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Tiresia (in greco antico: Τειρεσίας, Teiresíās) è un indovino della mitologia greca, figlio di Evereo, della stirpe degli Sparti, e della ninfa Cariclo[1]. Tiresia ebbe una figlia, Manto, anche lei indovina.

Tiresia
L'anima di Tiresia appare a Ulisse, opera del pittore svizzero Johann Heinrich Füssli
SessoUomo e poi donna e poi uomo di nuovo
ProfessioneIndovino

Il mito


Tiresia è cieco, e sull'origine di questa sua condizione esistono tre tradizioni riportate dallo Pseudo-Apollodoro:[2]

«Ma la cecità di Tiresia è in realtà la condizione perché egli possa assolvere al suo ruolo di indovino. [...] Le tre ragioni presentate nella Biblioteca, [...], appaiono in realtà connesse da un denominatore comune rappresentato dal codice ottico su cui è costruita la vicenda. [...] la vista entra direttamente in causa configurandosi come una trasgressione di un codice di comportamento enunciato da Callimaco [...] (le leggi di Crono stabiliscono così chi vede un immortale contro la sua volontà, pagherà un grande prezzo per questa vista)[6]»

Nel corso dell'attacco degli Epigoni contro Tebe, Tiresia fuggì dalla città insieme ai tebani; sfiancato si riposò nei pressi della fonte Telfusa dalla quale bevve dell'acqua gelata e morì. In un'altra versione l'indovino, rimasto a Tebe con la figlia Manto, venne fatto prigioniero e mandato a Delfi con la figlia, dove sarebbero stati consacrati al dio Apollo. Tiresia morì per la fatica durante il cammino.

Odisseo consulta l'indovino per eccellenza, Tiresia. Particolare di un krater a calice, a figure rosse, risalente al IV secolo a.C.

Nell'Odissea il suo spettro è consultato da Odisseo affinché gli indichi la strada del ritorno. Benché morto e residente nell'Ade, Tiresia conserva, a differenza degli altri spettri, una propria identità e le proprie capacità mentali (φρήν)

«per chiedere all'anima del tebano Tiresia,
il cieco indovino, di cui sono saldi i precordi:
a lui solo Persefone diede anche da morto,
la facoltà d'esser savio; gli altri sono ombre vaganti»

(Odissea X, 492 e sgg., Traduzione di G. Aurelio Privitera)

La storia di Tiresia è narrata tra gli altri da Ovidio nelle Metamorfosi e da Stazio nella Tebaide.

Dante Alighieri lo cita vicino al suo rivale in divinazione nella guerra di Tebe, Anfiarao, tra gli indovini nella quarta bolgia dell'ottavo cerchio dei fraudolenti nell'Inferno (XX, 40-45). Il poeta fiorentino tuttavia non fa accenno alle sue arti divinatorie ma al solo prodigio del cambio di sesso dovuto all'aver colpito i due serpentelli, azione che rese necessario colpirli di nuovo sette anni dopo. Probabilmente l'intento di Dante è limitato a deprecare le attività dei maghi, i quali talvolta adulterano le cose naturali con il loro intervento. Tiresia è condannato a vagare eternamente con la testa ruotata sulle spalle, che lo obbliga a camminare indietro in contrappasso con il suo potere "preveggente" avuto in vita. Anche sua figlia Manto si trova nello stesso girone.


Letteratura classica


La figura di Tiresia appare in molti miti classici;


Interpretazioni moderne



Note


  1. (EN) Apollodoro, Biblioteca III, 6.7, su theoi.com. URL consultato il 30 aprile 2019.
  2. Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, III, 6, 7.
  3. Ferecide FGrHist 3 F 92, ripreso poi da Callimaco Per il bagno di Pallade 70 e sgg.
  4. “Melampodia”, R. Merkelbach, M. L. West, ‘’Fragmenta Hesiodea’’, Oxford 1967, fr. 275.
  5. Ovidio, Metamorfosi, liber III, 336-7
  6. Paolo Scarpi in Apollodoro, I miti greci, p. 565.
  7. Camilleri-Tiresia in scena a Siracusa - Teatro, in ANSA.it, 4 giugno 2018. URL consultato il 17 luglio 2018.

Bibliografia



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[fr] Tirésias

Dans la mythologie grecque Tirésias (en grec ancien Τειρεσίας / Teiresías) est un devin aveugle[1] de Thèbes. Fils d’Évérès, lui-même fils du Sparte Oudaïos, et de la nymphe Chariclo, Tirésias a trois filles : Manto, Historis et Daphné. Il est, avec Calchas, l'un des deux devins les plus célèbres de la mythologie grecque.
- [it] Tiresia

[ru] Тиресий

Тиресий (др.-греч. Τειρεσίας) — персонаж греческих мифов[2], слепой прорицатель в Фивах. Сын пастуха Евера и нимфы Харикло; отец прорицательницы Манто.



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