa di San Nicola, arrivando con queste nella loro città il 9 maggio del 1087. Qui furono affidate temporaneamente a un monastero benedettino e successivamente trasferite nella cripta di una nuova chiesa dedicata al santo, la Basilica di San Nicola, che in quel momento (1º ottobre 1089) non era ancora ultimata; fu il papa Urbano II in persona a presiedere la solenne cerimonia.[2] Da quel momento san Nicola fu conosciuto anche come san Nicola di Bari.
In realtà, i marinai baresi avevano tralasciato, volutamente o per errore, le ossa più piccole, che furono prese in una successiva spedizione da marinai veneziani e sono oggi custodite nella chiesa di san Nicolò al Lido.
Il culto si diffuse dapprima in Asia Minore (nel VI secolo a Costantinopoli gli furono dedicate 25 chiese), con pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell'abitato di Myra. Numerosi scritti in greco e in latino ne fecero progressivamente diffondere la venerazione verso il mondo bizantino-slavo e in Occidente, a partire da Roma e dal Meridione d'Italia, allora soggetto a Bisanzio.
San Nicola è così diventato già nel Medioevo uno dei santi più popolari del cristianesimo e protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di poveri e defraudati.
Si narra che Nicola, venuto a conoscenza di un ricco uomo decaduto che voleva avviare le sue tre figlie alla prostituzione perché non poteva farle maritare decorosamente, abbia preso una buona quantità di denaro, lo abbia avvolto in un panno e, di notte, l'abbia gettato nella casa dell'uomo in tre notti consecutive, in modo che le tre figlie avessero la dote per il matrimonio.
Un'altra leggenda narra che Nicola, già vescovo, resuscitò tre bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne.
Per questi episodi san Nicola è ritenuto un santo benefattore e protettore, specialmente dei bambini.
La Chiesa cattolica lo ricorda il 6 dicembre come memoria facoltativa nel calendario romano generale. Localmente il santo è ricordato anche l'8 maggio.
In Italia il culto di san Nicola è radicato nelle regioni meridionali e in quelle settentrionali. Per questo motivo, anche se nella Chiesa cattolica la sua memoria liturgica è facoltativa, in Italia è stata resa obbligatoria a partire dal 2017.[3]
Il culto del santo nel Mezzogiorno: a Bari, oltre che il 6 dicembre[4], il santo è festeggiato dal 7 al 9 maggio, nella ricorrenza della traslazione delle ossa da Myra, quando un lungo corteo storico ripercorre gli eventi del 1087 e la statua del santo è condotta in processione su una barca e poi lasciata in piazza per il culto pubblico. In questa occasione, la città è raggiunta da numerosi pellegrini, provenienti tanto dalle altre regioni italiane (Abruzzo e Calabria, soprattutto) quanto dalla Russia e dagli altri Paesi ortodossi.
Ad Albaneto di Leonessa (RI) vi è nel giorno della festa di San Nicola (6 dicembre) la distribuzione del pane benedetto.
A Cansano (AQ) san Nicola si festeggia due volte l'anno, il 26 giugno e il 6 dicembre, e, anche qui, per l'occasione, si distribuisce il cosiddetto "pane".
A Capitignano (AQ), la festività religiosa si mescola al culto pagano dei morti. Il 6 dicembre decine di bambini bussano alle porte delle abitazioni per chiedere "il pane di San Nicola", nel dialetto locale "le cacchiette de Santu Nicola", pronunciando la frase "Sia benedetta l'anima dei morti". La famiglia che ha spalancato loro la porta della propria casa, risponde con l'espressione "Dio lo faccia", mettendosi in tal modo in contatto sovrannaturale con i propri defunti.
A Cardinale (CZ) si festeggia il 6 dicembre e l'ultima domenica di maggio. È dedicata a San Nicola la Chiesa Matrice.
Ad Anoia Inf. (RC) si festeggia il 6 dicembre, e patrono della Cittadina la statua scolpita in legno nel 1802 dallo scultore Fortunato Morani n. 1773.
A Castelpoto (Bn), si conserva un'imponente scultura lignea policromata di san Nicola datata 1687: è costruita con legno di pero e fu benedetta dal cardinale Orsini, futuro papa Benedetto XIII, all'epoca arcivescovo di Benevento. Il simulacro è molto pesante, non viene mai portato in processione se non per qualche ricorrenza speciale, e proviene dall'antica chiesa del paese distrutta col terremoto del 1688. Nel 1992 il simulacro di san Nicola fu restaurato e ne riemersero gli antichi colori originali che tuttora si possono ammirare. La devozione a san Nicola a Castelpoto è attestata intorno alla fine del X secolo. Infatti, il culto del santo nel Sannio era già diffuso prima della traslazione delle sue reliquie a Bari. Per questo la chiesa madre di Castelpoto porta ancora il nome di san Nicola da Myra. Papa Innocenzo XII nel 1698 e poi papa Clemente XI nel 1717 diedero l'indulgenza plenaria ai fedeli che visitano la chiesa di Castelpoto nel giorno di san Nicola. Nel 1837, Castelpoto fu liberato dal colera per intercessione di san Nicola e papa Gregorio XVI ne rinnovò l'indulgenza nel 1839. Nel 2017 la basilica di Bari ha donato a Castelpoto la reliquia di una piccola porzione della manna di san Nicola come riconoscenza per l'antico culto verso il santo patrono. Al termine della messa solenne, si benedicono i bambini e vengono distribuite le pagnotte di san Nicola.
A Forino (AV), la statua di San Nicola è custodita nella chiesa della frazione Castello. Ogni anno l'ultimo giovedì di luglio (o il primo giovedì di agosto quando l'ultimo giovedì di luglio coincide con la festa di Sant'Anna della frazione Celzi) la statua viene portata nella chiesa dedicata a Santo Stefano a Forino. Il santo viene accolto in paese con falò che lo accompagnano lungo il percorso. Due domeniche dopo viene fatta la processione per le vie del paese per poi ritornare a Castello l'ultima domenica del settembre. Il 6 dicembre da Castello, come da tradizione, una carrozza trainata da un cavallo porta Babbo Natale per le vie del paese a distribuire caramelle ai bambini.
A Gallo di Comiziano (NA) la festa del 6 dicembre è preceduta dai falò, attorno ai quali si balla e s'intonano canti della tradizione.
Anche a Gesualdo (AV) san Nicola viene festeggiato il 6 dicembre, con la recita dell'atto di affidamento della cittadina al santo.
A Lettomanoppello (PE) i festeggiamenti sono ad ottobre, in ricordo del salvataggio del paese dalle incursioni saracene quando gli abitanti, che imploravano la protezione del santo circondandone la statua esposta al culto sul sagrato della chiesa, apparvero agli invasori come un numeroso esercito e li misero così in fuga.
A Maglie (LE) è venerato come patrono dall'8 al 10 maggio. Il 9 maggio la statua del Santo viene prima esposta nella Chiesa Madre e poi portata in processione per le strade della città. Famose in tutta Italia (e recentemente anche in altri paesi, grazie ai flussi turistici del Salento) le caratteristiche luminarie che vengono erette in suo onore, gli spettacoli pirotecnici e le sfilate bandistiche. Numerosi, inoltre, sono gli eventi e gli spettacoli organizzati in occasione dei festeggiamenti del Santo patrono.
A Molfetta (BA), la vigilia del 6 dicembre, si svolge "la Festa di San Nicola che viene dal mare". Una folla di bambini festanti accoglie il Santo di Myra, che approda al porto a bordo di una motovedetta e prosegue in corteo tra le vie cittadine. Inoltre la mattina del 6 dicembre, i bambini riceveranno i doni e dolciumi lasciati da San Nicola durante la notte, oppure cenere e carbone per i bambini che non sono stati meritevoli.
San Nicola di Myra è venerato come patrono anche nell'eparchia di Lungro, di rito bizantino: nel paese di Lungro i tre giorni antecedenti il 6 dicembre sono contraddistinti dall'accensione dei falò, dalla distribuzione del pane benedetto e dalla processione della statua del santo. La tradizionale distribuzione del pane è presente anche a Cerzeto (CS), dove la festa patronale è il 9 maggio, ricorrenza della traslazione, mentre il 6 dicembre si tiene una fiera. La tradizione di Cardinale (CZ) vuole che durante lo spostamento di una statua del santo, i buoi che ne trainavano il carro furono impediti dal proseguire oltre: l'evento fu interpretato come la predilezione di san Nicola per quel paese.[5]
A Stefanaconi viene venerato nella chiesa matrice eretta in suo onore dopo il terremoto del 1905: egli infatti è il patrono del paese, la statua viene portata in processione il 6 dicembre nei giorni prima la festa è preceduta dalla novena.
A Tortoreto (TE) si festeggia il 6 dicembre con diverse iniziative inoltre e a lui dedicatala la chiesa del Borgo antico.
A Vastogirardi (IS) i festeggiamenti vengono celebrati il 6 dicembre e il 3 luglio, il giorno dopo la rappresentazione Il volo dell'angelo.
A Vico del Gargano (FG), nella chiesa di San Nicola situata nel centro storico, viene venerato il 6 dicembre. Si celebrano Sante messe sin da mattino e nel tardo pomeriggio durante la celebrazione solenne i novizi confratelli dell'Arciconfratenita del Santissimo Sacramento, che risiede nella chiesa, fanno la loro professione di fede giurando di seguire lo Statuto della confraternita sotto la protezione di San Nicola e della Madonna del Buon Consiglio. Dopo la Santa Messa nella piazza antistante la chiesa si svolge la "Sagra d’autunno", si accende un grande fuoco su cui si arrostiscono castagne e intorno al quale si riuniscono i componenti della confraternita e tutti i fedeli per intonare i canti natalizi tradizionali. Comincia così il periodo natalizio a Vico del Gargano.
A Messina è il patrono del borgo marinaro di Ganzirri, a cui è dedicata la chiesa locale. La devozione deriva dai miracoli compiuti dal santo durante le invocazioni dei marinai in difficoltà in mare. I festeggiamenti durano diversi giorni e comprendono sia attività di preghiera che attività ludiche ricreative. Degna di nota è la processione del santo che viene effettuata su una imbarcazione nelle acque del lago grande.
La tradizione di San Nicola che porta regali ai bambini in Italia è festeggiata anche a Trento,Terlizzi, Molfetta, Trieste e Bolzano, in Venezia Giulia e in Alto Adige,in Trentino, nel Bellunese, nella Sinistra Piave, sotto il nome di San Nicolò.
In alcune di queste località, specie quelle vicino alle Alpi, è diffusa la tradizione tedesca del Krampus: un diavolo che esce dai boschi ai primi di dicembre. Secondo una tradizione, il Krampus si lascia "addomesticare" da San Nicolò, mentre in altre il Krampus accompagna il santo nelle sue visite ai bambini e minaccia di metterli nel sacco e portarli via se non si comportano bene.
San Nicola è anche considerato santo patrono della Lorena, della città di Amsterdam e della Russia[6] (in Siberia, tra le tribù dei Nenci convertite al cristianesimo l'antico Dio dei padri è stato sostituito dalla figura di San Nicola, da loro chiamato Mikkulai, oggetto di profonda venerazione).
Nelle località dell'Arco Alpino (Svizzera, Austria, Alto Adige, Trentino, Slovenia) San Nicolò è solitamente accompagnato da un personaggio chiamato Krampus (Knecht Ruprecht nelle località più settentrionali) una sorta di diavolo a cui si attribuisce il ruolo di punitore di bambini. San Nicola è molto popolare anche in altri paesi Europei (Paesi Bassi, Francia, Belgio, Austria, Svizzera, Germania, Estonia, Repubblica Ceca e Slovacchia).
Nei Paesi Bassi, in Belgio e in Lussemburgo, Sinterklaas (Kleeschen in lussemburghese) viene festeggiato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, data in cui distribuisce i doni.
Il culto di san Nicola fu portato a Nuova Amsterdam (New York) dai coloni olandesi (è infatti il protettore della città di Amsterdam), sotto il nome di Sinterklaas, dando successivamente origine al mito nordamericano di Santa Claus, che in Italia è quindi diventato Babbo Natale.
Sinterklaas appare come personaggio in numerose storie a fumetti Disney di produzione olandese.[7]
Il santo oggi è patrono di marinai, pescatori, farmacisti, profumieri, bottai, arcieri, bambini, ragazze da marito, scolari, avvocati, prostitute, nonché dei prigionieri e delle vittime di errori giudiziari.
È patrono inoltre dei mercanti e commercianti[8] ed alcuni gli attribuiscono anche il patronato sui ministranti[9].
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San Nicola è patrono di numerose località in Europa, tra le quali:
San Nicola probabilmente è il santo che vanta il maggior numero di patronati in Italia; è il protettore di numerose località italiane, tra le quali i seguenti 274 comuni:
Licignano-(Casalnuovo di Napoli)
Le reliquie di San Nicola si trovavano originariamente a Myra, nella cattedrale della città. Furono trasportate a Bari e a Venezia nell'undicesimo secolo, a seguito di due distinte trafugazioni. La città era infatti caduta in mano musulmana e da questo scaturì la volontà di portarle "in salvo".
L'ultima ricognizione canonica delle spoglie risale al 5 maggio 1953.[10]
La prima traslazione fu eseguita da 66 marinai baresi, tra i quali i sacerdoti Lupo e Grimoldo, partita con tre navi di proprietà degli armatori Dottula, che raggiunse Myra recuperando le reliquie di Nicola, che giunsero a Bari il 9 maggio 1087.
Secondo la leggenda, le reliquie furono depositate là dove i buoi che trainavano il carico dalla barca si fermarono.[11] Alcune colonne del tempio, poi, seguirono la nave dei marinai baresi fino a Bari. Si trattava in realtà della chiesa dei benedettini (oggi chiesa di San Michele Arcangelo) sotto la custodia dell'abate Elia, che in seguito sarebbe diventato vescovo di Bari. L'abate promosse tuttavia l'edificazione di una nuova chiesa dedicata al santo, che fu consacrata due anni dopo da Papa Urbano II in occasione della definitiva collocazione delle reliquie sotto l'altare della cripta. Da allora san Nicola divenne compatrono di Bari assieme a San Sabino e le date del 6 dicembre (giorno della morte del santo) e 8 maggio (giorno dell'arrivo delle reliquie) furono dichiarate festive per la città. Il santo era anche presente, fino al XIX secolo, sullo stemma della città tramite un cimiero.
Un'accurata cronaca dell'epoca, basata su testimonianze oculari (la "Translatio sancti Nicolai") afferma che una seconda traslazione delle reliquie fu effettuata pochi anni dopo quella barese. I veneziani nel 1099-1100, durante la prima crociata, approdarono infatti a Myra dove fu loro indicato il sepolcro vuoto dal quale i baresi avrebbero prelevato le ossa. Tuttavia qualcuno rammentò di aver visto celebrare le cerimonie più importanti, non sull'altare maggiore, ma in un ambiente secondario. Fu in tale ambiente che i veneziani rinvennero una gran quantità di minuti frammenti ossei, che vennero trasportati nell'abbazia di San Nicolò del Lido.[12][13]
San Nicolò venne quindi proclamato protettore della flotta della Serenissima e la chiesa divenne un importante luogo di culto. San Nicolò era infatti venerato come protettore dei marinai: non a caso la chiesa era collocata sul Porto del Lido, dove finiva la laguna e cominciava il mare aperto. A San Nicolò del Lido terminava l'annuale rito dello sposalizio del Mare.
A seguito di due ricognizioni effettuate nel 1954 a Bari e nel 1992 a Venezia, il prof. Luigi Martino, docente di anatomia umana e normale all'Università di Bari, ha sostenuto che le reliquie sono divise fra le due città: Bari possiederebbe i frammenti ossei di maggiori dimensioni, mentre Venezia i frammenti più minuti (circa la metà dello scheletro), e che questi ultimi sono "complementari con le ossa conservate a Bari".[14][13][15][16][17][18] È stato ipotizzato che i baresi, nella fretta di asportare le reliquie, si siano impossessati solo dei frammenti ossei più grandi, lasciando sul posto quelli più minuti. Sono questi ultimi che oggigiorno si troverebbero a Venezia.
Nella cittadina garganica, in provincia di Foggia, nella chiesa di San Nicola di Myra, sede dell'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di Vico del Gargano, è conservata una teca con la Manna di San Nicola, l’acqua che si forma nella tomba del Santo e che si formava già nella Basilica di Mira. Questa reliquia è attestata nella chiesetta da tempi antichissimi e nel 1675, durante la Santa Visita del Cardinale Vincenzo Maria Orsini (Papa Benedetto XIII), la chiesa di San Nicola aveva un unico altare non consacrato, un’immagine del Santo «Iconem pulvere deturpatam» e una teca contenente la Manna di San Nicola.
Nel gennaio 2003 la Chiesa cattolica di Rimini, d'intesa con il Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, faceva dono di un frammento dell'òmero sinistro di San Nicola alla Diocesi Greco-Ortodossa di Dimitriade (la greca Volos), che ne aveva inoltrato richiesta.[19]
Secondo la tradizione, l'òmero di San Nicola giunse a Rimini in modo piuttosto rocambolesco nella seconda metà del XII secolo. Protagonista della vicenda sarebbe stato un vescovo tedesco, che aveva trafugato la reliquia a Bari. Nel 1177, papa Alessandro III si fermò a Rimini provenendo da Venezia; il pontefice volle sottoporre la reliquia alla prova del fuoco per accertarsi della sua originalità: "le fiamme non la bruciarono, anzi, emanarono un profumo intenso". San Nicola fu proclamato co-patrono di Rimini nel 1633.
Il primo indizio sull'autenticità della tradizione è l'assenza, fra le reliquie baresi, proprio dell'òmero sinistro. La prova definitiva che si tratta della parte mancante a quanto dello scheletro è venerato Bari, è giunta dalla ricognizione anatomica e studio antropometrico (di Luigi Martino) e dalla ricognizione antropologica (di Fiorenzo Facchini), effettuate in occasione della donazione del 2003.
La reliquia riminese è custodita nella nuova Chiesa di San Nicolò al Porto (inaugurata nel 1955), all'interno della Sala Celestina dai Padri Celestini, cui appartenne l'edificio dal XIV al XVIII secolo. La chiesa medievale fu praticamente rasa al suolo durante la Seconda guerra mondiale; sopravvissero solo il campanile e la Sala Celestina; in entrambi, ma soprattutto nella seconda, sono visibili affreschi della scuola riminese del Trecento.
Dopo l'arrivo in Lorena nel 1087 di una reliquia del santo, la mano destra alzata in segno di benedizione (falange della mano destra), riportata da Bari dal signore Aubert di Varangéville, il villaggio di Port, un possesso del signor di Varangéville, diventa Saint-Nicolas-de-Port e dispone a partire dal 1093 di una prima chiesa dedicata al santo patrono della Lorena, San Nicola dei Lorenesi.
«Intorno al 1230, il cavaliere di Lorena Cunon de Réchicourt, al seguito dell'imperatore Federico II di Svevia, è fatto prigioniero durante la sesta crociata. Avrebbe pregato il 5 dicembre 1240 San Nicola prima di addormentarsi nella sua cella. La mattina, si sarebbe svegliato ancora attaccato, sui gradini della chiesa di Saint-Nicolas-de-Port, le catene gli caddero da sé durante l'ufficio che ha poi seguito.»
Da allora, ogni anno il sabato prima della festa di San Nicola, si celebra una processione in memoria del famoso "miracolo".
Nel 1429, prima di lasciare il suo paese per salvare la Francia, Giovanna d'Arco andò a visitare la tomba del santo a Saint-Nicolas-de-Port.
Alla fine del XV secolo per ringraziare san Nicola per avere salvato il Ducato di Lorena contro il duca di Borgogna Carlo il Temerario (morto durante la battaglia di Nancy il 5 gennaio 1477), il duca di Lorena Renato II ricostruisce la chiesa della città di Saint-Nicolas-de-Port. Una volta iniziati i lavori, nel 1481 essa diventerà una maestosa basilica di stile gotico fiammeggiante quasi grande come Notre-Dame di Parigi. Nel 1622 il duca Enrico II di Lorena ottiene dal Papa Gregorio XV (153-1623) l'erezione di una chiesa per i suoi sudditi che vivono a Roma. Questa chiesa barocca si trova vicino a Piazza Navona; è naturalmente dedicata al santo patrono della nazione lorenese e si chiama Chiesa di San Nicola dei Lorenesi.
Il suo emblema è il bastone pastorale (simbolo del vescovato) e tre sacchetti di monete (o anche tre palle d'oro) queste in relazione alla leggenda della dote concessa alle tre fanciulle. Nello stemma di Collescipoli (Terni) è rappresentato a cavallo con un fanciullo alle sue spalle. Negli affreschi dell'Abbazia di Novalesa (XI secolo), tra i primi conosciuti in occidente,[20] porta il pastorale e indossa una casula blu e una raffinata stola a motivi geometrici. Tradizionalmente viene quindi rappresentato vestito da vescovo con mitra e pastorale. L'attuale rappresentazione in abito rosso bordato di bianco origina dal poema A Visit from St. Nicholas del 1821 di Clement C. Moore, che lo descrisse come un signore allegro e paffutello, contribuendo alla diffusione della figura mitica, folkloristica, di Babbo Natale.
Nella Chiesa ortodossa russa san Nicola è spesso la terza icona insieme a Cristo e a Maria col Bambino nell'iconostasi delle chiese.
A Pollutri, in provincia di Chieti, abbiamo la possibilità di osservare dal vivo, la più antica e la più veneranda statua lignea di San Nicola del XIII secolo che vanti l'Abruzzo.
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